Figisc: "ridurre le tasse per contrastare il caro petrolio"

Figisc: "ridurre le tasse per contrastare il caro petrolio"

Secondo il presidente Squeri, le cause dell'alto prezzo dei carburanti dipendono dal mercato internazionale dei prodotti e dall'imposizione fiscale. "Queste due voci valgono il 90 per cento del prezzo che il consumatore paga al punto di rifornimento".

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4 gennaio 2008
“La quotazione del greggio a 100 dollari al barile, soprattutto se dovesse diventare una costante del mercato â€" ma ricordiamo che da due mesi siamo sopra i 90 dollari/barile -, non potrà che incidere negativamente sul sistema economico in generale e su q

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Secondo il presidente della Figisc-Confcommercio, Luca Squeri, “la quotazione del greggio a 100 dollari al barile, soprattutto se dovesse diventare una costante non potrà che incidere negativamente sul sistema economico in generale e su quello dei consumi pur tenendo conto che il tasso di cambio favorevole di 1,47 dollari per un euro significa che il barile a 100 dollari vale 68 euroâ€�. “Per valutare l’incidenza di questi aumenti sul prezzo finale al pubblico â€" prosegue Squeri - bisogna comunque tenere conto delle particolarità del mercato dei prodotti finiti - benzina e gasolio - più che di quello del greggio ma non è azzardato considerare che, se le cose dovessero rimanere così, ci si potrebbe aspettare un ulteriore aumento dei prezzi nell’ordine di quattro/cinque centesimi al litro, ovvero di 3-4 punti percentuali sui prezzi dei giorni scorsi, salvo il peggioramento di alcuni dei fattori, da quelli geopolitici a quelli tecnici, che possono influenzare negativamente le quotazioni sul mercato internazionaleâ€�.

Secondo Squeri, le cause dell’alto prezzo dei carburanti sono essenzialmente dipendenti da due fattori: “il mercato internazionale dei prodotti, che incide tra il 33 e il 39% del prezzo finale a seconda che si tratti di benzina o gasolio, e l’imposizione fiscale caratteristica di ogni Stato, che in Italia vale oggi dal 50 al 58%, a seconda che si tratti di gasolio o benzina, e cioè più della media europea e non meno come dice il Ministro Bersani. Queste due voci valgono il 90% del prezzo che il consumatore paga al punto di rifornimento. Il rimanente sono costi di distribuzione, ammortamenti, logistica e servizio capillare al territorio ed all’utente.�

“Per queste ragioni - conclude Squeri - invece di continuare a sconvolgere il sistema distributivo per spartire il mercato tra grande distribuzione e petrolieri (tanto sta facendo il Governo con il suo disegno di deregulation del settore, sbandierato come liberalizzazione), il Governo cominci a rendere al consumatore una parte dei maggiori introiti erariali, modulando l’accisa in relazione all’andamento del mercato internazionale, una scelta già ben collaudata nel 1999.�

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