Nel 2022 Pil in crescita del 3,7%, su la pressione fiscale

Nel 2022 Pil in crescita del 3,7%, su la pressione fiscale

L'Istat ha rivisto al ribasso la stima diffusa il 31 gennaio scorso, che indicava una crescita al 3,9%. Il peso del fisco è stato del 43,5%, record assoluto dal 1995. Confcommercio: “lo stato dell’economia è buono, ma bisogna abbassare la pressione fiscale”.

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1 marzo 2023

Nel 2022 il Pil italiano è cresciuto in volume del 3,7% mentre ai prezzi di mercato è stato pari a 1.909,154 miliardi di euro, con un aumento del 6,8% rispetto all'anno precedente. Lo ha comunicato l'Istat nello studio "Pil e indebitamento delle amministrazioni pubbliche nel 2022" (link ai dati completi in pdf) spiegando che dal lato della domanda interna nel 2022 si è registrato, in termini di volume, un incremento del 9,4% degli investimenti fissi lordi e del 3,5% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l'estero, le esportazioni di beni e servizi sono salite del 9,4% e le importazioni dell’11,8%.

La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente alla dinamica del Pil per 4,6 punti percentuali, mentre l'apporto della domanda estera netta è stato negativo per 0,5 punti e quello della variazione delle scorte per 0,4 punti. Il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 10,2% nelle costruzioni e del 4,8% nelle attività dei servizi. In contrazione dell'1,8%, invece, agricoltura, silvicoltura e pesca e dello 0,1% l'industria in senso stretto.

Quanto alla pressione fiscale complessiva, nel 2022 è risultata pari al 43,5%, in aumento rispetto all'anno precedente, per effetto della crescita delle entrate fiscali e contributive (+7%), superiore  rispetto a quella del Pil a prezzi correnti (+6,8%). 

Confcommercio: “lo stato dell’economia è buono, ma bisogna abbassare la pressione fiscale”

“Il sistema produttivo italiano si è mostrato vitale e reattivo rispetto al doppio shock della crisi pandemica prima e della crisi energetica, poi. Il +3,7% fatto registrare dal il reale nel 2022 è la sintesi di un forte impulso della domanda interna (consumi nazionali e investimenti), che contribuisce per 4,6 punti percentuali, a fronte di un contributo negativo di quasi un punto percentuale delle scorte e del saldo della domanda estera”.

Questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio, che tuttavia lancia l’allarme sulla crescita di 1,2 punti percentuali della pressione fiscale, portatasi al record assoluto dal 1995: "non c’è dubbio che l’afflusso di risorse tramite il gettito abbia consentito di finanziare tutte le forme di sostegno e di sussidio alle famiglie e alle imprese, soprattutto nella fase della pandemia, ma anche per la neutralizzazione degli impatti indotti dai pesanti rincari energetici, a vantaggi degli strati sociali più fragili ed esposti”.

“Tuttavia - conclude l’Ufficio Studi - tale drenaggio verso il bilancio pubblico di flussi reddituali e contributivi da parte dei ceti produttivi più strutturati e resilienti va corretto velocemente per ricondurlo a dinamiche tali da non compromettere, con un eccesso di pressione fiscale, quel sentiero di crescita robusta che sarebbe opportuno mantenere anche nei prossimi anni, proprio per garantire il riequilibrio dei conti pubblici e la riduzione del disavanzo nel momento in cui verranno ripristinati i vincoli stringenti del Patto di Stabilità e Crescita”.

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