L’Istat conferma: 2020 “annus horribilis” per l’economia

L’Istat conferma: 2020 “annus horribilis” per l’economia

I numeri dei Conti economici non hanno bisogno di troppe interpretazioni: Pil in calo dell’8,9%, crollo degli investimenti (-9,2%) e dei consumi (-7,8%), valore aggiunto in picchiata -8,7%). Pressione fiscale comunque in aumento al 42,8%. Fipe: “nella ristorazione trenta miliardi di spesa in meno”.

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22 settembre 2021

Che il 2020 fosse stato un annus horribilis dal punto di vista economico (e non solo, ovviamente) chiunque lo sapeva per esperienza diretta. Ma messi in fila l’uno dopo l’altro, i numeri diffusi dall’Istat nei Conti economici nazionali 2018-2020 fanno comunque impressione. Ne scegliamo pochi, ma significativi (qui il link per consultare i dati completi in pdf).

Ebbene, lo scorso anno il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.653.577 milioni di euro, il che significa una “contrazione di entità eccezionale dell'economia”, con un calo dell’8,9 rispetto all’aumento comunque risicato fatto segnare nel 2019: +0,4%. Crollati gli investimenti fissi lordi (-9,2%), i consumi finali nazionali (-7,8%), l'export (-14%).  In picchiata il valore aggiunto in volume dell'economia nel suo insieme, che ha perso l'8,7%, con un -6,3% nell'agricoltura, un -10,9% nell'industria, un -6,4% nelle costruzioni e un -8,3% nei servizi. Nell’ambito di questi ultimi, l'unico segno più riguarda i servizi di informazione e comunicazione (+1,8%), mentre il calo più forte è quello del comparto che raggruppa commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e di ristorazione (-16,6%).

Contributi alla crescita del Pil, anni 2016-2020. Fonte: Istat

Passiamo alle famiglie, per sottolineare che, sempre nel 2020, il reddito disponibile è sceso del 2,9% in valore e del 2,6% in termini di potere d'acquisto. Ciò ha determinato un calo enorme dei consumi privati (addirittura dell’11%) e una contestuale crescita della propensione al risparmio, arrivata al 15,6% rispetto all’8% del 2019. In tutto ciò la pressione fiscale complessiva nel 2020 è comunque aumentata, visto che ha toccato il 42,8% contro il 42,4% dell'anno precedente. Un fenomeno che l’Istat spiega l'Istat con "la minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,7%)" rispetto a quella del Pil.

 

Fipe: “nella ristorazione trenta miliardi di spesa in meno”

"Nell'anno orribile della pandemia, il 2020, il settore della ristorazione è stato il più colpito. Lo scorso anno gli italiani hanno speso 124 miliardi di euro in meno, un calo sul quale pesa in particolare la performance di alberghi e ristoranti che, insieme, hanno fatto registrare una flessione, a prezzi costanti, di 43,8 miliardi, di cui oltre 30 sono da imputare alla sola ristorazione". Così afferma Fipe-Confcommercio, per la quale "questi numeri dimostrano ancora una volta che le nostre percezioni erano corrette: la ristorazione è rimasta paralizzata per un anno intero e i ristori arrivati non sono stati minimamente sufficienti per riequilibrare le perdite. L'auspicio è che, da questo momento in poi, si decida di puntare con maggior decisione su un settore strategico per l'offerta turistica del nostro Paese, rilanciandolo anche con politiche di sviluppo da sostenere attraverso i fondi del Pnrr".

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