IV Forum dei Giovani Imprenditori Confcommercio

IV Forum dei Giovani Imprenditori Confcommercio

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23 ottobre 2006

 

Intervento del Presidente dei Giovani Imprenditori Confcommercio Maria Vittoria Brambilla

"Tutti parlano – a ragione – della centralità dell'impresa. Non c'è sviluppo senza il motore dell'impresa. Io oggi vorrei partire dall'altro fattore che abbiamo voluto mettere a tema del nostro forum di oggi: i giovani. Se l'impresa è il motore, i giovani sono la benzina, il carburante per sostenere il viaggio verso lo sviluppo. Nello sviluppo. Credo che sia poca l'attenzione prestata a questo fattore di crescita. In Italia soprattutto. Ed è un peccato. Una responsabilità grave di chi governa e dirige il nostro Paese."

Legittimazione del nostro ruolo

"Con questo appuntamento i giovani di ConfCommercio vogliono far sentire la loro voce forte e chiara, oggi più che mai, visto che siamo in un momento chiave della vita politica ed economica italiana, in cui l'"ascolto" da parte di chi ci governa è ridotto ai minimi termini. Se in passato ci potevamo limitare ad esprimere il nostro pensiero, oggi lo dobbiamo urlare a voce piena, e ancora non siamo sicuri che venga ascoltato.

Il forum di questo anno è tempestivo, e deve esser l'evento con cui ristabilire il peso dei ruoli con il Governo, che in occasione della presentazione della Finanziaria 2007, ma non solo – ricordo il decreto sulle liberalizzazioni – ha volutamente evitato di ascoltare la voce della parte più produttiva del paese.

Se il terziario, e al suo interno il commercio, rappresenta sempre più l'anima economica dello sviluppo italiano:

  • 70% del valore aggiunto
  • elevate performance di crescita
  • quasi il 70% degli occupati

noi giovani siamo il futuro di questa anima produttiva, e per questo ancora più legittimati ad esprimere il nostro pensiero, perché è soprattutto su di noi e sulle aziende che noi giovani portiamo avanti che ricadranno le conseguenze delle azioni che oggi vengono intraprese."

Una falsa concertazione

"Le recenti azioni di governo, che hanno avuto effetti diretti sui sistemi di impresa, sono state guidate dal libero arbitrio dello stesso, o hanno coinvolto nella concertazione solo una parte del sistema imprenditoriale. Noi non contestiamo la presenza di talune associazioni di categoria (leggi Confindustria) al tavolo della concertazione, che deve essere chiaro rappresentano interesse specifici e non generali, ma lamentiamo l'esclusione delle altre, in ragione di nessuna ragione, nel senso che non esistono valide motivazioni che giustificano l'esclusione, soprattutto di fronte a manovre che producono conseguenze proprio nei confronti delle categorie escluse. Siamo qui a chiederci perché? Se fossimo maliziosi diremmo che l'esclusione è motivata proprio dalla consapevolezza di agire negativamente nei confronti di queste categorie, ma noi non siamo maliziosi.

Quando contestiamo – l'abbiamo fatto e lo faremo anche oggi – la falsa concertazione promossa da questo Governo vogliamo rammentare proprio un problema di rappresentanza. Un problema che ha a che vedere con i giovani e con il cambiamento della nostra società. Quanto rappresentano oggi le associazioni di impresa? Come possono rappresentare il sistema dell'economia nazionale se non integrandosi a vicenda? Perché insistere a voler dare un primato ai presunti quarti di nobiltà di Confindustria? Quante nuove imprese sono nate in seno a quella confederazione? E quante invece in Confcommercio o nel sistema dell'artigianato?

Lo stesso dicasi per i sindacati confederali dei lavoratori: quanto rappresentano? Quanti giovani che hanno da poco avuto accesso al lavoro sono loro iscritti? Quanti lavoratori interinali sono iscritti al sindacato? Quanti lavoratori autonomi aderiscono a Cgil Cisl e Uil? E invece con il sindacato dei lavoratori si decide se aumentare o meno i contributi previdenziali dei lavoratori autonomi. Ma se non rappresentano più nemmeno la maggioranza dei lavoratori dipendenti!"

Il modus operandi di questo Governo

"Ma una prima avvisaglia del modus operandis di questo governo si era già vista in sede di definizione del decreto sulle liberalizzazioni, un decreto che colpisce direttamente e quasi esclusivamente liberi professionisti, lavoratori autonomi e piccole imprese messe all'angolo in fase di stesura dell'articolato e costrette ad un unilaterale inasprimento di oneri ed obblighi. Ne sono esempi lampanti la reintroduzione dell'elenco clienti-fornitori, la trasmissione telematica dei corrispettivi, la costituzione di un anagrafe dei conti correnti bancari e postali di tutti i contribuenti, che l'Amministrazione Finanziaria ha fatto passare come misure di semplificazione finanziaria. Dall'altro lato, per combattere la presunta evasione fiscale e per il recupero di base imponibile, è stato rivisto il sistema degli ammortamenti degli automezzi, dei beni immateriali e dei brevetti industriali con importanti ripercussioni sui costi aziendali. Addirittura i costi per l'acquisto dell'immobile, sede dell'attività, non potranno più essere ammortizzati per intero, ma andranno diminuiti del costo del terreno, ed in ogni caso in misura non inferiore al 20% del totale.

