La distribuzione tra intelligenza artificiale, e-commerce e abitudini di consumo
La distribuzione tra intelligenza artificiale, e-commerce e abitudini di consumo
Come internet sta cambiando il contesto competitivo del commercio al dettaglio e quale futuro per i punti vendita tradizionali

Convegno sui principali processi di trasformazione che stanno rivoluzionando il retail oggi e, soprattutto, quali sono gli scenari che consumatori ed imprese devono attendersi ed affrontare nei prossimi anni.
Programma
-
giovedì 12 aprile
- Conferenza stampa
Carlo Sangalli Presidente Confcommercio
- Presentazione Bussola
Il negozio nell'era di internet, 2a edizione
Fabio Fulvio Responsabile Politiche per lo Sviluppo Confcommercio
- Tavola rotonda: "La distribuzione tra intelligenza artificiale, ecommerce e abitudini di consumo"
Modera Cristina Lazzati Direttore GDOweek e MarkUP
Come è cambiato il consumatore
Roberto Ravazzoni Professore Ordinario presso il Dipartimento di Comunicazione ed Economia dell’Università di Modena e Reggio Emilia
Intelligenza Artificiale nel Retail
Fabio Gasparetti Professore Ordinario Università Roma Tre Department of Engineering - Artificial Intelligence Laboratory
Come cambia l’assetto distributivo
Luca Zanderighi Professore Ordinario di Economia e gestione delle imprese presso la Facoltà di Scienze Economiche Politiche e Sociali dell'Università degli studi di Milano
Il primo dato che spicca aprendo il volume Il negozio nell'era di Internet è che sono circa 623mila esercizi gli esercizi di commercio al dettaglio oggi esistenti in Italia (510mila in sede fissa e circa 110mila di commercio ambulante e fuori negozio), 63mila in meno rispetto al 2008, anno d'inizio della crisi.
Se però si volge lo sguardo verso il commercio online, i numeri cambiano di segno e di consistenza. L'e-commerce in Italia vale attualmente poco meno di 24 miliardi di euro contro i circa 3 miliardi del 2005, con crescite medie annue a due cifre negli ultimi 12 anni e di oltre il 50% nei quattro anni scorsi.
Non sorprende allora che il 6% delle vendite avvenga ormai online (il top è la Gran Bretagna con il 19%), con punte del 31% nel turismo. Ma anche nell'abbigliamento, che necessita più di altri di un contatto fisico con la merce, la tendenza è la stessa, mentre nell'alimentare l'online è ancora marginale per difficoltà logistiche. Il maggior numero di acquirenti si trova nella fascia di età tra i 35 e i 44 anni, ma il fenomeno è ormai pervasivo, visto che anche un buon 11% degli over 65 non si priva di fare acquisti con un clic su Internet.
Cosa può fare allora un negozio fisico per restare un punto di riferimento dello shopping? Tre le strade da percorrere contemporaneamente indicate e spiegate in dettaglio nel volume: imparare a misurare la performance, sviluppare una strategia offline, sviluppare una strategia online. Tutte hanno in comune la necessità di non poter prescindere dal personale: servono addetti appassionati e con competenza del prodotto, capaci di coinvolgere i clienti nella personalizzazione, o addirittura co-creazione del prodotto stesso.
Il negozio nell'era di Internet, sintesi per la stampa
Il commercio al dettaglio in Italia
Il servizio distributivo nelle sue varie articolazioni costituisce in Italia una realtà economica di grande rilievo grazie alla sua importante funzione di raccordo tra produzione e consumo, ai molteplici servizi offerti su un territorio molto diversificato dal punto di vista orografico e demografico, al ruolo sociale di presidio e valorizzazione degli spazi urbani, al contributo dato all’economia del paese per la crescita di imprese e occupati.
