Confcommercio dice NO alla guerra

Confcommercio dice NO alla guerra

La Confederazione vuole dare un segnale di partecipazione e vicinanza alle popolazioni colpite dal conflitto con una vetrofania da scaricare ed esporre sulle vetrine degli esercizi commerciali.

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6 maggio 2022

La guerra in Ucraina rende chiara l’esigenza di scelte tempestive ed adeguate per riaffermare le ragioni della libertà, della democrazia e del diritto internazionale. All’Europa serve una compiuta e comune politica estera di difesa e sicurezza, così una compiuta e comune politica energetica. Sfide straordinarie che metteranno ancora una volta a dura prova la nostra economia, le prospettive di crescita e la tenuta delle nostre imprese già duramente colpite da due anni di pandemia.

Confcommercio vuole dare un segnale di partecipazione e vicinanza alle popolazioni colpite dal conflitto con una vetrofania da scaricare ed esporre sulle vetrine degli esercizi commerciali e da utilizzare sui social per dire convintamente “no alla guerra, sì alla pace”.  

 

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Sangalli: "bene l'impegno del governo contro la guerra, servono misure per rafforzare il sistema energetico"

Siamo davanti a una "minaccia terribile" e dobbiamo "rimanere uniti", perché il conflitto riporta l'Europa "ai suoi giorni più bui" e "non può essere tollerato". Intervenendo in Senato ha fatto appello all'unità dei partiti il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che ha espresso "con assoluta fermezza" anche in Parlamento la condanna per l'attacco "inaccettabile" di Vladimir Putin all'Ucraina. 

“Ha detto benissimo il presidente Draghi: il ritorno della guerra in Europa è intollerabile e servono risposte ferme. In primis per porre fine alle grandi sofferenze che sta subendo il popolo ucraino e poi per i rischi estremi di un allargamento del conflitto", ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. "Confidiamo - ha proseguito Sangalli - nell’impegno senza tregua del Governo per sostenere gli sforzi per far cessare la guerra e per fronteggiare l’impatto di questa drammatica crisi anche su cittadini ed imprese a causa, in particolare, di ulteriori impennate dei prezzi dell’energia". "E’ la conferma - ha concluso il presidente di Confcommercio - della necessità e dell’urgenza di misure strutturali per la risoluzione dei nodi del nostro sistema energetico, agendo per la maggiore diversificazione e sicurezza delle forniture estere, ma anche per l’incremento della produzione nazionale di gas”. 

Il 24 febbraio, giorno dello scoppio della guerra, Sangalli aveva sottolineato che “in queste ore drammatiche vanno anzitutto riaffermate le ragioni della libertà, della democrazia e del diritto internazionale, rinnovando piena solidarietà nei confronti dell’Ucraina. È il momento della compattezza europea e atlantica e di un lavoro senza sosta, come ha dichiarato il presidente Draghi, per la risoluzione di una crisi gravissima e con impatti profondi per cittadini e imprese in uno scenario già segnato dalla persistenza delle conseguenze della pandemia e dall’impennata dell’inflazione e dei costi energetici”.

 

Confcommercio e sindacati insieme per la solidarietà

Il mondo del lavoro e delle imprese scende in campo per aiutare il popolo ucraino istituendo un conto corrente bancario collegato ad un fondo di solidarietà, dove confluiranno contributi volontari da parte di lavoratori e lavoratrici e delle imprese. Le modalità di intervento saranno poi decise, volta per volta, da un Comitato di indirizzo. L'iniziativa è sostenuta da Confcommercio, dai sindacati Cgil, Cisl e Uil e dalle altre associazioni datoriali (Confindustria, Agci,  Casartigiani, Cna, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato Imprese, Confcooperative, Confesercenti, Confetra, Confimi Industria, Legacoop). 

Confcommercio, i sindacati e le associazioni di categoria ribadiscono "l'esigenza di un immediato cessate il fuoco in Ucraina e nelle altre aree coinvolte da conflitti bellici. Bisogna tornare al pieno rispetto del diritto internazionale, alla centralità dei negoziati e delle diplomazie per risolvere le controversie tra Stati. Va riaffermato il valore universale della pace come punto  di partenza di ogni accordo che rafforzi i diritti umani, la democrazia e la libertà". 

