Conftrasporto: "il Governo fermi l'emorragia"

Conftrasporto: "il Governo fermi l'emorragia"

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1 aprile 2015

"Quante altre centinaia, migliaia di imprese dovranno ancora fuggire dal nostro Paese prima che il Governo cambi la sua politica dell'autotrasporto? Cosa dobbiamo fare per far capire che per le imprese italiane di autotrasporto è impossibile poter essere competitive in Europa, che l'insostenibile costo del lavoro, non causato dalla retribuzione al lavoratore talvolta uguale ai Paesi dell'Est, ma dagli oneri sociali e contributivi che gravano a dismisura sul costo totale del dipendente, obbliga le imprese italiane a delocalizzare?". Così Conftrasporto commenta i dati diffusi dall'Unrae, aggiungendo che in tutto questo "il commissario per la spending review, a proposito di gasolio, continua a ribadire la necessità di nuovi tagli ai rimborsi per le accise. Dimenticando che questa manovra può  solo spingere decine di migliaia di Tir a fare il pieno all'estero, svuotando ulteriormente le casse dello Stato che in questi cinque anni presi in esame da Unrae hanno già perso oltre 10 miliardi di euro tra imposte provinciali di trascrizione, accise, Irap e Ires, oltre minori oneri sociali per 1,3 miliardi". Per Pasquale Russo, segretario generale di Conftrasporto/Confcommercio e di Unatras, è "una situazione catastrofica, provocata da un Governo che ora deve agire senza perdere più nemmeno un solo istante per salvaguardare l'autotrasporto italiano e che deve farsi portavoce in Europa affinché vengano stabilite regole uguali per tutti, che mettano fine all'uso distorto del distacco transazionale e alla somministrazione di lavoro irregolare". Proprio per avanzare ufficialmente questa richiesta cUnatras ha inviato al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, una lettera nella quale invita il premier a incontrare al più presto i rappresentanti dell'autotrasporto. "Prima che sia troppo tardi - continua Russo - prima che migliaia di altre imprese fuggano in quei Paesi dove trovano condizioni più favorevoli. Di fronte ai dati dell'Ufficio di statistica dell'Unione europea, che  mostrano la netta frammentazione dei costi del lavoro tra i Paesi del Vecchio continente e che soprattutto indicano in maniera nettissima l'ingiustificabile enorme incidenza  delle voci non salariali, il Governo non può più continuare a far finta di nulla".

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