Nel corso degli anni questo sistema ha registrato nel suo assetto organizzativo un profondo rinnovamento indotto dai nuovi orientamenti e comportamenti di spesa dei consumatori, dall’introduzione di nuove tecnologie, senza dimenticare gli effetti sulle attività delle imprese derivati dall’evoluzione del quadro normativo in materia di commercio.
Attualmente il settore del commercio al dettaglio conta una rete di circa 623mila esercizi, di cui oltre il 90% (escludendo la componente degli esercizi non specializzati) è rappresentato dal “piccolo dettaglio”, ovvero imprese generalmente a gestione familiare la cui principale funzione è quella di offrire un indispensabile servizio di prossimità.
Nel periodo recessivo della nostra economia e negli ultimi anni di ripresa, gli effetti della deludente dinamica dei consumi e di processi riorganizzativi a livello aziendale, hanno prodotto un ridimensionamento generalizzato dei punti vendita, con poche eccezioni, in tutti i settori merceologici con un calo complessivo di circa 63mila esercizi in sede fissa tra il 2008 e il 2017.
Tab. 1 – commercio al dettaglio in Italia
2008 | 2017 | Var. 2008-2017 | |
---|---|---|---|
Esercizi non specializzati* | 62.647 | 49.317 | -13.330 |
Esercizi specializzati | |||
prodotti alimentari e bevande | 79.595 | 78.834 | -761 |
tabacco | 28.814 | 31.972 | 3.158 |
carburante | 22.653 | 17.664 | -4.989 |
apparecchiature informatiche / per telecomunicazioni | 11.424 | 11.214 | -210 |
altri prodotti per uso domestico | 85.761 | 69.755 | -16.006 |
articoli culturali e ricreativi | 49.826 | 40.776 | -9.050 |
altri prodotti in esercizi specializzati (abbigliamento, farmacie) | 232.863 | 211.303 | -21.560 |
Totale commercio al dettaglio in sede fissa | 573.583 | 510.835 | -62.748 |
Commercio ambulante | 98.169 | 93.377 | -4.792 |
Commercio al di fuori dei negozi** | 10.414 | 18.494 | 8.080 |
Totale commercio ambulante e fuori negozi | 108.583 | 111.871 | 3.288 |
Totale commercio al dettaglio | 682.166 | 622.706 | -59.460 |
(*) Comprende minimercati, supermercati, iper, grandi magazzini, grandi superf. specializzate.
(**) Comprende vendita per corrispondenza, domicilio, tv, internet, distributori automatici.
Elaborazione Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat (Archivio Statistico imprese Attive), Si. Camera.
Da segnalare che l'evoluzione dei comportamenti di acquisto dei consumatori ha influito molto anche nella diffusione di altre forme di vendita che operano con modalità non tradizionali, fuori dai negozi e che hanno nella convenienza di prezzo e nella modalità di distribuzione dei prodotti i punti di maggior interesse. Il numero di queste attività non è elevato (circa 19mila imprese), ma è in continua crescita soprattutto in due settori, la distribuzione automatica di prodotti e le vendite attraverso internet.
Il commercio online in Italia
L’e-commerce in Italia vale 24 miliardi di euro, con crescite medie a due cifre ogni anno negli ultimi 12 anni, ed è più che raddoppiato negli ultimi 4 anni.
Tab. 2 – In Italia l’e-commerce esprime numeri importanti (€ mln)
Settori | 2005 | 2017 | Crescita Annua Media | Incidenza su Vendite Retail (2017) |
---|---|---|---|---|
Turismo | € 1.213 | € 9.202 | 18% | 31% |
Informatica e Elettronica | € 310 | € 3.962 | 24% | 22% |
Abbigliamento | € 85 | € 2.502 | 33% | 22% |
Assicurazioni | € 339 | € 1.300 | 12% | 10% |
Libri, Musica, Film | € 85 | € 843 | 21% | 4% |
Arredamento | n.a. | € 905 | n.a. | 5% |
Alimentare | € 56 | € 849 | 25% | 0,5% |
Altro | € 734 | € 4.065 | 15% | 6% |
Totale | € 2.822 | € 23.628 | 19% | 6% |
Fonte: Elaborazione Confcommercio su dati Politecnico di Milano e ISTAT.