Questi sono gli effetti della concertazione? Ma evidentemente questo Governo è recidivo poiché a fine settembre è stato approvato il decreto "Industria 2015", decreto dai contenuti virtualmente utili ma sostanzialmente inutili per la nostra categoria.

Se è vero che errare è umano ma perseverare è diabolico, anche in sede di stesura della Finanziaria questo esecutivo si è volutamente dimenticato di noi.

E si è dimenticato in particolare di noi giovani, poiché in questa finanziaria, come purtroppo nelle precedenti, non è previsto nessun investimento alla voce "sostegno giovani e giovani imprese"! Per trovare traccia di qualche iniziativa che favorisca l'imprenditoria giovanile dobbiamo scendere a livelli di politica economica regionale, come nel caso della Lombardia, in grado di concedere sgravi sull'Irap alle aziende di nuova costituzione, a quelle guidate da donne e appunto da noi giovani. Ma è impensabile lasciare alla programmazione regionale l'iniziativa per incentivare l'imprenditorialità. Deve essere una politica nazionale e non federale."

L'errore di fondo della manovra

"L'errore di fondo della manovra: impostare una manovra fiscale orientata prevalentemente sull'aumento di tassazione complessiva piuttosto che sui tagli alla spesa pubblica.

In realtà abbiamo assistito ad una manovra impostata esclusivamente sull'inasprimento della tassazione, senza nessun serio programma di riorganizzare in modo efficiente la pubblica amministrazione, riducendo gli sprechi di cui è protagonista. Certamente i tagli ci sono stati: hanno riguardato la sanità, e quindi le regioni, la finanza locale, ossia i comuni. Ma è troppo facile intervenire sul bilancio degli altri; difficile riordinare il proprio, e il Governo sembra aver scelto, non solo su questa questione, ma su molte altre, la strada più facile da percorrere, non la più utile o la più corretta.

In un momento di difficoltà del Paese appare fuori luogo che si arrivi a penalizzare una parte dei contribuenti (lavoratori autonomi) e contestualmente si premino i dipendenti della pubblica amministrazione: è giusto, infatti, che al risanamento delle finanze pubbliche contribuisca l'intera popolazione e non solo una parte di essa.

Con questa finanziaria la pressione fiscale complessiva aumenterà di circa 2 punti rispetto al 2005, tornando ai livelli del 1997.

Tutto ciò non è esente da conseguenze, poiché la risicata maggioranza che ha caratterizzato la vittoria di questo Governo alle ultime elezioni politiche è già stata ampiamente dispersa: ad oggi, solo per l'effetto diretto della manovra finanziaria, quasi un 6% dell'elettorato di centro sinistra ha cambiato il suo orientamento politico. È questo uno dei dati importanti che sono emersi da un nostro sondaggio effettuato in questi giorni su un campione di 600 commercianti, 600 imprenditori di pmi e 800 cittadini.

Non è quindi una battuta giornalistica, ma certezza, che se si tornasse oggi a nuove elezioni non ci sarebbe la garanzia di vittoria per questa maggioranza."

La strategia sotto la manovra: provocare confusione per colpirli tutti

"Una considerazione generale sulla manovra finanziaria e sulle conseguenze prodotte: la confusione.

Innanzitutto sui numeri: siamo partiti da 33,4 miliardi di euro, magicamente lievitati a 34,7 (mld. di €), ma quantificati dall'autorevole Centro Studi della Camera in 40 miliardi. Senza considerare l'impatto della tassazione locale che potrebbe farla salire addirittura a 45 e oltre. A fronte di un obiettivo di rientro dall'extra deficit (dal 3,8% al 2,8% del PIL) assicurabile con 15 miliardi di euro.

Temiamo che la vera strategia di questa manovra finanziaria non sia quella della redistribuzione del reddito, quella di togliere "ai ricchi per dare ai poveri", ma semplicemente di far pagare tutti, creando confusione così nessuno se ne accorge e tutti litigano con tutti, Intanto la manovra va avanti.

Il risultato ottenuto, però, non è esattamente questo, e le reazioni che ha provocato non sono certamente esaltanti.

Si dice che la manovra colpirà i redditi superiori ai 40.000 euro, ma è già stato dimostrato da innumerevoli simulazioni che tale soglia partirà dai 30-32.000 euro, guadagni che comunque verranno erosi dagli aumenti del bollo auto, assicurazioni sugli immobili, tasse di scopo, tasse locali, solo per citare alcuni di questi meccanismi subdoli.

