Ruote d'Italia: "connessioni e accessibilità le due condizioni per dare sviluppo al Paese"

Ruote d'Italia: "connessioni e accessibilità le due condizioni per dare sviluppo al Paese"

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21 ottobre 2020

Se ne parla da tempo e per la verità è dal  2015 che i governi che si sono succeduti hanno annunciato che il tema della piattaforma logistica sarebbe stata una priorità del loro programma. Così non è stato. Proprio in questi tempi il documento di aggiornamento di Economia e Finanza sta dimostrando come i temi della logistica siano stati per lo più annunci e non fatti.

Iniziamo dal Piano della logistica che risale all’aprile 2006. Le tanto decantate iniziative non trovano traccia nei documenti ufficiali approvati e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. L’ultimo atto che affronta il tema della logistica pubblicato sulla Gazzetta ufficiale è quello approvato dal Cipe e risale appunto al 2006. Altro non si trova. Ma vi è di peggio. Con gli 80 euro decisi per dare supporto ai bassi salari sono stati erogati circa 10 miliardi all’anno dal 2015 al 2017 e tra reddito di cittadinanza e quota 100 ogni anno abbiamo impegnato 12 miliardi di euro. Queste scelte molto demagogico-elettorali hanno impedito l’avvio delle opere che invece erano previste per essere destinate alle infrastrutture. Per essere chiari i governi di quegli anni hanno, ed  i dati parlano chiaro, destinato 74 miliardi in conto esercizio piuttosto che in conto capitale.

Se poi diventa concreto il rischio che potremo usufruire delle risorse europee più verso la fine del 2021 che agli inizi, come invece trionfalmente annunciato, dovremo soffrire parecchio. Se vogliamo essere più concreti un esempio triste ci viene dal Piano Porti che il ministro Del Rio ha varato. A parte che il tema della logistica deve appartenere ad un disegno complessivo di sistema, (aspetto che era in modo inequivocabile evidenziato da Conftrasporto), non possiamo che constatare quanta strada sia ancora da percorrere per avviarlo. Parlare di un coordinamento nazionale e poi dover constatare come il Comitato di coordinamento non ha di fatto prodotto granché significa che ancora una volta un’ idea, o meglio, un piano di coordinamento sono di fatto rimasti un concetto che possono essere anche considerati un inizio ma che non hanno prodotto alcun risultato concreto.

Così il nostro Paese non risolverà i problemi della connettività e della accessibilità. Il sistema produttivo non riuscirà a recuperare il grado di competitività e molto probabilmente la delocalizzazione tornerà ad essere un fenomeno in espansione insieme alla ricerca di personale a costo inferiore nei Paesi dell’Est il che potrà solo danneggiare i nostri lavoratori. Un quadro inquietante che si aggiunge alle misure stupide che stanno introducendo in alcune regioni che non limitano le libertà individuali e metteranno in difficoltà molti operatori, in tutti i settori. Queste idee di coprifuoco, la chiusura dei bar, ristoranti, centri commerciali, farà esplodere forme di protesta e non produrrà risultati concreti. Si liberino le strade dai divieti assurdi, introdotti per favorire i monopattini e le biciclette, si istituiscano due turni nelle scuole, si vietino assolutamente le forme di assembramento, ma non si limitino le attività che consentono al Paese di essere vivo.

Paolo Uggè

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