Frana autostrada Palermo-Catania: Confcommercio Sicilia, "basta parole, servono fatti"

Frana autostrada Palermo-Catania: Confcommercio Sicilia, "basta parole, servono fatti"

Il presidente Agen: "Da anni indichiamo nel completamento del sistema autostradale e nel rilancio delle linee ferroviarie il punto focale per una ripartenza economica del territorio".

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20 aprile 2015

il presidente di Confcommercio Sicilia, Pietro Agen, ha commentato con grande amarezza la vicenda della frana sull'autostrada Palermo-Catania: "Come Confcommercio Sicilia - ha detto Agen - non possiamo tacere in merito alla vicenda dell'autostrada Palermo Catania, l'ennesimo disastro del nostro territorio che, per altro, proprio oggi viene ricordato sui due maggiori quotidiani nazionali e per il primato delle opere pubbliche "lumaca" e per il record dell'energia elettrica più costosa".  "La situazione in essere, a cui si aggiunge, per altro, l'incredibile esclusione tra le opere da finanziare della ormai indispensabile autostrada Catania – Ragusa, evidenzia, al di là delle parole e dei molti luoghi comuni, la situazione in cui la Sicilia è stata portata da decenni di gestione di una classe politica dimostratasi assolutamente inadeguata. E' doveroso chiederci, a questo punto - ha proseguito Agen -  se abbia ancora senso parlare di autonomia e se abbia ancora senso proseguire con un'esperienza politica evidentemente non rispondente ai bisogni del popolo siciliano. Confcommercio Sicilia, da anni indica nel completamento del sistema autostradale e nel rilancio delle linee ferroviarie il punto focale per una ripartenza economica del territorio, la latitanza di chi avrebbe dovuto intervenire, purtroppo, ha condotto al disastro attuale che non farà che aggravare una situazione economica già più che compromessa e rendere vana la speranza di un vero rilancio del Turismo siciliano". "Il tempo delle parole è finito - ha concluso Agen - si passi ai fatti. Si commissari, se necessario, la Sicilia, ma si dimostri che, come in altre nazioni, si è in grado di fare fronte alle esigenze in pochi mesi, rimediando alla situazione creatasi per poi ripartire con un piano organico di interventi. Se così non fosse, tutto potrebbe diventare possibile, anche quello sciopero fiscale, nei confronti della Regione o dello Stato, di cui sempre più spesso si parla a livello di media. Un evenienza non certo auspicabile ma, purtroppo, sempre più sentita come necessaria da larghi strati della popolazione e della classe imprenditoriale, per provocare quel ricambio politico che, nella sostanza, non si è saputo attuare e di cui sempre più è percepita l'esigenza". 

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