Si rimodula l'Irpef per agevolare i redditi medio bassi, ma si aumenta l'Inps, sia degli autonomi che dei lavoratori dipendenti.

Puntano l'azione di governo sui tagli di bilancio degli enti locali, che porterà ad un inevitabile aumento dell'addizionale Irpef e, guarda il caso, il passaggio da deduzione a detrazione fa aumentare proprio questo imponibile.

Dal nostro sondaggio emerge come il 70,6% dei cittadini, siano essi casalinghe, pensionati, autonomi o dipendenti, non giudica la manovra equa e redistributiva. Questo non solo perché la gente pensa che non lo sia, ma perchè ad oggi ancora non si è capito chi guadagna e chi perde da questa finanziaria; anzi, a dire il vero non si è capito chi guadagna, perchè chi ci perde è già molto chiaro. Sono tali e tanti i meccanismi subdoli che intervengono a modificare le linee generali della manovra che l'unico messaggio chiaro che è passato è che difficilmente si avranno dei benefici, e qualora ci fossero, saranno irrisori, sostenuti peraltro da paralleli sacrifici notevoli."

La questione settentrionale

"Oggi assistiamo ad un dibattito critico verso la finanziaria che coinvolge tutte le categorie, economiche e non, che dimostra come l'intento di creare confusione in tutti i soggetti si sia trasformato in una rivolta unanime verso lo stesso provvedimento. Il nostro sondaggio registra una insoddisfazione complessiva sulla manovra che coinvolge il 76,2% dei cittadini.

La Finanziaria così strutturata danneggia in modo particolare le regioni più produttive del Paese, caratterizzate da una forte presenza del famigerato "ceto medio" e della piccola impresa, di fatto le due categorie più colpite dalla manovra. I criteri attraverso cui si individuano i tagli imposti alle Regioni finiscono per penalizzare quelle più virtuose e dinamiche, costrette a ripianare le inefficienze delle altre. In sostanza si corre il rischio di alimentare ulteriormente la questione settentrionale, in passato latente ma che rischia di esplodere se sollecitata e provocata. In realtà non è un problema nord-sud, perché a ben vedere la manovra nulla fa neanche per il mezzogiorno, se non aumentare alcuni sgravi in misura maggiore rispetto al nord, cosa peraltro assolutamente condividibile se si vuole investire concretamente nel rilancio di quest'area. In realtà la fiscalità di vantaggio per il Sud è in realtà tutta da attuare e tanto il nuovo credito di imposta quanto i nuovi fondi per lo sviluppo confermano comunque una attenzione quasi esclusiva all'apparato manifatturiero e continuano a sottovalutare le potenzialità di sviluppo del settore dei servizi."

La lotta all'evasione.

"Fermo restando l'accordo alla riduzione dell'evasione, che è un male per tutti i cittadini contribuenti, emergono forti dubbi sulle azioni messe in campo, che si concentrano esclusivamente su un inasprimento degli studi di settore, già "spremuti" al massimo.

Questa scelta, adottata perché operativamente è la più facile, avrà due conseguenze immediate:

  • inasprire la tassazione di quei soggetti che già pagano, che sono congrui e coerenti, come si suol dire, che non sono la minima parte, ma ben l'80%.
  • aumentare il numero di soggetti che sceglieranno la via del contenzioso.

A distanza di anni siamo ancora di fronte al binomio: autonomi = evasori. E gli altri? Le statistiche dell'Istat, non le nostre, hanno chiaramente dimostrato come una parte non trascurabile di evasione è prodotta da chi fa un secondo lavoro, e dalla criminalità organizzata.

Chiediamo allora che vengano individuate in modo chiaro e trasparente le misure di lotta all'evasione, anche con ambito di operatività territoriale, specifiche per colpire il lavoro nero.

Per noi le manovre sono già esplicite:

  • inasprimento complessivo degli studi di settore, addirittura quantificato negli importi
  • accertamenti, se le condizioni di congruità vengono meno per una sola annualità.
  • sanzioni pesanti in caso di mancata emissione dello scontrino fiscale.
  • trasmissione telematica dei corrispettivi e dell'elenco clienti-fornitori

Lo stesso trattamento, chiaro ed esplicito, chiediamo che sia riservato agli altri soggetti rei di contribuire all'evasione."

Il cuneo fiscale e il TFR

"È ormai ampiamente dimostrato come la riduzione del costo del lavoro attraverso il "cuneo fiscale" costituisca uno strumento a favore quasi esclusivo delle grandi imprese, dotate strutturalmente di un maggior numero di dipendenti. La pensa così il 60% delle piccole imprese, che ritiene nulli gli effetti benefici sul cuneo fiscale. Ed è altrettanto chiaro che non può costituire la contropartita del TFR, che rappresenta per le imprese un serio problema di natura finanziaria, siano esse grandi o piccole, indebolendo ulteriormente la posizione delle imprese rispetto al sistema creditizio.

