Sangalli: “città da curare come beni comuni”

Sangalli: “città da curare come beni comuni”

Intervento del presidente di Confcommercio sul Corriere della Sera: “ha ragione Walter Veltroni, dobbiamo guardare alle città non solo come nastri di asfalto e non bisogna lasciare soli i sindaci nella ricerca di soluzioni”.

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18 marzo 2023

Caro direttore, con il suo intervento su «Le nostre città ferite a morte» pubblicato lo scorso 10 marzo sulle colonne di questo giornale, Walter Veltroni ha segnalato con forza l'impatto dell'indebolimento delle economie di prossimità nelle nostre città e, in particolare, nei loro centri storici. Lo ha fatto richiamando elaborazioni e riflessioni dell'ultimo rapporto dell'Ufficio Studi di Confcommercio sulle tante, troppe chiusure dell'ultimo decennio e osservando efficacemente che il colore delle città sta divenendo solo «quello grigio delle saracinesche abbassate». Profitto dell'ospitalità del Corriere per ringraziare Veltroni dell'attenzione prestata alla nostra analisi del problema, ma soprattutto per rispondere al suo appello a non lasciare soli i sindaci, chiamando al confronto, politica, parti sociali ed enti locali per costruire risposte ai processi di desertificazione commerciale e per guardare alle «città non solo come nastri di asfalto, ma come luogo della vita». Provo, allora, a raccontare, in estrema sintesi, il progetto che Confcommercio sta mettendo in campo per contribuire, al fianco dei sindaci e delle istituzioni locali, alla realizzazione di progetti capaci di riportare qualità ed equilibrio nei nostri bellissimi e unici centri storici e, più in generale, nelle nostre città. Dico equilibrio, perché sono tanti i centri storici delle nostre città che registrano, da una parte, la diminuzione dei residenti e il loro invecchiamento, accompagnati da una sensazione di solitudine e di isolamento, ma, dall'altra, l'aumento e la forte concentrazione, in alcuni luoghi e in alcuni orari, dei cosiddetti city user (residenti e non residenti), che spingono a prevedere limitazioni fisiche agli accessi a strade e piazze e anche un presidio straordinario delle forze dell'ordine. Riportare qualità ed equilibrio richiede, anzitutto, una migliore comprensione dei fenomeni. Una comprensione necessaria per la pianificazione di interventi infrastrutturali e sociali nella direzione del paradigma della città policentrica e prossima: quella «città dei 15 minuti» verso la quale diverse metropoli italiane e europee si stanno orientando anche per contrastare il progressivo depauperamento del tessuto economico nei centri urbani. Un depauperamento innescato dall'affermazione di nuovi stili di vita e di consumo, sorretti anche dall'onda lunga dell'economia digitale, e accelerato da crisi economiche e dai loro impatti sul modello italiano di pluralismo distributivo. Così, ci siamo da tempo impegnati nel dare rilievo alla «questione urbana» attraverso percorsi di ricerca e di sperimentazione sviluppati a partire dal confronto con i bisogni e le potenzialità dei territori.

Percorsi che traggono origine dalla crisi storico-normativa della programmazione commerciale e dall'urgenza di misurarsi con il governo del territorio, facendo sintesi tra istanze urbanistiche e ragioni dello sviluppo economico. Queste esperienze di lavoro approdano, oggi, al punto di svolta del progetto Cities: è l'acronimo per Città e Terziario, Innovazione, Economia, Socialità, ed è un punto di svolta perché il progetto svilupperà — a partire dalle tante esperienze territoriali già avviate — dei veri e propri cantieri dell'innovazione urbana e delle economie di prossimità. Intendiamo farlo con una modalità di azione basata sui valori di sistema della partecipazione, della condivisione e del reciproco rafforzamento, ed arricchendo, secondo questa nostra specificità, il dibattito nazionale sulle politiche urbane. Lo faremo nella consapevolezza del rilievo che l'Unione europea riserva all'agenda urbana e promuovendo alleanze e collaborazioni con autorevoli attori istituzionali, culturali e scientifici, a partire dall'Anci e dal Dipartimento della Protezione civile, dall'Enea, dalle università e dai centri di ricerca. Insieme a loro, svilupperemo soluzioni — operative e sul piano delle «regole» — rispetto a diversi aspetti del vivere urbano: gli spazi pubblici di qualità, la mobilità sostenibile, il risparmio energetico, la valorizzazione delle identità locali. Soprattutto, vogliamo farlo a partire dalle economie di prossimità e dagli imprenditori del terziario di mercato: protagonisti del «benessere» delle città in cui vivono e operano, attori economici che agiscono come attori sociali nello spazio urbano, dando impulso ai processi aggregativi della comunità. Insomma, la salvaguardia e la rinascita delle città e dei centri storici richiedono che venga data nuova e maggiore importanza alla dimensione locale; richiedono che venga riconosciuto il valore sociale delle attività economiche radicate nella prossimità; richiedono che venga rafforzata quell'alleanza tra attori pubblici, attori privati e cittadini che, soprattutto in Europa, ha contribuito a costruire città accoglienti e vivibili. Si tratta di aver cura della città come «bene comune». Noi ne siamo convinti.

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