In alcuni settori come il turismo (principalmente biglietteria, ma anche soggiorni e vacanze) gli acquisti online hanno raggiunto incidenze significative (il 31% degli acquisti di turismo avviene online), mentre in altri come l’alimentare, per difficoltà logistiche, di mantenimento della catena del freddo e per la grande frammentazione a livello di produzione, l’online è ancora marginale, pur presentando tassi di crescita molto elevati.
La grande rivoluzione, per le dimensioni del settore e per le caratteristiche del prodotto, che necessita più di altri di un contatto fisico, sta avvenendo nell’abbigliamento (€2,5 MLD di acquisti online con una incidenza del 7%), e dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che nessun settore sarà esente dall’impatto dell’e-commerce.
Analizzando il profilo degli acquirenti online si scopre che non si tratta solo di giovanissimi (che restano i maggiori utilizzatori di internet in generale), perché è necessario guadagnare un certo reddito da spendere per essere un heavy spender (altospendente), anche online.
I numeri degli acquirenti per fascia d’età e, soprattutto, le penetrazioni sul totale della popolazione italiana, indicano la pervasività del fenomeno, certamente più radicato tra i consumatori tra i 25 e i 55 anni, ma decisamente non marginale anche tra gli over 65 e, per le dinamiche demografiche, destinato a crescere anche nelle fasce d’età più elevate, mano a mano che gli attuali grandi utilizzatori invecchieranno.
Tab. 3 – L’e-commerce non è soltanto un fenomeno giovanile
Acquirenti online per fascia di età (Mln, penetrazione su popolazione italiana)
Fascia di età | Acquirenti online (mln) | Penetrazione |
---|---|---|
15-24 | 2,7 | 41% |
25-34 | 4,0 | 50% |
35-44 | 5,2 | 48% |
45-54 | 4,4 | 38% |
55-64 | 2,9 | 34% |
65 e più | 1,7 | 11% |
Fonte: Istat, l'Italia in cifre e Human Highway, Net Retail, 2017.
Recenti focus group effettuati da Confcommercio e Format Research sul rapporto tra millennials e negozi evidenziano, come prevedibile, una grande familiarità dei giovani con gli acquisti online, soprattutto di piatti pronti (food delivery) ma, quasi a sorpresa, una certa affezione al negozio fisico, associato ad attributi positivi, soprattutto in termini di relazione umana, competenza e piacevolezza di acquisto. Elementi approfonditi nelle pagine successive che, rilevati dai nativi digitali (la categoria ritenuta più a rischio per il negozio fisico, oltre che la base dei consumatori di domani), traccia una strada per gli imprenditori più attenti.
Il confronto con altri paesi
Guardando a quello che succede all’estero, l’e-commerce in Italia è destinato a continuare la sua crescita e, come già avvenuto in Inghilterra e, più recentemente, negli Stati Uniti, gli impatti sulle vie commerciali delle città non saranno indolori, e questa è una questione sociale che la politica deve affrontare.
Tab. 4 – Penetrazione acquisti online su totale
Paese | Penetrazione acquisti online |
---|---|
UK | 19% |
USA | 15% |
Cina | 14% |
Germania | 14% |
Francia | 12% |
Italia | 6% |
Fonte: Il mercato dell’e-commerce in Italia, Osservatorio.net, Politecnico di Milano, 2017.
Tuttavia, è importante sottolineare che, anche in paesi dove l’online ha raggiunto “livelli di guardia” (pochi negozi sono in grado di sostenere una riduzione del 20-30% delle proprie vendite), come L’Inghilterra, gli Stati Uniti, la Cina (che su questo tema è un paese leader da studiare), l’85-90% delle vendite avviene ancora offline, e tanti operatori di successo nati online cercano di sostenere la propria crescita aprendo negozi fisici.
