No Day

No Day

Iniziativa itinerante per sensibilizzare l’opinione pubblica e spiegare le ragioni che hanno portato Confcommercio a dire “no” al referendum sull’art. 18

Due tir, un motorhome e un pullman attraverseranno 12 regioni italiane per un totale di 13 tappe in ciascuna delle quali si svolgerà un'iniziativa pubblica (assemblee, manifestazioni, talk show, incontri con amministratori locali, forze politiche, esperti e rappresentanti del governo) caratterizzata da un tema specifico, connesso alle diverse problematiche che investono le imprese del terziario e le specifiche realtà locali.

Programma

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    Le tappe

  • 24 febbraio
     

    Pavia NO a chi vuole bloccare lo sviluppo dell’occupazione

  • 25 febbraio
     

    Alessandria Un’emergenza chiamata occupazione

  • 26 febbraio
     

    Modena Economia e società: la riforma del mercato del lavoro

  • 27 febbraio
     

    Venezia Rischi e opportunità della riforma federalista

  • 28 febbraio
     

    Ancona Il territorio come fattore di sviluppo

  • 1 marzo
     

    Campobasso Non si può vivere solo di emergenza. E dopo?

  • 3 marzo
     

    Firenze Turismo, una ricchezza ignorata

  • 4 marzo
     

    Terni Piccoli comuni, una grande risorsa per l’economia

  • 5 marzo
     

    Lecce Banche e imprese: un rapporto difficile

  • 6 marzo
     

    Palermo Quali riforme per il rilancio del Mezzogiorno

  • 7 marzo
     

    Napoli Lo sviluppo del Mezzogiorno: legalità e infrastrutture

  • 9 marzo
     

    Brescia Trasporti: il rischio è di restare ai margini dell’Europa

  • 11 marzo
     

    Milano Oltre la guerra: imprese e prospettive di sviluppo della nostra economia

I temi del No Day

Pavia: “NO a chi vuole bloccare lo sviluppo dell’occupazione”

Nel 2002, più del 70% dei nuovi posti di lavoro è stato prodotto dalle imprese del terziario di mercato che, per crescere, hanno bisogno di operare in un quadro di maggiore flessibilità e mobilità. Per questo diciamo NO ad un referendum che bloccherebbe una delle più concrete possibilità di sviluppo dell’occupazione.

Alessandria: “Un’emergenza chiamata occupazione”

La crisi del sistema industriale rischia, in questa Regione, non solo di azzerare lo sviluppo, ma anche di ridurre sensibilmente i livelli occupazionali. Un motivo in più per dire NO ad un referendum che bloccherebbe lo sviluppo delle imprese del terziario di mercato, strumento oggi indispensabile per fronteggiare questa concreta, reale emergenza.

Modena: “Economia e società: la riforma del mercato del lavoro”

Il nostro sistema economico non potrà puntare allo sviluppo se non si doterà di strumenti, leve e supporti che gli consentano di migliorare non solo il suo assetto ma anche il suo livello di competitività sul mercato interno come su quello internazionale.

Venezia: “Rischi e opportunità della riforma federalista”

Non si potrà attuare questa riforma se non si scioglierà, in primo luogo, il nodo del federalismo fiscale. E poi i costi di questa riforma, in linea di principio sicuramente positiva, saranno compatibili con i vincoli di risanamento della finanza pubblica e con i programmi di sviluppo del sistema imprenditoriale?

Ancona “Il territorio come fattore di sviluppo”

L’economia non potrà ripartire se non verrà individuato un modello di sviluppo che consenta, nel territorio, un nuovo, diverso e più produttivo rapporto tra pubbliche istituzioni e imprese che operano sul mercato.

Campobasso: “Non si può vivere solo di emergenza. E dopo?”

Il dissesto ambientale, dovuto anche alla colpevole incuria delle amministrazioni, crea, sul territorio, sempre nuove emergenze a cui dover far fronte. Ma per il “dopo” cosa si sta facendo? Quali piani si intendono attuare per costruire un modello di protezione civile che consenta anche di prevenire fenomeni che bloccano ogni processo di sviluppo?

Firenze: “Turismo, una ricchezza ignorata”

Anche se ormai è diventato uno dei più importanti strumenti per lo sviluppo e per la produzione di ricchezza, il turismo continua paradossalmente ad essere una realtà ignorata da chi tiene le redini della politica economica del nostro Paese. E questo proprio nel momento in cui la concorrenza internazionale è più aspra ed agguerrita.

Terni: “Piccoli comuni, una grande risorsa per l’economia”

E’ indispensabile che l’uso delle infinite risorse culturali, ambientali e produttive di cui dispongono i nostri piccoli comuni sia organizzato in modo da diventare uno dei cardini del processo di sviluppo del nostro paese.

