Ruote d’Italia: “per i trasporti occorre fare, non annunciare”

Ruote d’Italia: “per i trasporti occorre fare, non annunciare”

DateFormat

15 giugno 2022

Era tutto prevedibile e, infatti, si sta puntualmente avverando. L’anno scorso, di questi tempi, la fase pandemica sembrava già alle nostre spalle, mentre oggi continuiamo a vivere in una condizione piena di paradossi e di contrasti. Si diceva allora che il caldo e – soprattutto - i vaccini, fossero i migliori alleati per sconfiggere il virus e riportare il Paese fuori dalle difficoltà. Oggi, mentre a Londra sfilano milioni di persone per celebrare la Sovrana e negli altri Paesi europei si sono sostanzialmente riprese le abitudini di sempre, pur con prudenza, in Italia si continua ad assistere al balletto delle dichiarazioni e persiste ancora il vezzo di snocciolare dati che un giorno sostengono una linea e il giorno dopo la smentiscono.

Nel mondo dei trasporti la situazione è lungi dall’essersi stabilizzata e le associazioni continuano ancora oggi a lanciare al Governo il grido di allarme di un settore in fortissimo affanno. Non ci stancheremo di evidenziare quanto sia controproducente proseguire ad annunciare progetti, opere mastodontiche e ripresa fantomatica, quando il costo dei prodotti petroliferi è ormai fuori controllo e le imprese non ricevono quegli aiuti che pure sono stati loro garantiti ai sensi di legge e per i quali i fondi sono stati debitamente stanziati. È assurdo, oltreché ingiusto, tenere gli operatori in uno stato di continua incertezza perché i meccanismi che renderebbero esigibili le provvidenze loro destinate non sono ancora operativi. Sarà sempre colpa della burocrazia? Nel frattempo, mentre sembra impossibile tenere dietro anche all’ordinaria amministrazione, continuano a piovere annunci di opere future i cui appalti non sono stati ancora assegnati e per le quali l’inizio dei lavori è ben di là da venire.

Si può andare avanti così? Certo che no! il perché è presto detto. Nell’ambito dei trasporti internazionali, essenziali per collegare l’Italia con il resto d’Europa, continuiamo a riscontrare le vessazioni messe in atto da Paesi come l’Austria e la Germania che, per autorizzare l’esercizio dei trasporti eccezionali, pretende che i conducenti conoscano la lingua tedesca. A ciò si aggiungono le decisioni delle istituzioni europee in materia di clima e ambiente, che ci penalizzano e lasciano basiti.

È possibile che con una situazione economica come quella che viviamo, tutti i nostri sforzi debbano essere diretti a definire scenari che, forse, si verificheranno tra dieci o vent’anni e non ci preoccupiamo di effettuare interventi volti a garantire oggi alle nostre imprese, ai lavoratori, insomma al Paese tutto, il benessere e la competitività di cui necessita? Giusto immaginare il futuro, ma se non si guarda anche al presente, un Paese non va avanti.

Sappiamo bene quanto sia problematica la situazione attuale e diamo atto che non vi siano soluzioni semplici. Ma se i consumi non riprendono, se gli interventi strutturali - non quelli immaginati, ma quelli e realizzabili in tempi immediati - non partono mai, come si può sperare in mutamenti significativi utili al Paese?

Parlare di transizione ecologica è giusto, ma se nel frattempo non realizziamo interventi davvero utili, la nostra economia si ferma, la gente perde la fiducia nei pochi riferimenti nei quali ancora crede e la protesta diventa l’unica via d’uscita. Il Governo vuole questo? Spero e credo di no! Allora iniziamo a rimuovere gli intoppi che bloccano la ripresa e si dia seguito alle promesse.

Certo, le recenti elezioni non aiuteranno a costruire condizioni di stabilità. Dopo la pleonastica discussione su chi sia il vincitore della tornata elettorale amministrativa, ricomincerà il balletto sulla ormai prossima competizione politica. Intanto, le imprese di trasporto attendono pazientemente che venga colmato il gap infrastrutturale che ostacola l’intermodalità, che le tariffe di trasporto si allineino ai costi di esercizio, che la sicurezza sulle strade e sul lavoro venga finalmente garantita e che le regole vengano di fatto concretamente applicate. Se mettessimo in fila quanto le imprese attendono avremmo una lunga nota da compilare.

Conftrasporto e le federazioni aderenti ad Unatras si sono sempre comportate correttamente e con responsabilità nei rapporti con il Ministero. Nessuno nega che le istituzioni abbiano saputo dare segnali di disponibilità e di apertura, ma non possiamo più accettare dilazioni e temporeggiamenti. La campanella sta per suonare e, in mancanza di interventi incisivi, torneremo in una fase conflittuale e la responsabilità ricadrà su chi, per istituto, è deputato a seguire non le chimere ambientaliste, ma la realizzazione di una politica dei trasporti, che – piaccia o meno - si fonda sul trasporto gommato, sul ferro e sulla funzionalità dei servizi portuali e marittimi. Gli annunci o i progetti non bastano più; occorrono i fatti concreti.

 

Paolo Uggè

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca