Ruote d’Italia: “parole, parole, parole... O (forse meglio) annunci, annunci, annunci...”
Ruote d’Italia: “parole, parole, parole... O (forse meglio) annunci, annunci, annunci...”
Sempre più in questi ultimi mesi mi torna alla mente la famosa canzone che la grande cantante Mina lanciò il 13 aprile del 1972 e che, con Alberto Lupo, divenne un successo travolgente per quei tempi.
Perché recentemente quel testo mi sovviene sempre più? Certo, è pur vero che ora il titolo si dovrebbe trasformare in: “annunci e parole”. L’ispirazione viene da quel famoso brano di musica leggera ma i protagonisti di oggi, purtroppo, non ci deliziano allo stesso modo. Leggendo le esternazioni di alcuni dei componenti del Governo in carica, siano esse rilasciate in occasione di convegni o a mezzo stampa, è quasi impossibile non pensare a quel refrain. La differenza è che, mentre in quegli anni gli italiani si divertivano, oggi hanno forti ragioni di preoccupazione.
Ho già avuto modo di evidenziare come sulla effettiva realizzazione delle opere previste dal PNRR siamo molto lontano dagli impegni assunti e quanto questo rischi di portarci ad interventi comunitari non propriamente positivi per le nostre disponibilità finanziarie.
In questi ultimi giorni sembra infine riaperto, forse in vista delle prossime elezioni, il tema delle infrastrutture, tra le quali non poteva mancare il famoso “Ponte sullo Stretto”. Ricordo solo che l’opera consentirebbe di unire il popolo siciliano, che sconta non poco i disagi della condizione insulare, con il resto del Continente. Una classe politica che non riesce ad immaginare quale enorme ricaduta sociale tale progetto potrebbe avere, dovrebbe porsi domande sulle sue capacità di prospettiva. Affermo questo in quanto ho potuto assistere a convegni nei quali si dissertava sulle opere e sulle risorse destinate al Mezzogiorno del Paese, ma non mi è capitato di cogliere riferimenti precisi ad un’infrastruttura centrale quale quella del Ponte sullo Stretto di Messina. Sorge il sospetto che la nostra classe politica conti sulla scarsa conoscenza che i cittadini hanno dell’iter previsto per la realizzazione delle grandi opere e cerchi di tirarla per le lunghe parlando di “progettazione”, “studio di fattibilità”, “messa a disposizione delle risorse”, senza mai indicare un termine effettivo per la conclusione dei lavori.
D’altronde, gli studi sull’effettiva utilità sociale e sulla fattibilità del Ponte sullo Stretto sono in corso ormai da decenni ed hanno sempre dato esito positivo. Forse solo in pochi ricorderanno che l’approvazione del progetto da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici avvenne già nel 1992. Infine, dopo numerosi dibattiti e ulteriori verifiche, nel 2006 fu redatto il contratto tra la società dello Stretto di Messina S.p.a. e Impregilo, a seguito di una gara internazionale. Nel 2009, tuttavia, la delibera n° 24 della Corte dei Conti, mise in rilievo alcune difficoltà sulla progettazione legate “alla mancanza dei termini di paragone”. Nel 2011 la società Stretto di Messina approvò il progetto definitivo. Tutto a posto? Niente affatto! Perché il Governo, nel 2012, con la Legge n. 221, chiese la verifica della sostenibilità del piano finanziario. Purtroppo, la società non diede seguito alla richiesta suddetta entro il termine perentorio del 1° marzo 2013 e venne messa in liquidazione. Si aprì, come è ovvio, un contenzioso legale che penso sia tuttora in corso.
Potremmo proseguire ancora oltre con la cronistoria delle assurdità che hanno ostacolato, fino ad oggi, la realizzazione di questa opera fondamentale, ma ci faremmo solo del male. Ritornando solo un momento a ritroso nel tempo, mi sembra illuminante la risposta che il Commissario europeo Karel Van Miert diede ad un parlamentare che contestava la suddetta opera: ”abbiamo collegato con un ponte lungo 16 chilometri Malmö con Copenaghen”. Insomma, gli scandinavi non hanno esitato a mettere in piedi un’opera titanica per collegare la Svezia con la Danimarca (che contano rispettivamente 10 e 5 milioni di abitanti) e noi rimaniamo inerti di fronte all’ipotesi di realizzare un collegamento stabile di soli 3 chilometri, che potrebbe unire una realtà territoriale di 6 milioni di abitanti (la Sicilia) con una di 54 milioni? Vale anche la pena evidenziare che, senza il Ponte, la stessa utilità della dorsale tirrenica dell’altra velocità, in realtà, diventa discutibile.
Il Ponte di Ørensud, che collega Svezia e Danimarca, è stato terminato in soli 4 anni, a dimostrazione di come, anche nel vecchio Continente, le cose possano essere fatte bene e in tempi celeri, purché ci sia la volontà di farle...
Lascio che siano i miei lettori a trarre le conclusioni degli argomenti esposti in questo numero di “Ruote d’Italia”. Come ricorda il titolo, da troppo tempo sentiamo solo “Parole, parole, parole”... ma come mai coloro che notte e giorno pontificano sul PNRR e sullo sviluppo del Mezzogiorno, preferiscono non menzionare e non sostenere questo progetto così strategico? In questi giorni alcuni giornali hanno ripreso il tema del Ponte sullo Stretto. Speriamo non sia la solita solfa di natura politica.
Paolo Uggè