Confcommercio su dati Istat: segnali di fragilità
Confcommercio su dati Istat: segnali di fragilità
Il permanere di un profilo negativo della domanda delle famiglie per i beni che transitano per il sistema distributivo seppure atteso – la variazione positiva del nostro indicatore dipendeva dagli ottimi dati di giugno degli acquisti di autovetture da parte di privati oltre che dalla dinamica dei servizi - è un segnale dei molteplici elementi di fragilità che caratterizzano l’attuale fase congiunturale. I progressi sul fronte dell’occupazione, il consolidarsi di dinamiche inflazionistiche contenute (il dato di luglio non modifica il quadro d’insieme) e il miglioramento della fiducia delle famiglie non riescono ancora a tradursi in comportamenti di consumo più dinamici. Situazione che penalizza principalmente la domanda verso i beni più tradizionali (abbigliamento e calzature, mobili e alimentari tra tutti) e le strutture di minore dimensione. A completare il quadro di un contesto che rimane complicato sul versante dei consumi di beni si aggiungono i segnali d’indebolimento che da qualche mese evidenziano anche gli acquisti on-line.
Questa situazione non sembra destinata a modificarsi nel breve periodo in considerazione dei segnali che emergono dalla produzione industriale, che anche a giugno ha registrato andamenti negativi, sia congiunturali che nel confronto annuo, per la produzione di beni di consumo. Si chiude, dunque, una settimana ricca di dati congiunturali complessivamente meno buoni delle attese. Tutto ciò non compromette l’obiettivo di crescita attorno o poco sopra l’1% per l’anno in corso, ma lo subordina in modo stringente a un percorso da qui alla fine dell’anno del tutto privo di inciampi.
Questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati diffusi oggi dall’Istat.