A luglio vendite a -8,1%. Federazione Moda Italia: “serve un cambio di passo, se chiudono i negozi rischia tutta la filiera”
A luglio vendite a -8,1%. Federazione Moda Italia: “serve un cambio di passo, se chiudono i negozi rischia tutta la filiera”
Nel primo semestre del 2024 le vendite di prodotti di moda (abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, tessile casa e articoli sportivi) sono diminuite in media del 4,6% e la seconda metà dell’anno si preannuncia altrettanto deludente visto che i saldi di luglio si sono chiusi con una perdita media in valore dell’8,1% sullo stesso periodo del 2023, con il 60% delle imprese che ha registrato un calo delle vendite, il 25% che ha chiuso con vendite stabili e il 15% in crescita. Sono i dati diffusi da Federazione Moda Italia-Confcommercio dopo un monitoraggio effettuato fra le imprese associate.
Per il presidente Giulio Felloni “dopo un primo semestre così complicato per i negozi di moda, gli sconti più importanti di questo periodo potrebbero determinare per i consumatori un maggior interesse per i capi più significativi da indossare e sfoggiare durante le vacanze estive. Ma di questo passo si vedranno aumentare solo le chiusure dei negozi. Preoccupa molto il fatto che nel solo 2023 siano spariti dalle nostre strade 5.080 negozi di moda, che hanno lasciato quasi 10mila persone in cerca di nuova occupazione. Rimane, quindi, un senso d’impotenza per un recupero e rilancio di un settore che rappresenta un fondamentale pilastro dell'economia nazionale, contando 170.828 punti vendita che occupano 299.890 addetti”.
“Come Federazione Moda Italia-Confcommercio – prosegue Felloni - stiamo lavorando su più fronti, sia a livello nazionale che territoriale, per ridare fiducia alle imprese e per diffondere il valore economico e sociale dei nostri negozi di prossimità. Da più tempo lanciamo segnali di preoccupazione e allarme di tenuta dell’intero comparto. Servono, però, risposte urgenti e concrete con interventi mirati ed innovativi per contribuire alla crescita del Pil nazionale. Riteniamo che dalle nostre proposte al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al Tavolo della Moda del 6 agosto, si potranno trovare soluzioni per arrestare quest’emorragia commerciale. Sono soluzioni che potrebbero essere determinanti per tutta la filiera perché se chiudono i negozi di prossimità potrebbero essere inevitabilmente coinvolti anche altri soggetti imprenditoriali dalla produzione della materia prima al confezionamento fino agli agenti e rappresentanti. È fondamentale che il Governo - come sostenuto dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli - intervenga per sostenere la riqualificazione urbana attraverso il miglior utilizzo dei fondi del Pnrr”.
Per quanto riguarda il settore moda, per Federazione Moda Italia occorre una tutela dei negozi fisici dai colossi del web attraverso il rispetto del principio dello ‘stesso mercato stesse regole’ e un’azione diretta al rilancio dei consumi interni attraverso alcuni innovativi provvedimenti, in particolare:
- l’introduzione di una detrazione d’imposta sulla dichiarazione dei redditi dei contribuenti per l’acquisto di prodotti di moda sostenibili effettuato nei negozi fisici;
- l’applicazione di un'aliquota IVA agevolata sui prodotti di moda;
- un credito d’imposta del 30% sulle locazioni commerciali o una cedolare secca sugli affitti commerciali condizionati all’obbligo di una congrua riduzione dei canoni di affitto a seguito di specifico accordo tra locatore e conduttore.