Ruote d'Italia: "Un anno difficile pieno di contraddizioni"
Ruote d'Italia: "Un anno difficile pieno di contraddizioni"
Si sta chiudendo l’anno 2020 che certamente lascerà in ognuno di noi segni importanti. Tutti siamo stati toccati, anche se non nello stesso modo. A noi della famiglia Fai corre l’obbligo ricordare come un nostro punto di riferimento ci sia stato portato via. Mi riferisco al nostro Duilio Balducchi, presidente onorario per tanti anni e punto di riferimento per molti. Ovviamente il ricordo si estende anche a tutti coloro che, parte della nostra famiglia, sono stati chiamati a miglior vita.
Dal punto di vista economico non possiamo certo tacere il danno, anche se non in modo uguale per tutti di natura economica, che le nostre imprese hanno subito e che temo continueranno a sopportare. Speriamo che il 2021 sia l’inizio della fase di recupero che gli economisti prevedono. Per ora quanto annunciato dal Governo non ci pare si stia realizzando. Il ministro dell’Economia aveva previsto una riduzione del Pil pari all’8% ed invece i dati ci assegnano un -8,9%. La crescita annunciata per il 4,9%, relativa al 2021, secondo gli ultimi dati invece si ridurrebbe al 4%. Una ulteriore dimostrazione di quanto dovremo lavorare per aiutare le nostre imprese.
Ad essere sinceri, magari non tutti concorderanno, occorre non dimenticare che per taluni comparti i dati siano stati migliori che in altri. Che i giorni di operatività siano stati ampliati, non certo per fare alle imprese del settore un favore ma per soddisfare esigenze della committenza, purtuttavia occorre riconoscere che da parte della Ministro dei trasporti vi sia stato nell’insieme una attenzione al mondo del trasporto in generale.
Ora dobbiamo guardare avanti e qui da quello che vediamo tutti i giorni, non possiamo non evidenziare la nostra preoccupazione per la presenza di molti annunci sugli investimenti, molti dei quali riguardano i trasporti, ma quello che ci lascia preoccupati è l’indeterminatezza su troppi argomenti. Non ci pare che si possa affermare che vi sia un quadro ben definito. Discutere di assetti governativi nel momento di crisi non è un segnale rassicurante. Vediamo persone che francamente giudichiamo poco adatte affrontare temi che definire delicati è poco. La distribuzione dei vaccini. Ancora oggi il protocollo che avevamo richiesto sin dai primi giorni non ci pare così definito. Sentiamo parlare di riduzione delle emissioni ambientali perché, e non possiamo che convenire sul tema di fondo, l’impegno principale della Commissione Europea ed anche del nostro Esecutivo è ricondurre le missioni al di sotto di una certa soglia (il 55%). Possibile che non si riesca a comprendere che il vero problema della gente innanzitutto e dell’economia più in generale sia quello dare del lavoro alle persone e aiuti finalizzati alle imprese?
Possibile esistano dei furbi che continuano a produrre inquinamento e paesi, come l’Europa che necessita di rilanciare la propria economia che invece deve auto imporsi modalità che impattano sulla competitività?
E’ infine possibile assistere ad un continuo mutare delle decisioni sulla diffusione del virus senza che i dati siano resi pubblici. Siamo all’assurdo che dopo avere annunciato che prima del Natale tutta l’Italia sarebbe stata inserita in “zona gialla” e senza che si siano registrati incrementi rilevanti annunciare un nuovo lockdown che di fatto impatterà sui sistemi produttivi e sull’intera vita economica del Paese. Meno consumi, significa ridurre la produzione e conseguentemente i trasporti. Onestamente mi sembra di trovarmi su un aeromobile pilotato da un ubriaco.
A mio avviso, senza persone capaci che assumano la guida del Paese, dobbiamo prepararci a tempi non facili.
Paolo Uggè