La norma sul TFR, come concepita inizialmente, ossia rivolta a tutto il sistema imprenditoriale era sbagliata! Senza possibilità di discussione, e su questo concorda quasi il 60% degli piccoli imprenditori. La modifica intervenuta, che coinvolge solo le imprese con oltre 50 dipendenti è una vittoria a metà, per due ragioni:

  • perché ancora una volta è stata concertata senza di noi;
  • perché coinvolge un target, quello delle medie imprese, a cui è richiesto lo sforzo maggiore in termini di crescita dimensionale. Sono queste infatti le imprese che devono candidarsi a diventare grandi, se proprio serve diventare grandi, ed a loro si impongono nuovi problemi finanziari.

Cosa fare allora per favorire realmente la competitività: sarebbe stato più opportuno un intervento in termini di riduzione delle tariffe (luce, acqua, gas, ecc.) e/o di contributi finalizzati al contenimento dei prezzi delle materie prime, iniziativa verso cui si dichiara favorevole il 77% delle piccole imprese.

Nel corso dell'ultimo anno, secondo gli imprenditori intervistati il costo delle materie prime è aumentato di quasi il 40%, e questo è abbastanza indicativo su quali dovrebbero essere le linee strategiche della politica industriale italiana per portare veramente il nostro paese su livelli seri di competitività.

In sostanza, il Governo deve agevolare le attività presenti sul territorio attraverso strumenti fiscali che riducano i costi della produzione, e non con l'introduzione di nuove tasse (es. tassa di soggiorno, aumento bollo auto) che deprimono le possibilità di crescita di attività e fatturato.

Se si vuole veramente rilanciare l'economia bisogna allora individuare misure di detassazione per le aziende che investono, ad esempio, in ricerca e innovazione, ma fissando soglie minime di investimento piuttosto basse, tali da non escludere a priori molte delle nostre imprese, come di fatto avviene."

La tassazione locale

"Ultimo punto da considerare è la tassazione locale, su cui tutti sembrano concordare per un inevitabile futuro aumento. Ciò che serve fare, invece, è favorire le politiche di federalismo fiscale affinché la regolazione della tassazione locale produca effetti di sviluppo propulsivo nell'ambito del territorio in cui la stessa tassazione si produce, ferme restando le necessità perequative del sistema Paese."

In conclusione

"Allora, tornando al tema iniziale: quale finanziaria per le imprese e per lo sviluppo? E quale finanziaria per i giovani?

Nessuna. La sostanza è che oggi non si intravedono prospettive serie per investire in un rilancio dell'economia che parta dall'impresa, e non si vede intenzione alcuna di ripartire dall'impresa giovane, ancora una volta messa al margine delle scelte di politica economica."

 

L'impatto delle nuove politiche di programmazione economica e fiscale sul sistema delle piccole imprese e del terziario (sintesi del sondaggio)

Finanziare da bocciare: imprese e cittadini d'accordo

1. L'indagine empirica: Le piccole imprese e la finanziaria

Abbiamo voluto verificare quale giudizio è stato formulato in concreto dagli imprenditori e in generale dai cittadini italiani.

Ne è emersa una sostanziale sonora bocciatura. Il 70,6% degli intervistati considera la manovra "non equa" per i fini redistributivi dichiarati dal Governo. L'insoddisfazione è poi completa, cioè a prescindere dal parametro dell'equità, per il 76,2% degli intervistati.

C'è di più: il 5,4% della popolazione dichiara di aver maturato una cambiamento di orientamento politico dopo aver visto la Finanziaria. Cioè il 5,4% degli intervistati ha dichiarato di aver votato per lo schieramento del centrosinistra alle elezioni di aprile e oggi, dopo la manovra di bilancio, voterebbe l'altro schieramento.

Le nostre interviste si sono rivolte a tre distinti campioni, in tutto 2000 soggetti: 600 sono commercianti, altri 600 piccoli imprenditori e lavoratori autonomi, gli altri 800 sono un campione rappresentativo della popolazione italiana nel suo complesso. Nella ricerca abbiamo sempre indicati i tre elementi di raffronto".

a) Valutazione complessiva della Finanziaria

Meno di un terzo degli intervistati giudica coerente la Finanziaria con il principio di equità ispiratore della manovra; oltre un quarto è in totale disaccordo.

La prospettiva di innalzamento delle tasse sul reddito fa arrabbiare soprattutto chi ha redditi superiori a 40.000 €, ma anche chi è sotto i 30.000 € appare preoccupato.

Nel complesso il giudizio sulla Finanziaria è fortemente negativo: meno di un quarto degli intervistati è soddisfatto, mentre il 40% si dimostra del tutto insoddisfatto.

b) Nuova riforma del TFR

Oltre la metà dei commercianti deve ancora valutare le possibili conseguenze, ma quasi un terzo ritiene che le ripercussioni saranno molto pesanti. Le piccole imprese sono più preoccupate, oltre la metà in maniera molto forte.