 

Ali: "Al via l'iniziativa per distribuire e favorire l'acquisto di libri ucraini"

 

Ci sono momenti nei quali essere e fare il libraio diventa il modo per aiutare le persone a mantenere il collegamento con le proprie radici, il proprio Paese: è per questo che come associazione abbiamo lavorato in queste settimane per dare la possibilità alle librerie di ordinare e ridistribuire nel territorio i libri ucraini”. Con questo messaggio il presidente Ali Confcommercio, Paolo Ambrosini, ha invitato le librerie associate ad acquistare libri provenienti dall’Ucraina e selezionati dall’Associazione degli editori e librai ucraini.

Questa iniziativa prende corpo ad un mese di distanza da quell’8 aprile in cui, in un incontro online, l’Ali e i colleghi ucraini si erano incontrati virtualmente discutendo su come i libri, la lettura e la cultura possono davvero essere elementi di pace. Un impegno da parte dell’Associazione librai italiani che si concretizza anche nell’attività della libreria Hoepli di Milano che, assieme all’Ali, ha tradotto le liste di disponibilità dei libri ucraini così come sono state trasmesse dai colleghi dell’Ucraina.

Ringrazio la libreria Hoepli che è capofila di questo progetto – continua Paolo Ambrosini - e tutte le librerie che vorranno accogliere il nostro invito a partecipare, il prossimo 20 maggio al Salone Internazionale del libro di Torino, al convegno  dal titolo “Il libro, le librerie nella tempesta del tempo presente Covid-guerra: ruolo delle istituzioni e delle associazioni” in cui saranno presenti Oleksandr Afonin, presidente editori e librai ucraini (UkrPBA), Guillaume Husson, presidente librai francesi (SLF), Marino Sinibaldi, presidente del Cepell, e Nicola Lagioia, direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino. L’evento è organizzato in collaborazione con il Cepell e il Salone Internazionale del Libro di Torino".

 

Federalberghi: "prematuro prevedere cosa succederà nel turismo"

"Siamo ancora tutti sotto shock". Questo il commento del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, intervenendo sulle prospettive future per il settore, soprattutto con la nuova stagione in arrivo. "Quello che sappiamo per certo - ha proseguito Bocca - è che ciò che abbiamo alle nostre spalle, ovvero nel periodo pre-Covid, in termini di presenze, nel 2019 i turisti russi che hanno scelto il nostro Paese come meta per le proprie vacanze sono stati 5,8 milioni ed hanno speso nei nostri confini 984 milioni di euro, pari al 2,2% della spesa dei viaggiatori stranieri in Italia".  

Secondo i dati della Federazione, i russi, insieme a quelli americani, sono tra i turisti che spendono di più. Al momento non ci sono ancora blocchi di prenotazioni o cancellazioni a raffica da parte dei turisti statunitensi, ma "se la situazione dovesse peggiorare - ha spiegato Bocca - c'è il serio rischio che gli americani dicano che dalla nostra parte del mondo non vogliono venire". Il 2022 doveva essere un anno di ripartenza per moltissime imprese italiane. L'anno scorso i fatturati sono stati inferiori del 40% rispetto al periodo pre-Covid. La perdita dei turisti russi è già dura da affrontare, ma se venissero a mancare anche quelli americani sarebbe veramente un disastro per l'economia italiana.

"Ora però - ha concluso Bocca - il pensiero corre soprattutto alla grave emergenza di livello mondiale, non solo italiana. Al momento riteniamo essenziale confidare nelle azioni del governo, della diplomazia e degli accordi internazionali affinché si estingua il rischio dell'accanirsi di un conflitto che nuocerebbe al mondo intero".

 

Confcommercio Lombardia: “solidarietà al popolo ucraino e preoccupazione per il terziario lombardo”

Nel 2019, ovvero prima del Covid, l’interscambio commerciale della Lombardia con la Russia era pari 4 miliardi. E nel 2021 i dati 2021 erano in forte ripresa. Parliamo di circa 950 milioni di export, il 50% circa dei 2,1 miliardi a livello nazionale. Un mercato importante, quello russo, per lo sbocco di molti prodotti leader dell’economia lombarda: dal vino all’agroalimentare, dal tessile all’abbigliamento e calzature. E a questo bisogna aggiungere che i turisti russi sono i più “spendaccioni” nello shopping in Italia, con il 13% di acquisti sul totale nazionale, dietro solo alla Cina e davanti agli Usa.

