Ruote d'Italia: "La strada del recupero è difficile ma le imprese chiedono di ripartire"
Ruote d'Italia: "La strada del recupero è difficile ma le imprese chiedono di ripartire"
"Bisogna che si passi rapidamente dalla fase dei divieti e limitazioni a quella delle riaperture. Se non ripartono i consumi e le attività, il Paese farà fatica a rialzarsi"
Il nuovo esecutivo si è insediato, anche se mancano ancora segnali concreti di una ripartenza decisa. Non è comunque un bel vedere dover attendere che i partiti risolvano i l problemi interni sulla ripartizione e scelta dei sottosegretari. Altrettanto sono parziali e deludenti i contenuti del decreto legge, appena emanato che ha solo spostato i termini previsti al 27 marzo senza nulla innovare sulle riaperture possibili. Attendiamo le prossime decisioni.
Comprendiamo bene che siano necessari tempi tecnici e che il Presidente del Consiglio si concentri in modo prioritario sui temi economico finanziari. Ci permettiamo tuttavia di evidenziare il rischio di come appena persa la forza che oggi Gli deriva dalla paura delle elezioni, quando cioè entreremo nella fase del semestre bianco, il Suo potere rischierà di ridursi di molto. Senza la paura del voto e spinti dalle esigenze di catturare il consenso i partiti torneranno in modo evidente a porre nuove richieste. Un rischio che il Paese ed il Governo non possono permettersi nelle condizioni nelle quali siamo.
La fase odierna deve quindi servire per avviare il recupero dell’economia rapidamente. Questo pone, con grande evidenza, il tema delle scelte che devono rimetterci in moto. A nostro avviso bisogna che rapidamente si passi dalla fase dei divieti e limitazioni a quella delle riaperture. Se non ripartono i consumi e le attività, il Paese farà fatica a rialzarsi. Non esiste dubbio che le riaperture intelligenti ed in sicurezza sono le condizioni per rialzarsi dalla crisi in atto, ma occorre agire e dare certezze.
Qualche segnale di ripresa dopo il Lockdown si inizia a registrare. I dati sull’inflazione, sul fatturato di dicembre + 1% e sugli ordini + 1,7%, sembrano attestarlo. Guai tuttavia a pensare ad interventi in nome di una politica green di facciata che determinino nuovi ostacoli in questa fase. L’ambiente e la sua tutela sono perseguiti attentamente dalla Conftrasporto ed i dati diffusi non solo dal centro studi confederale ma anche da Ispra, che stima una riduzione delle emissioni del 9,8% in generale e ben del 16,8% nei trasporti, sono lì a dimostrarlo. Oggi gli imperativi sono la crescita ed uscire dall’emergenza pandemica. Interventi frutto di ideologie che non aiutano la crescita responsabile vanno evitati.
Le modalità sono le riaperture e le vaccinazioni. Mentre da noi si litiga su un sottosegretario in più o in meno, altri Paesi lavorano a nostro discapito. I paesi orientali, utilizzando strumentalmente i temi del rispetto ambientale, tentano di bloccare le nuove normative sulle regole di cabotaggio. La Germania e l’Austria utilizzano i tamponi, fatti pagare ai conducenti, per rallentare ulteriormente l’uscita delle merci trasformate o prodotte in Italia. Sarà poi un caso che mentre si introducono limitazioni per il Covid 19 si riduca anche l’offerta ferroviaria austriaca di tre unità di carico a treno? La sensazione è che dopo la fasulla argomentazione dell’inquinamento procurato dai mezzi pesanti, smentito dai dati, si stia utilizzando la questione sanitaria per proseguire nell’azione di ridurre la competitività del nostro sistema economico. Gli autisti tedeschi, tirolesi o austriaci non possono essere anch’essi potenziali portatori del virus? allora anche a loro si facciano i controlli.
“A brigante, brigante e mezzo” ebbe a dire il presidente Sandro Pertini. Ecco la ragione per la quale non si può lasciare senza risposta l’azione adottata dall’Austria. Effettuiamo anche in Italia, attraverso Unità di controllo, verifiche sia sulla eventuale presenza del virus sia sulla compatibilità ambientale dei mezzi che dal Tirolo entrano nel nostro Paese. il ministro ha scritto una lettera alle Autorità comunitarie. Lascerà il tempo che trova così come gli altri identici interventi effettuati dai ministri che lo hanno preceduto.
Credo che la Confcommercio debba chiedere con urgenza, visto che rappresenta l’unica realtà di sistema del mondo logistico in Italia, un incontro al nuovo titolare del dicastero dei trasporti per illustrare le proprie proposte, per evitare che, anziché avviare la crescita si mantengano in essere condizioni che la frenano.
Politica economica e logistica sono inscindibili tra loro. Finiamola con le limitazioni assurde e puntiamo con le aperture controllate e con l’unico intervento che può rafforzare la sicurezza che, come sostenuto da eminenti esperti del mondo medico, è la vaccinazione e non i lockdown che hanno fallito. I dati sono lì a dimostrarlo.
Paolo Uggè