Per far fronte alla maggiore spesa i commercianti (20,6%) e le piccole imprese (34,6%), cercheranno di utilizzare le risorse disponibili, ma non si esclude l'aumento dei fidi bancari (rispettivamente, 15,4% e 29,3%), o la richiesta di nuovi fidi (8,8%; 13,8%).

c) Riduzione del cuneo fiscale

Secondo i due terzi dei commercianti e per circa il 60% delle piccole imprese i vantaggi saranno nulli. A questi vanno aggiunti coloro che si aspettano solo risparmi marginali, (16% dei commercianti, circa 20% delle imprese).

Commercianti (62%) e titolari di impresa (77%) sono più favorevoli ad una riduzione del costo delle materie prime e dei servizi, che nell'ultimo anno hanno pesato di più sui loro bilanci, mentre il costo del personale rappresenta la voce di costo più stabile.

Per commercianti e imprese gli interventi più importanti da attuare per sostenere le due categorie sono: la riduzione della tassazione d'impresa (circa 40%), la semplificazione burocratica (circa 20%), la riduzione del costo del lavoro (circa 15%).

L'incremento delle contribuzioni per gli apprendisti penalizzerà in modo consistente questo tipo di contratto per il 65,9% dei commercianti ed il 73,4% delle piccole imprese.

d) Bollo auto e Suv

Per tutti gli intervistati, l'aumento del bollo auto per quelle più vecchie è sbagliato, dato che colpisce soprattutto chi non può permettersi di acquistarne una nuova. Per commercianti ed imprenditori l'incremento del bollo auto è un modo per "fare cassa" (più del 15%); i cittadini pensano che così si toglieranno dalla strada auto inquinanti (22,2%).

È giusto far pagare di più chi può permettersi i Suv per il 44% circa di commercianti ed imprese, per il 57,4% dei cittadini; per 2 commercianti e imprenditori su 10 è sbagliato, perché in molti casi vengono utilizzati per motivi di lavoro.

e) Reintroduzione della tassa di successione

Per i commercianti e i titolari di impresa il disappunto è forte anche nel timore che ostacolerà il passaggio d'impresa (oltre l'80%); tra i cittadini circa un terzo dei rispondenti si esprime invece in maniera positiva.

f) Effetti della finanziaria su imprese e cittadini

I più "tartassati" dalla Finanziaria: per commercianti ed imprese, la loro categoria (circa il 60%), anche se per il 22% saranno più o meno tutti a subirne le conseguenze; per i cittadini, i dipendenti dal reddito medio (40,4%).

g) Effetti della finanziaria sugli Enti locali

La stretta sui bilanci degli Enti locali porterà all'aumento delle imposte già esistenti (80% dei commercianti, circa due terzi di imprese e cittadini).

i Comuni faranno leva con più probabilità sull'Ici per il 52% dei commercianti ed oltre il 40% di imprese e cittadini; le addizionali Irpef non preoccupano gli imprenditori ma i cittadini (20%). I tagli nei servizi potrebbero avvenire nella sanità (12% di commercianti ed imprese, 7% dei cittadini) e nello smaltimento dei rifiuti.

Appare utile la gestione del Catasto ai Comuni come lotta all'evasione, sebbene ci sia un certo scetticismo, più da parte degli imprenditori (circa 30%) che dei cittadini (22%).

2. La manovra delle tasse

1. criticità economia italiana

Dalla metà degli anni novanta, l'Italia cresce meno delle altre economie avanzate, sia dell'area dell'euro, sia dell'area del dollaro;

la produttività è bassa ed evidenzia tassi di incremento modesti;

sono troppi i nodi strutturali irrisolti che il sistema-Paese si trascina da decenni (efficienza della P.A., fabbisogno energetico, carenze infrastrutturali, riqualificazione della spesa pubblica, abbattimento dello stock del debito pubblico).

Dati gli attuali assetti europei, che hanno privato gli Stati nazionali della leva della politica monetaria, decisa dalla Banca Centrale Europea, le uniche risorse da destinare al sostegno della crescita e dello sviluppo possono provenire solo da una accorta gestione della politica fiscale.

2. quadro economico del Paese

Il 70% del valore aggiunto complessivamente prodotto in Italia è creato dal settore terziario.

Le maggiori performance di crescita rispetto all'anno precedente si sono riscontrate nelle costruzioni (+4,6%), ma e nei servizi (+2,8%).

In termini di occupazione, due lavoratori su tre operano nel comparto dei servizi (66,6%), mentre l'industria raccoglie circa il 28% della manodopera totale. Tra questi il 72,6% è impiegato nell'industria in senso stretto, mentre il 27,4% lo è nelle costruzioni e servizi annessi. In termini congiunturali, il maggior aumento degli occupati è stato registrato nelle costruzioni (+2,3%), seguito dai servizi (0,3%).