“Siamo fortemente preoccupati per le ripercussioni che le tensioni causate dalla guerra alle porte dell’Europa avranno sulla ripresa del nostro sistema economico. Ne soffrirà il nostro export, ma anche lo shopping, il turismo e in genere la filiera del luxury”, ha commentato il vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia, Carlo Massoletti.

“Questa situazione - aggiunge Massoletti - va a sommarsi alla già grave crisi energetica che da mesi sta colpendo l’Italia e l’Europa intera. Gli aumenti del grano, del carburante e di tutte le materie prime rischiano di compromettere la buona crescita che il nostro paese stava registrando, spostando ulteriormente l’orizzonte del ritorno alla normalità”.

Il comparto dell’ingrosso alimentare segnala che l’impennata dei prezzi del frumento (l’area Russia-Ucraina è tra le maggiori per le forniture di grano e mais) avrà ricadute pericolose nel settore delle produzioni e trasformazioni alimentari. E forte è la preoccupazione anche per il comparto del turismo.

 

Nei negozi del milanese una locandina "Stop war" 

Una locandina con la scritta "Non bastava il Covid? Stop war - Stop alla guerra in Ucraina, insieme per la pace" è stata preparata da Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza. Verrà esposta "per rendere visibile nei negozi e nei luoghi di lavoro l'opposizione alla guerra in Ucraina: una tragedia umanitaria che deve essere fermata ad ogni costo". "Una locandina da condividere con cittadini e istituzioni", sottolinea l'Associazione, per la quale "anche con gesti simbolici ognuno deve fare la propria parte per dire no a questo conflitto assurdo".

 

Sanzioni alla Russia, Fiavet: "ennesimo colpo al comparto"

"I turisti russi in Italia erano 1,5 milioni nel 2019 e hanno speso nel nostro Paese 984 milioni di euro. Dopo due anni in cui abbiamo perso oltre l'80% del fatturato del turismo la guerra è l'ennesimo colpo al nostro comparto". Così Ivana Jelenic, presidente di Fiavet, la Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo, sulle sanzioni alla Russia. "Purtroppo registriamo già - ha aggiunto Jelenic - un effetto Ucraina nel mondo del turismo. Non abbiamo fatto in tempo a gioire dell'accettazione da parte del nostro Ministero della Salute del vaccino Sputnik che consentiva il ritorno dei russi, che sono uno dei mercati che spende maggiormente all'interno del nostro Paese, circa un milione e mezzo di turisti l'anno, che la guerra ha bloccato di nuovo". 

Secondo la Federazione, tra i luoghi più colpiti ci saranno le grandi città d'arte, già sofferenti, le città dello shopping come Milano e Bologna, le località di vacanza sulla riviera romagnola, la Sardegna, tra le mete predilette dai turisti russi. A tutto questo vanno aggiunti i rincari energetici e l'inflazione, che stanno colpendo duramente l'intero comparto, e la nuova tendenza dei turisti americani che saranno sicuramente meno orientati ai viaggi in Europa. 

In questi ultimi due anni, le agenzie di viaggio hanno assistito ad un crollo dell'80% del loro fatturato. Secondo le previsioni della Federazione la prossima stagione vedrà l'Italia certamente protagonista, ma mancheranno sempre i turisti stranieri, che rappresentano il 52% del totale, in particolare quelli provenienti dalle mete extra-europee, "che sono poi quelli che spendono di più nel nostro Paese", ha proseguito Jelenic. Diversa invece la situazione in Spagna, tradizionalmente rivale dell'Italia, dove si è registrato un incremento positivo del turismo. Per un questione geografica: è infatti più lontana dal conflitto e quindi molti europei hanno preferito spostarsi a ovest "quasi con l'idea di sentirsi di più al riparo. A differenza invece della Grecia e della Croazia che stanno andando più lente e quasi annaspano perché più vicine di noi all'area ucraina", ha concluso Jelenic.

Carburanti, Figisc: “Il 15% dei gestori rischia il default”

L’aumento del costo dei carburanti non colpisce solo i consumatori, anche i gestori delle pompe di benzina ne pagano le conseguenze. "L'erogato è in calo da due anni di pandemia, per lo smart working - ha spiegato il presidente di Figisc, la Federazione italiana gestori impianti stradali carburantiBruno Bearzie ora la guerra ucraina con i prezzi così alti la gente tende a risparmiare e non prende più l'auto". Secondo i dati della Federazione, i gestori che rischiano il default sono circa il 15% per colpa dei costi troppo alti, tra cui il prezzo delle bollette energetiche. "Con tre centesimi e mezzo al litro di margine lordo - ha aggiunto Bearzi - le nostre aziende fanno fatica a far quadrare i conti. Ci sono molti poi che non hanno le disponibilità finanziarie per poter acquistare il prodotto. Un autobotte che trasporta 36mila litri oggi costa circa 15-20mila euro in più, c'è un rischio vero di non potersi più approvvigionarsi".

