I controlli antiterrorismo non devono alzare muri che frenano persone e merci

I controlli antiterrorismo non devono alzare muri che frenano persone e merci

Dopo la Brexit il rischio che si faccia strada la politica di rinnegare il trattato di Schenghen è dietro l'angolo. Spaventano le ricadute che nuovi muri creati da controlli antiterrorismo comporterebbero per l'economia e conseguentemente per gli stessi cittadini.

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26 luglio 2016

Quanto verificatosi nei giorni scorsi, con file di auto e mezzi pesanti lunghe 15 chilometri a Dover per paura di un possibile attentato terroristico su uno dei traghetti che attraversa la Manica, pauroso ingorgo creato dai controlli delle forze dell'ordine francesi, deve indurre a riflessioni e iniziative rapide da parte dei "decisori" della politica europea. Perché quelle immagini non possono non preoccupare coloro che hanno l'onere di assicurare la libera circolazione delle merci; perché dopo la Brexit il rischio che si faccia strada la politica di rinnegare il trattato di Schenghen è dietro l'angolo; perché tutto quanto sta accadendo lascia trasparire quello che potrebbe rapidamente  accadere qualora Germania, Francia e Austria, nel tentativo di rispondere alle paure dei propri cittadini, introducessero veri e propri muri di auto e tir creati da controlli del tipo di quelli adottati dalla Francia e che hanno paralizzato l'uscita dall'Inghilterra. Senza dimenticare  l'ondata d'immigrati che in questo caso rischierebbe di scaricarsi tutta sul nostro Paese. Uno scenario apocalittico? No, semplicemente realistico. Questo potrebbe succedere e questo va impedito dall'Europa con decisioni immediate. Perché al di là dell'impatto dei flussi migratori spaventano le ricadute che nuovi muri creati da controlli antiterrorismo comporterebbero per l'economia e conseguentemente per gli stessi cittadini. L'evidente rallentamento nello spostamento delle merci produce minore competitività per tutta l'economia europea. Che la sicurezza debba essere al primo posto non  esiste alcun dubbio: la domanda è se si possa garantirla assicurando il più possibile la libera circolazione delle merci. Conftrasporto rilancia ancora con più forza la propria proposta di creare un corridoio per i Paesi dell'area Shenghen attraverso il quale automezzi di quei Paesi, condotti da autisti residenti, possano transitare secondo le regole in vigore oggi. Applicando invece ai mezzi agli extra Ue il  sistema austriaco  secondo il quale è obbligatorio, per ogni trasporto, comunicare con sette giorni di anticipo i dati dell'impresa, della merce trasportata, la destinazione e i dati del conducente del mezzo. Informazione senza le quali l'autoveicolo non può entrare nel nello spazio europeo. E' difficile? Probabilmente sì. Ma se in Austria è già così,  perché non estenderlo a tutta l'area comunitaria? Quello che non si può assolutamente consentire è che un obiettivo di tagliagole tagli la libertà di far viaggiare le merci e le persone.  Danneggiare l'economia fornirebbe argomenti ai populismi che ormai trovano sempre più consensi nelle popolazioni. Allora sì addio all'Europa... 

Paolo Uggè

Presidente Conftrasporto, vicepresidente Confcommercio-Imprese per l'Italia

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