Lecce: “Banche e imprese: un rapporto difficile”

I nuovi parametri in materia di rating creditizio rischiano di accrescere le difficoltà di accesso delle PMI ai finanziamenti e di rendere ancora più pesante il costo del credito bancario.

Solo risolvendo questo problema sarà possibile rilanciare le PMI come struttura portante del nostro sistema produttivo.

Palermo: “Quali riforme per il rilancio del Mezzogiorno”

Non serve più riproporre vecchie formule di politica meridionalista. Occorre, invece, che il Mezzogiorno sia finalmente assunto come problema centrale per lo sviluppo dell’intero sistema paese.

Napoli: “Lo sviluppo del Mezzogiorno: legalità e infrastrutture”

Crisi della legalità – anche nelle forme dell’abusivismo e del sommerso – ed insufficienza della dotazione di infrastrutture sono le ragioni di fondo del ritardo di sviluppo del Mezzogiorno. Per questo occorre integrare le politiche per la sicurezza con quelle per lo sviluppo territoriale.

Brescia: “Trasporti: il rischio è di restare ai margini dell’Europa”

L’allargamento dell’Europa ai paese dell’Est pone ormai, come ineludibile e stringente, il problema di creare un sistema viario che consenta alle nostre imprese di sfruttare tutte le potenzialità offerte dai nuovi mercati. O si faranno invertenti che consentano, anche nel breve periodo, di raggiungere questo obiettivo o il rischio è quello di restare ai margini di questo processo di sviluppo.

Milano: “Oltre la guerra: imprese e prospettive di sviluppo della nostra economia”

Anche se è impossibile, per ora, prevedere la durata e le conseguenze anche di carattere economico che potrà produrre questo conflitto, una domanda va posta fin d’ora: quali programmi, quali risorse e quali modelli di sviluppo sarà necessario attivare per far ripartire il nostro sistema economico.

Concluso il “No Day”, un tour fra i problemi del Paese

È un referendum parto di persone, certamente di tutto rispetto, ma che hanno una visione della società, del progresso e dello sviluppo sostanzialmente, radicalmente diverse dalle nostre e, credo o almeno mi auguro di credere, della maggior parte degli italiani.

Sergio Billè

Nelle parole del presidente Sergio Billè è racchiusa tutta la determinazione di Confcommercio nel sostenere il “no” al referendum sull’estensione dell’applicabilità dell’articolo 18. Un impegno cominciato con il “No Day”, l’iniziativa itinerante partita lo scorso 24 febbraio da Pavia e conclusasi ieri a Milano attraverso quattordici tappe in varie città italiane. Un motorhome, un pullman e due tir hanno percorso l’Italia, per due settimane, per sensibilizzare l’opinione pubblica e spiegare le ragioni del “no” di Confcommercio ad un referendum che, se venisse approvato, causerebbe danni irreparabili ad una delle parti più produttive del nostro sistema imprenditoriale, l’unica che oggi appare in grado di produrre nuovi posti di lavoro. Oltre a portare conseguenze pesantissime sull’intera economia del nostro Paese e sulla competitività del sistema.

In ogni tappa della manifestazione si è tenuta una iniziativa pubblica caratterizzata da un tema specifico, connesso alle diverse problematiche che investono le imprese del terziario e le specifiche realtà locali (dalla riforma del mercato del lavoro alla valorizzazione del terziario, dal federalismo allo sviluppo territoriale, dal dissesto ambientale al turismo, dalle difficoltà e potenzialità dei piccoli comuni ai rapporti fra banche e imprese, dal mezzogiorno alla legalità, dai trasporti alla guerra).

Nel suo intervento alla manifestazione finale di Milano, Billè ha sottolineato come questo tour gli abbia consentito di “toccare con mano quali siano oggi i veri problemi non risolti di questo Paese: grave carenza di infrastrutture con porti che non sono porti, ferrovie che non sono ferrovie, trasporti intasati, collegamenti impossibili. E poi una pressione fiscale quasi asfissiante, una burocrazia lenta e costosa che, di fatto, frena ogni processo di sviluppo e giovani che, al Sud ma non solo al Sud, sono costretti, per mancanza di lavoro, a restare confinati ai margini, anzi oltre ai margini di ogni tipo di struttura produttiva. E poi ancora l’abusivismo che, per mancanza di controlli, si ingrossa ogni giorno di più, innumerevoli forme di illegalità che trasformano il mercato in una specie di giungla senza regole. Ed è proprio un miracolo che, nonostante tutto questo, si riesca, in qualche modo, a tirare avanti”.

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DETTAGLI EVENTO

Confcommercio

2003-02-24 | 2003-03-11 10.00

Varie città italiane

Piazza del Collegio Borromeo, 9 Pavia

stampa@confcommercio.it

(+39) 06 5866 1

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