Le librerie di Amazon e l’acquisto della catena Whole Foods sono solo il caso più eclatante.
Le strategie a disposizione di un negozio
In un contesto che cambia così velocemente, dove i grandi player dell’online diventano temibili concorrenti, un negozio fisico ha a disposizione varie strade per restare un punto di riferimento dello shopping. Sono strade non alternative ma da percorrere contemporaneamente, e la tecnologia può essere un valido aiuto per ognuna di queste strade.
Tab. 5 - 3 linee di azione per un negozio che vuole sopravvivere nell’era di Internet
Imparare a misurare le performance | Sviluppare una strategia offline | Sviluppare una strategia online (3 step) |
---|---|---|
- Indici, margini, rotazioni, tassi di conversione... - Efficacia commerciale ed efficienza operativa - Confronti con altri e nel tempo - Misurare, analizzare, obiettivi, azioni - Retail is detail | - Posizionamento - Assortimento e fornitori - Layout, VM, gestione prodotti e spazio - Personalizzazione - Servizi aggiuntivi - Comunità di clienti - Accordi con altri negozi/esercizi - Tecnologia in store | - Sito web “vetrina” ben indicizzato per attirare ROPO* - App, social, newsletter e altro per convogliare clienti nel negozio - E-commerce vero e proprio, collegato al negozio |
(*) Research Online, Purchase Offline (cerca su internet, compra in negozio).
- Diventare più analitico e migliorare la propria “cultura del dato”. Per competere con concorrenti online che sanno tutto dei loro clienti, l’analisi degli incassi giornalieri (spesso l’unico dato monitorato da un piccolo negozio per capire come sta andando il business) è troppo poco, soprattutto per valutare i risultati di tante iniziative online e offline che è necessario mettere in pratica. Nella guida sono illustrati e spiegati nel dettaglio diversi indicatori relativi ai clienti, al magazzino, ai margini, ecc., per accompagnare il negoziante in una gestione più analitica della propria impresa.
- Rendere il proprio negozio fisico un posto interessante e piacevole da visitare, perché è un elemento che i concorrenti del web non potranno mai replicare. Il primo passo è un corretto posizionamento di marketing che identifichi correttamente le caratteristiche della propria offerta e il target di clientela a cui rivolgersi (non è possibile essere interessanti per tutti, si finisce per non essere rilevanti per nessuno); successivamente vanno poste in essere attività di miglioramento dello spazio fisico (vetrine, layout, visual merchandising, ecc.) e di coinvolgimento attivo dei clienti (personalizzazione di prodotti e servizi, offerta di servizi aggiuntivi rilevanti per il target, ecc.) per costruire una shopping experience che conquisti il cliente.
- Utilizzare tutti gli strumenti offerti dal web (sito, social networks, e-commerce) per raggiungere, farsi conoscere, coinvolgere e servire i propri clienti attuali e potenziali. I dati rilevati dalla ricerca Confcommercio-Format indicano che, su questa strada, i negozi italiani hanno ancora margini di miglioramento, perché, indicativamente, solo un negozio su 10 padroneggia questi strumenti.
Tab. 6 – Negozi e digitale: ancora tanto spazio per migliorare
Categoria | Non presente / Non utilizzato | Presente ma non ottimizzato | Presente e ottimizzato | Osservazioni |
---|---|---|---|---|
Negozi e web | 46,0% Non hanno sito web | 41,6% Sito web ma non usa SEO | 12,4% Sito web con SEO | Più della metà possiede un sito web ma solo 1 su 10 utilizza accorgimenti per migliorare la visibilità sui motori di ricerca |
Negozi e social media | 63,0% Non usano social | 25,9% Usano social gratis | 11,1% Investono sui social | Oltre un terzo utilizza i social media ma solo 1 su 10 investe in campagne social a pagamento |
Negozi ed e-commerce | 84,0% Non vendono online | 11,5% Vendono online tramite proprio sito + marketplace | 4,5% Vendono online solo su marketplace | Il 16% vende online e poco più di 1 su 10 lo fa tramite proprio sito (modalità per brand noto e buona visibilità) |
Fonte: Confcommercio, Il mercato dell’e-commerce in Italia.