Al momento il Ministero della Transizione ecologica sta preparando un decreto che prevede un taglio di 15 centesimi al litro per benzina e gasolio. Qualora dovesse passare la proposta "cosa ne facciamo - ha sottolineato Bearzi - del prodotto che abbiamo nelle cisterne? Diecimila litri in un impianto, vuol dire che le imprese ci rimetterebbero 1500 euro rispetto al prezzi pagato. Il nostro margine resta di 3,5 centesimi al litro, quindi il decreto deve contenere un credito d'imposta o una forma comunque di ristoro. Non possiamo pagare noi la riduzione dell'accisa". Nel complesso, però, la misura sarebbe un primo passo e rimarrebbe una soluzione temporanea, di circa tre mesi, nella speranza che l'emergenza finisca al più presto.

Intanto il prezzo al barile è sceso sotto i 100 i dollari al barile, tornando ai livelli pre-guerra. Questo vuol dire che il petrolio o il gas russo non hanno smesso di arrivare. "È più un sentiment e quindi un aspetto speculativo dei grandi trader finanziari mondiali, che hanno scommesso sui contratti del petrolio. Queste attività speculative non hanno niente a che vedere con il prezzo reale della materia prima. Poi ci sono anche i "furbetti" che hanno la capacità economica e di stoccaggio e hanno approfittato di questi aumenti giornalieri del prezzo", ha concluso Bearzi.

 

Anapa Rete Impresagenzia invita a contribuire alla raccolta fondi di Croce Rossa italiana

“Quanto sta accadendo in Ucraina non può lasciare indifferenti. In questo momento tragico, Anapa Rete ImpresAgenzia esprime piena solidarietà alla popolazione ucraina e invita i Gruppi Agenti e tutti gli agenti, iscritti e non iscritti, ad attivarsi per sostenere in modo concreto, secondo le proprie possibilità, la comunità sconvolta dalla follia della guerra”. Così l’Associazione degli agenti assicurativi professionisti, che ha già provveduto a devolvere una somma iniziale importante a Croce Rossa Italiana, a favore della popolazione ucraina più fragile: i bambini e le mamme.

 “Lasciano sgomenti le immagini di guerra che vediamo scorrere ogni giorno sui media e che ci rimandano a un passato che credevamo dimenticato, almeno in Europa. Contribuire al sostegno di quella fetta di popolazione inconsapevolmente ostaggio di un mondo che cancella anche la speranza – dice il presidente Vincenzo Cirasola - è un modo concreto per reagire al senso di impotenza. Non si può restare indifferenti all’Ucraina e a tutte le guerre dimenticate, se vogliamo restare umani. La guerra non produce mai vincitori, ma solo vittime. Riteniamo che ognuno possa, secondo la propria sensibilità e disponibilità contribuire personalmente in piena coscienza e con discrezione, a dare il proprio piccolo contributo”.

Chiunque volesse contribuire a sostenere l’iniziativa farlo cliccando qui.

 

L'Unione Alto Adige scende in campo al fianco della Croce Bianca

In collaborazione con la Croce Bianca, l'Unione commercio turismo servizi Alto Adige ha dato il via ad un'iniziativa a sostegno della popolazione ucraina. "Invitiamo tutti i nostri associati - ha spiegato il presidente Philipp Moser - a donare e mostrare tutti insieme la nostra solidarietà e disponibilità ad aiutare". Le donazioni saranno identificate con la dicitura "Unione" e verranno utilizzate dalla Croce Bianca per acquistare beni di prima necessità non più disponibili in Ucraina. Al momento si tratta soprattutto di articoli per bambini e neonati, alimentari compresi, ma la selezione dei prodotti viene costantemente aggiornata.

Un primo convoglio di aiuti è già partito con circa due bancali di prodotti. L'Unione ha inoltre donato e preparato circa cinquecento pasti confezionati per il personale della Croce Bianca impegnata sul posto, che partiranno insieme ai beni di conforto. 

Il conto donazioni Ucraina lo trovate al seguente link.

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