3. Criticità della Finanziario 2007

a) SOLO ENTRATE AGGIUNTIVE E NIENTE TAGLI ALLA SPESA

Con la finanziaria 2007 la pressione fiscale aumenterà di circa 2 punti e sfiorerà il livello record del 43%, ritornando ai livelli massimi del '97 (quando c'era la tassa per l'Europa). Pressione fiscale che colpirà soprattutto le piccole imprese italiane, il cosiddetto "popolo della partita IVA" che comprende circa 5,5 milioni di soggetti, di cui 3,8 milioni sono ditte individuali (lavoratori autonomi, commercianti e artigiani), 1 milione sono le società di persone e 840 mila circa sono le società di capitali. Nel complesso le imprese in Italia danno lavoro a più di 10 milioni di dipendenti (10.227.086, dato ISTAT censimento 2001).

b) RIFORMA DELL'IRPEF

L'aumento complessivo delle tasse colpirà i redditi lordi superiori a 30 mila euro e i risparmi di imposta eventualmente conseguiti (50-250 euro all'anno) verranno comunque erosi dagli aumenti di bollo auto, assicurazione immobili, tasse locali, ecc. riducendo ulteriormente i consumi e non sostenendo la crescita e lo sviluppo.

Se parliamo di imprenditori senza dipendenti, i vantaggi svaniscono completamente a causa dell'inasprimento INPS.

Il ritorno alle detrazioni da lavoro, seppure utile strumento per il rafforzamento equitativo, porta ad un inevitabile danno per i contribuenti con carichi familiari, in quanto nel calcolo delle addizionali non potranno più contare sulla cosiddetta "family area" (deduzioni per il nucleo familiare).

c) STUDI DI SETTORE E LOTTA ALL'EVASIONE FISCALE

L'80% dei contribuenti già soggetti agli studi di settore risulta congruo; appare difficile dunque poter ottenere fino a 3 miliardi di euro di nuove entrate attraverso la revisione degli stessi. Ulteriori inasprimenti degli studi di settore non faranno che aumentare il numero dei soggetti che sceglieranno la via del contenzioso.

Gli autonomi non dichiarano meno dei loro dipendenti: la media dei redditi di questi ultimi è alzata da soggetti che rivestono alte cariche (magistrati, professori universitari, quadri, dirigenti d'azienda), mentre le ditte più strutturate (quelle in contabilità ordinaria) dichiarano redditi pari al doppio dei dipendenti. Il reddito medio dichiarato dagli autonomi è abbassato dall'elevata nati/mortalità delle imprese (tasso di turn-over pari al 15%), dai redditi "parziali" e dalle imprese in perdita. Nei primi cinque anni di vita "muoiono" in media circa il 55% delle imprese e nei primi tre tra il 25% ed il 40%.

d) CUNEO FISCALE

La riduzione del costo del lavoro attraverso il "cuneo fiscale" costituisce uno strumento a favore quasi esclusivo delle grandi imprese, dotate strutturalmente di un maggior numero di dipendenti.

A parità di livello o di inquadramento dei dipendenti, le retribuzioni medie nella piccola impresa sono più basse rispetto all'industria; ciò comporta un ulteriore svantaggio poiché le piccole non potranno beneficiare pienamente degli sgravi derivanti dal cuneo.

Per favorire la competitività sarebbe stato più opportuno un intervento in termini di riduzione delle tariffe (luce, acqua, gas, ecc.) e/o di contributi finalizzati al contenimento dei prezzi delle materie prime.

E) TFR

Il TFR rappresenta per le imprese un problema di natura finanziaria. Le imprese saranno costrette a rivolgersi al sistema bancario per poter dare seguito a nuovi flussi di cassa mensili per la parte di TFR non trattenuta.

Si indebolisce ulteriormente la posizione delle imprese rispetto al sistema creditizio, che dovrà essere disposto a finanziare tali esborsi senza caricare eccessivamente il sistema produttivo di ulteriori oneri, o nella peggiore delle situazioni spingere al collasso quelle imprese già in gravi difficoltà dal punto di vista finanziario.

F) PREVIDENZA

Con l'inasprimento delle aliquote previdenziali a carico della gestione "commercianti" si vogliono risolvere i gravi problemi del settore previdenziale, che sono invece di natura strutturale. Da tempo esiste uno squilibrio contributi/pensioni e i conti della previdenza risentono negativamente di alcune anomalie demografiche e sociali.

G) LAVORO

La revisione della legge 30/2003 non deve compromettere la flessibilità del mercato del lavoro. Combattere l'uso indiscriminato di queste forme contrattuali agendo sul versante contributivo è dannoso soprattutto per i lavoratori delle categorie più deboli, che già faticano ad inserirsi nel mondo del lavoro.

