Continua la discesa dell’inflazione

Continua la discesa dell’inflazione

Le stime definitive Istat indicano un aumento su base annua del 9,1% contro il +10% del mese precedente. Su base mensile crescita dello 0,2%, continua il calo dei prezzi dell’energia. Confcommercio: “il processo di riduzione non sarà privo di incognite”.

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16 marzo 2023

A febbraio l’aumento dell'indice nazionale dei prezzi al consumo è tornato in singola cifra: dal +10% del mese precedente si è infatti scesi al 9,1%, con una crescita dello 0,2% su base mensile. Lo indicano le stime definitive dell'Istat (link ai dati completi in pdf), il quale spiega che il rallentamento del tasso di inflazione si deve, in primo luogo, all'accentuarsi della flessione tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da -12% a -16,4%) e alla frenata di quelli degli energetici non regolamentati (da +59,3% a +40,8%), i cui effetti sono stati solo in parte compensati dall'accelerazione dei prezzi degli alimentari, sia lavorati (da +14,9% a +15,5%) che non lavorati (da +8% a +8,7%), dei tabacchi (da una variazione tendenziale nulla a +1,8%), dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,1%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +5,9% a +6,4%).

La "inflazione di fondo", quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera dal 6% del mese precedente a,6,3% e quella al netto dei soli beni energetici da 6,2% a 6,4%. Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +14,1% a +12,4%), mentre al contrario si accentua quella relativa ai servizi (da +4,2% a +4,4%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -8,1 punti percentuali, da -9% di gennaio.

Indice dei prezzi al consumo NIC, gennaio 2017–febbraio 2023, variazioni percentuali congiunturali e tendenziali. Fonte: Istat

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, il cosiddetto "carrello della spesa", registrano un'accelerazione in termini tendenziali (da +12% a +13%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto rimangono pressoché stabili (da +8,9% a +9,0%).

L'aumento congiunturale dell'indice generale si deve prevalentemente ai prezzi degli alimentari non lavorati (+2,2%), dei tabacchi (+1,9%), degli alimentari lavorati (+1,5%), dei beni durevoli e non durevoli (+0,8% e +0,6% rispettivamente), dei servizi relativi ai trasporti (+0,7%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei Servizi relativi all'abitazione (+0,5% per entrambi). In calo, al contrario, i prezzi degli energetici, sia regolamentati (-5,2%) sia non regolamentati (-4,2%).

L'inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,5% per l'indice generale e a +3,7% per la componente di fondo. In base alle stime preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo aumenta dello 0,2% su base mensile e del 9,9% su base annua (in rallentamento da +10,7% di gennaio).

Confcommercio: “il processo di riduzione non sarà privo di incognite”

“In linea con le previsioni, a febbraio, sulla spinta di una riduzione dei prezzi dell’energia, è proseguito il processo di rientro dell’inflazione, scesa al 9,2% su base annua, 2,6 punti in meno rispetto a novembre 2022. Pure in questo scenario favorevole, il processo di disinflazione non sarà rapidissimo né appare privo di incognite. Come evidenziano  i dati di Germania, Francia e Spagna, si potrebbero registrare, infatti, registrare pericolose interruzioni nella fase discendente dell’inflazione.  A preoccupare è la progressiva crescita dell’inflazione di fondo, fenomeno comune nella UEM, che testimonia come le forti tensioni accumulate nell’ultimo biennio non si siano ancora esaurite. Ciò condizionerà le decisioni d’acquisto delle famiglie nei prossimi mesi e, di conseguenza, l’intensità della crescita del 2023”: questo il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio.

 

Altre notizie e approfondimenti sono disponibili nel nostro focus dedicato ai dati Istat. Trovi la pagina a questo link: Focus Istat di Confcommercio.

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