Ruote d’Italia: “correttezza e prudenza nell’informare”

Ruote d’Italia: “correttezza e prudenza nell’informare”

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22 giugno 2022

Una regola che non dovrebbe mai venire meno da parte di chi fa informazione è quella di assumere, a guida del proprio operato, i valori dell’onestà, dell’attendibilità e della cautela. E questo non vale solo per i media, ma anche per tutte quelle realtà – corpi intermedi in testa - per le quali la comunicazione è un’attività, se non primaria, comunque essenziale. Per quanto ci riguarda, notiamo che, intorno al tema degli sviluppi riguardanti le misure e gli stanziamenti a favore del settore dell’autotrasporto, si sta addensando una nube di disinformazione e fake news.

Questo caos informativo non aiuta. Così come, quanto ci si sente indisposti, la strada migliore non è certo quella di fare riferimento agli stregoni, bensì ai medici specialisti, allo stesso modo, quando si cercano informazioni veritiere, è bene rivolgersi a fonti affidabili piuttosto che ai ciarlatani. Nel nostro caso la confusione, creata e diffusa per lo più ad arte, è un’arma per vanificare i risultati che le federazioni responsabili hanno perseguito e raggiunto nel complesso confronto con il Governo.

Non siamo così sprovveduti da pensare che si sia risolto tutto, ma dal punto di vista economico le ultime notizie fornite dal MIMS non sono così negative come qualcuno vorrebbe far credere. In questo momento è prioritario fornire sia alle imprese che alle associazioni sul territorio, notizie il più possibile precise e affidabili. Ritengo che, da questo punto di vista, la nostra Fai non sia seconda a nessuno. Quando riportiamo i fatti, evitiamo di seminare incertezze che portano sostegno a chi vuole intorbidire ciò che invece è limpido. Non riporto la cifra complessiva di quanto nell’anno in corso il mondo dei trasporti e della logistica ha ricevuto. Certo è che tale cifra, per quanto consistente, non potrà bastare mai se si vogliono assecondare i desiderata e i capricci di tutti. Vi sono ad esempio alcuni operatori che si riforniscono di carburante in altri Paesi - dove il costo è sicuramente più contenuto - e poi pretendono di ricevere, per tali acquisti, la compensazione tramite credito d’imposta, anche a costo di rallentare ulteriormente le già complesse operazioni per l’erogazione dei ristori. Vi è anche chi, per la sola paura di perdere i bonus per il trasporto intermodale, organizza momenti di incontro senza aver mai preso parte alle trattative col Governo. Forse le dichiarazioni attribuite al Ministro Giovannini li hanno preoccupati. Per questi illustri imprenditori, perdere quegli incentivi dei quali fanno incetta è preoccupante. Tutte queste segnalazioni non mirano a generare incomprensioni, ma a ribadire che si deve assolutamente evitare di farsi del male da soli. È senz’altro comprensibile che ognuno possa pensare istintivamente che i propri problemi siano più importanti di quelli degli altri e che i propri interessi vengano prima dell’interesse generale. Poi però, facendo uno sforzo di maturità e ragionevolezza, è anche doveroso riconoscere che così non è! Inoltre, ho già avuto modo di dirlo, l’Associazione non è un sarto su misura. Nell’operare deve rappresentare l’insieme delle imprese aderenti. Quindi, è giusta e benvenuta ogni richiesta di chiarificazione; da evitare, invece, quelle che non tengono conto dei principi generali e che tendono ad ingenerare sfiducia nei confronti di chi, talvolta anche sbagliando, opera per cercare le soluzioni migliori per la maggior parte. Se chi esercita l’attività della rappresentanza si sente mancare la fiducia dei propri rappresentati - e non per delle deficienze effettive nel proprio operato, ma per la credulità che questi ripongono nelle dicerie -, può perdere la carica e la motivazione necessarie a condurre un negoziato.

“Cinquanta anni fa ho partecipato ai primissimi incontri della Fai ed ho capito subito che non l’avrei mai più lasciata. Perché non era solo una associazione libera e con grandi idee, ma anche una grande famiglia”. Chi ha pronunciato queste parole è stato Duilio Balducchi, già Presidente onorario della Federazione, prima che il maledetto virus ce lo portasse via. Lo ricorderemo venerdì prossimo a Bergamo, in occasione del nostro Consiglio Nazionale. Balducchi Duilio: un operatore innamorato della propria attività e della Sua federazione. Aveva compreso che isolandosi, facendosi logorare dall’invidia e diffondendo dubbi, si fa il gioco di chi ci vuole deboli per trarne i migliori vantaggi. Una lezione da non dimenticare ogni volta che viene voglia di mettere in discussione il sistema federativo. Questo non significa che si debba ricercare a tutti i costi l’unanimità, significa che occorre combattere ogni giorno per estirpare da noi stessi e dal nostro consesso il germe dell’egoismo utilitarista, significa impedire che illusioni e illazioni dilaghino, significa astenerci dall’imboccare la strada della discordia, che porta solo alla dissoluzione.      

 

Paolo Uggè

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