Si penalizzano i 530 mila apprendisti che già lavorano nelle imprese italiane (204 mila nel commercio) con l'innalzamento delle aliquote contributive, compromettendo ulteriormente le eventuali nuove assunzioni, indebolendo un istituto che da sempre sostiene il sistema produttivo italiano.

h) TASSAZIONE LOCALE

Lo sblocco delle aliquote addizionali all'Irpef comporterà un inevitabile aumento della pressione fiscale locale e complessiva, poiché non si rilevano misure efficaci per il contestuale contenimento del prelievo centrale.

La revisione degli estimi catastali produrrà un aumento anche dell'ICI.

Saranno introdotte tasse di scopo per il finanziamento di opere pubbliche.

Le Regioni saranno obbligate ad aumentare le tasse per contribuire a risanare il loro eventuale disavanzo sanitario.

I Comuni potranno stabilire una tassa di ingresso e soggiorno a carico dei non residenti (massimo 5 euro), che avrà effetti disincentivanti per il turismo e conseguentemente sul commercio.

I) Politiche per l'equità

In un momento di difficoltà del Paese appare fuori luogo che si arrivi a penalizzare una parte dei contribuenti (lavoratori autonomi) e contestualmente si premino i dipendenti della pubblica amministrazione: è giusto, infatti, che al risanamento delle finanze pubbliche contribuisca l'intera popolazione e non solo una parte di essa. I livelli retributivi del pubblico impiego sono già sensibilmente più elevati di quelli del settore privato, con riflessi notevoli sulle casse dello Stato.

Il commercio secondo Bersani

1. IL DECRETO SULLE LIBERALIZZAZIONI

Il Decreto-legge stabilisce una serie di disposizioni che avranno conseguenze dirette ed indirette anche per il settore del terziario, e del commercio in particolare:

  • Disposizioni di tutela della concorrenza nel settore dei servizi professionali
  • Regole di concorrenza nel settore della distribuzione commerciale
  • Liberalizzazione della produzione di pane
  • Interventi nel campo dei farmaci
  • Deroga al divieto di cumulo di licenze per il servizio di taxi
  • Passaggi di proprietà di beni mobili registrati
  • Clausole anticoncorrenziali in tema di rc-auto
  • Sistema informativo dei prezzi dei prodotti agro-alimentari
  • Condizioni contrattuali dei conti correnti bancari
  • Soppressione di commissioni
  • Disposizioni in materia di trasporto locale e di circolazione dei veicoli
  • Integrazione dei poteri dell'Antitrust

Le libere professioni: Arrivano parcelle 'negoziabili' tra le parti e legate al risultato della prestazione. I liberi professionisti possono far conoscere agli utenti i servizi offerti attraverso la pubblicità. L'utente potrà rivolgersi a società multidisciplinari (formate da architetti, avvocati, notai, commercialisti ecc.).

Monitoraggio dei prezzi dei prodotti agroalimentari al servizio del cittadino: il Ministero dello Sviluppo Economico, di intesa con il dicastero delle Politiche Agricole, mette a disposizione di Regioni e Comuni programmi di rilevazione dei prezzi dei prodotti agroalimentari al fine di rendere pubbliche le variazioni di prezzo.

Niente più limiti alla produzione di pane e al numero di panifici: viene abrogata la legge del 1956 che poneva un limite quantitativo alla produzione di pane e al numero dei panifici nei singoli comuni e prevedeva, inoltre, un regime autorizzatorio in capo alle Camere di Commercio.

Class action: si istituisce l'azione collettiva a tutela dei consumatori e degli utenti in conformità con la normativa comunitaria

Commissioni consultive: il decreto stabilisce la soppressione di commissioni che allungano tempi burocratici e che chi giudica non può essere parte in causa.

N:B: Le Commissioni a cui si fa riferimento sono quelle relative ai pubblici esercizi (bar e ristoranti) operanti nelle Regioni che non hanno ancora esercitato la propria competenza esclusiva in materia.

Passaggi di proprietà: scompare l'obbligo di intervento del notaio per i passaggi di proprietà di beni mobili registrati (auto, motorini, barche ecc.).

Taxi: scompare il divieto di cumulo delle licenze e si va verso una maggiore offerta ai cittadini.

Conti correnti. Tutela dei correntisti e della loro libertà di scelta: qualunque modifica unilaterale delle condizioni contrattuali deve essere comunicata espressamente al cliente per iscritto, secondo modalità immediatamente comprensibili, con preavviso minimo di trenta giorni. Entro sessanta giorni dal ricevimento dalla comunicazione scritta, il cliente ha diritto di recedere senza penalità e senza spese di chiusura e di ottenere, in sede di liquidazione del rapporto, l'applicazione delle condizioni precedentemente praticate. Le variazioni contrattuali per le quali non siano state osservate le prescrizioni del presente articolo sono inefficaci, se pregiudizievoli per il consumatore. Le variazioni dipendenti da modifiche del tasso di riferimento devono operare sia sui tassi debitori sia su quelli creditori.

