LE PROPOSTE E LE RICHIESTE DELLE IMPRESE
LE PROPOSTE E LE RICHIESTE DELLE IMPRESE
Le proposte e le richieste delle imprese
La Federazione è un soggetto portatore di interessi diffusi, ancorché settoriali, è un soggetto autonomo rispetto ai partiti, non alla politica, rappresenta le 150.000 microimprese di commercio su aree pubbliche. Ha il diritto, oltre che il dovere, di interloquire con la politica sui temi strutturali ed economici di sua competenza attraverso una serie di strumenti senza sudditanze né collateralismi ma anche senza posizioni preconcette. Il Libro Bianco rappresenta oggi il nostro metro di paragone con le forze politiche, lo strumento del confronto, la piattaforma programmatica sulla quale costruire la tutela sociale ed economica della categoria. In sostanza chiediamo alla politica
- garanzie di pari opportunità per il nostro settore;
- politiche di incentivazione e non solo economica;
- politiche di attenzione reale.
Abusivismo. Potremmo parafrasare la situazione attuale con il "mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata". E così mentre noi ci sgoliamo a denunciare i guasti dell'abusivismo, a chiedere maggiori controlli, a chiedere di investire risorse umane e finanziarie per contenere il fenomeno, l'abusivismo assume caratteri nuovi e diversi. Oggi non è questione del "vu cumprà". Oggi sono interi mercati e settori a rischio di abusivismo o di concorrenza sleale. E non si tratta di normativa: le leggi ci sono, il problema è di farle rispettare. Servono dunque :
- la semplificazione di procedure per il sequestro e la distruzione della merce venduta dagli abusivi;
- normative più professionali per i vari mercatini non attivati da operatori ambulanti e su aree pubbliche;
Sicurezza. E' un tema sicuramente collegato all'abusivismo ma non è tutto. Nelle nostre manifestazioni economiche, mercati e fiere, si annida una forte nicchia di microcriminalità che spaventa ogni giorno di più i consumatori. E' troppo pretendere una maggiore presenza dello Stato in funzione di prevenzione e di rafforzamento delle condizioni di sicurezza ? Le questioni della sicurezza e della giustizia si manifestano, all'interno della società italiana prima ancora che nel mondo delle imprese, come esigenza forte. Non è con la deregulation della legittima difesa che si risolvono i problemi ma con una attenta opera di prevenzione.
Mercati e centri storici. Noi vogliamo stare nei centri storici e non vogliamo aggrapparci alle nostalgie del passato. Anzi vogliamo essere soggetti attivi di ogni processo di riqualificazione dei centri delle città, specialmente in una contingenza nella quale l'opinione pubblica ritorna a dare attenzione al centro storico. E proprio perché consideriamo i mercati e le fiere non soltanto come i luoghi dello shopping ma come i luoghi dell'incontro e della socializzazione. Ma non vogliamo essere sopportati o indicati ogni volta come i responsabili dei limitati disagi che mercati e fiere comportano alla città. Sotto questo aspetto siamo disposti a farci carico di ogni possibile intervento, dai banchi di vendita in armonia con l'arredo urbano al problema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Le istituzioni devono assumersi anche esse la responsabilità, debbono insomma investire in iniziative di promozione e sostegno, prima ancora che in risorse finanziarie. Occorrono allora:
- processi di coerente collocazione dei mercati, di scelte urbanistiche e di viabilità certe e di lungo periodo;
- deliberazioni atte a evitare la dequalificazione dei mercati, attraverso l'individuazione di organici ben definiti
- regolamentazioni incentivanti l'assegnazione dei posteggi alle nuove imprese oppure a quelle con prodotti biologici e/o tipici;
Politiche fiscali e tributarie. Il problema è come definire l'equità della tassazione e, soprattutto, contenere l'ammontare complessivo del prelievo fiscale e tributario. Se, infatti, le manovre finanziarie si riducono a ridurre di un punto o poco più il prelievo di competenza statale e contestualmente le imposte di carattere locale aumentano a causa dei tagli dei trasferimenti da parte dello Stato, le questioni non si risolvono. Occorre abbassare il prelievo sui redditi di impresa e insieme contenere il livello delle imposte e tariffe locali. Se per un metro quadro di spazio dobbiamo pagare, fra suolo pubblico, concessioni varie e tarsu, cifre esorbitanti e fuori dalla nostra portata cominciamo ad avere qualche problema. Politiche fiscali e tributarie eque che ristabiliscano un clima di vera fiducia fra l'impresa e l'amministrazione finanziaria dello Stato e delle Istituzioni locali. Chiediamo dunque:
- una maggior semplificazione degli adempimenti, anche attraverso l'aggancio allo sportello unico europeo delle partite Iva;
- una maggiore flessibilità degli studi di settore;
- la cessazione di misure fiscali di carattere contingente come i condoni o i concordati, che non aiutano a rendere chiaro e trasparente il rapporto con il fisco e che producono gravi danni d'immagine nei rapporti con i consumatori.
Politiche normative. Sappiamo benissimo che una legge non fa l'impresa e sappiamo altrettanto bene che il quadro legislativo all'interno del quale si opera non influisce sui ricavi d'impresa. E tuttavia abbiamo la necessità di rivedere qualcosa nei nostri regolamenti. Ciò che intendiamo rilanciare con determinazione è la necessità di una vera concertazione con le istituzioni : non vogliamo decidere se bisogna dare la licenza a "tizio" e "caio" ma non possiamo non essere determinanti quando si tratta di istituire, sopprimere, spostare un mercato o fiera e quando si va a delineare lo sviluppo urbanistico-commerciale delle città. Sono allora necessari provvedimenti per:
- l' attribuzione di un ruolo più decisivo alle associazioni di categoria tramite la reintroduzione del sistema delle commissioni e attraverso la priorità assoluta alle associazioni stesse nei processi di privatizzazione della gestione dei mercati;
- l'introduzione (per ogni tipo di autorizzazione) di un visto annuale che certifichi la regolarità della posizione dell'impresa sotto il profilo camerale, fiscale e previdenziale attraverso apposite visure che potrebbero essere affidate alle associazioni oppure ai Cat (centri di assistenza tecnica);
- la rivisitazione dei requisiti professionali sia per il settore alimentare che per quello no food.