Tutte le strategie indicate non possono prescindere dal personale, che un imprenditore deve saper selezionare, gestire, motivare, sia perché le persone sono l’altro elemento (oltre agli spazi fisici) che un concorrente online non potrà mai replicare, sia perché sono cruciali nel successo di ogni altra azione.
Tab. 7 – I profili del futuro
Categoria | Descrizione |
---|---|
Addetti appassionati | Forte legame con marchio e prodotti, vera e propria passione. Amano ciò che vende il negozio. |
Addetti grandi utilizzatori | Grande esperienza di prodotti e servizi offerti; accompagnano il cliente nella scelta, portandolo ad un utilizzo "superiore" del prodotto. |
Addetti co-creatori | Coinvolgono attivamente i clienti nella personalizzazione di prodotti e servizi al fine di generare opzioni uniche e tailor-made. |
Fonte: Doug Stephens, The Retail Revival (2013).
In particolare, vanno incentivati e mantenuti, anche remunerandoli più della media del settore, addetti appassionati del prodotto, in grado di trasferire al cliente la loro passione, addetti competenti e grandi utilizzatori del prodotto, in grado di diventare consulenti del cliente, e addetti capaci di coinvolgere i clienti nella personalizzazione, o addirittura co-creazione del prodotto migliore per le loro esigenze.
Se i negozi del futuro sono i teatri della shopping experience, gli spazi dove il consumatore vive esperienze di acquisto multisensoriali e coinvolgenti, questi addetti sono gli artisti.
I due nuovi fenomeni: il ROPO (cerca in Internet, acquista in negozio) e il TOPO (prova in negozio, acquista in Internet)
Molti consumatori cercano oggi di ottenere il meglio dei due mondi, online e offline, massimizzando la fiducia per la scelta e la fiducia per l’acquisto.
Sempre più consumatori, infatti, si informano su internet prima di comprare e un numero incredibile di consumatori esprime le proprie valutazioni su internet dopo aver comprato; valutazioni che diventano fonte importante di informazione per i futuri potenziali acquirenti.
Per ogni acquisto online ce ne sono almeno altri tre che si formano online ma poi si concretizzano nel mondo fisico, magari dopo aver comparato i prezzi, o individuato i negozi adatti, o aver usufruito di coupon e promozioni da utilizzare in negozio. È il fenomeno che gli americani indicano con l’acronimo ROPO: Research Online, Purchase Offline (ricerca su internet, compra in negozio), e che contribuisce in maniera sostanziale all’influenza della rete nelle decisioni di acquisto.
Esiste, però, anche il fenomeno opposto, ovvero di quei clienti che provano i prodotti in negozio, magari approfittando della competenza del negoziante per farsi una idea più precisa delle caratteristiche, delle possibili alternative, del prezzo, e poi, con una scusa, escono senza comprare nulla perché lo compreranno online. Il fenomeno si sta affermando col nome di showrooming, come se il negozio facesse da mero espositore per i venditori online, ma, in analogia all’acronimo ROPO, preferiamo chiamare questo comportamento TOPO: Try Offline, Purchase Online (prova in negozio, compra su internet). Ed è un fenomeno che, con elevata probabilità, è destinato ulteriormente a crescere a causa anche della diffusione degli smartphone.
Le infografiche
Le slide
DETTAGLI EVENTO
Confcommercio
2018-04-12 | 2018-04-12 10.30
Sala Abbascià, Confcommercio
Piazza G.G. Belli, 2 Roma
stampa@confcommercio.it
(+39) 06 5866 1
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