Concorrenza e commercio: offerte promozionali valide per tutto il paese,

  • niente obbligo di rispettare distanze minime tra esercizi,
  • stop a requisiti professionali per aprire negozi con eccezione per bar e ristoranti ed esercizi alimentari,
  • libertà di assortimento merceologico.

Garanzie per l'uniformità delle condizioni soggettive di natura professionale di accesso all'esercizio su tutto il territorio nazionale:

  • si eliminano i requisiti professionali eventualmente previsti da leggi regionali per l'apertura di esercizi commerciali operanti in settori diversi da quello alimentare;
  • si sopprime il parametro della distanza minima tra un esercizio ed un altro (norma ritenuta dalla dottrina fortemente restrittiva della concorrenza) ai fini della concessione dell'autorizzazione all'apertura di una determinata attività commerciale;
  • scompare ogni forma di limitazione, fissata per legge o per via amministrativa, alla libera scelta dell'imprenditore di determinare l'assortimento merceologico del proprio esercizio commerciale, ritenuto più idoneo a soddisfare le esigenze dei consumatori;
  • si eliminano i meccanismi di programmazione degli insediamenti commerciali fondati sul rispetto di predeterminati limiti antitrust operanti a livello infraregionale, anche per tener conto della specifica segnalazione dell'Antitrust riguardo alla regolamentazione adottata in materia di commercio dalla Regione Siciliana. La regione Sicilia, infatti, ha stabilito che grandi catene di distribuzione non possono superare una certa quota di mercato;
  • si cancellano i divieti generali, parziali o di limitazioni di ordine temporale per l'effettuazione di vendite promozionali scontate all'interno dei singoli esercizi commerciali, fatta eccezione delle tradizionali vendite di fine stagione e delle vendite sottocosto.

Riforma dei servizi pubblici locali: una legge delega fissa i criteri della riforma, per cui il principio generale per l'affidamento sarà quello della gara pubblica e aumenta la tutela degli utenti.

Il disposto normativo noto come "legge Bersani" contiene al suo interno anche una parte della manovra di carattere prettamente fiscale che produce principalmente tre effetti:

  • un significativo ampliamento dei poteri e degli strumenti a disposizione dell'Amministrazione Finanziaria da utilizzare nello svolgimento dell'attività di controllo e accertamento;
  • maggiori adempimenti per le imprese e quindi maggiori costi burocratici;
  • aumento della tassazione derivante dall'ampliamento diretto o indiretto della base imponibile.

Il primo riferimento appartiene all'art. 35 del decreto dove è prevista una sommatoria di misure di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale. Coinvolge diversi settori economici, con una particolare attenzione alla disciplina fiscale degli immobili. Le motivazioni del legislatore erano quelle di intervenire sui fenomeni più evidenti, in particolare nel campo dell'IVA; uno studio dell'Agenzia delle Entrate metteva in rilievo come nel nostro Paese vi fosse un anomala discrepanza tra il gettito di competenza e quanto poi effettivamente incassato. Il settore immobiliare era indicato dallo studio stesso tra quelli più a rischio.

Le aziende del commercio vengono interessate dal disposto normativo solo nel momento in cui si trovano a dover disporre di immobili.

Con l'art. 36 il legislatore si pone come obiettivo il recupero di base imponibile. In particolare alcuni aspetti sono di diretto interesse delle imprese che hanno il loro ambito di attività nel settore del commercio. La manovra correttiva estiva interviene disciplinando in maniera diversa gli ammortamenti, in modo particolare quelli degli autoveicoli, e prevedendo in particolare alcune modifiche alla precedente legislazione in tema di minus e plusvalenze.

Le considerazioni che emergono dalla lettura dell'art. 37 riguardano l'anticipazione dei termini di scadenza dei più importanti obblighi di natura fiscale. Con il titolo di "disposizioni in tema di accertamento, semplificazione e altre misure di carattere finanziario" si vanno in sostanza a ridurre i tempi per la presentazione delle principali dichiarazioni fiscali a disposizione dei contribuenti. Tutta questa serie di norme va a modificare un sistema di scadenze consolidato da anni, accelerando i termini degli adempimenti e dei versamenti a vantaggio unicamente dell'Amministrazione Finanziaria, che potrà disporre di dati e di risorse monetarie anticipatamente rispetto al passato. Il costo di queste modifiche, e non stiamo parlando dei soli oneri burocratici, graverà esclusivamente sui contribuenti.

Altre importanti modifiche introdotte con l'art. 37 riguardano la materia degli studi di settore, con modifiche relative alla loro applicazione; l'introduzione, in un apposita sezione dell'Anagrafe Tributaria di un archivio contenente informazioni su conti correnti bancari e postali dei contribuenti; il ritorno dell'elenco clienti-fornitori.

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