Ruote d’Italia: “Conftrasporto per una logistica più sicura”

Ruote d’Italia: “Conftrasporto per una logistica più sicura”

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23 giugno 2021

Nonostante lo stupore di molti. Nonostante gli articoli di cronaca la collochino tra gli esiti imprevedibili di un fenomeno contemporaneo, la tragedia di Biandrate non è la meteora che cade improvvisa, ma il risultato una serie di azioni commesse in consapevole violazione delle regole da una parte, e di una pericolosa sottovalutazione del fenomeno dall’altra.

È un’involuzione cresciuta indisturbata, senza neanche troppi controlli, e le cui conseguenze - sulle quali Conftrasporto ha messo in guardia più di una volta in questo decennio – sono state sistematicamente ignorate.

Quella di Adil Belakhdim è la cronaca di una morte annunciata: i segnali c’erano tutti, ma in molti non hanno voluto vedere. Conftrasporto l’allarme l’aveva lanciato da tempo, ma in molti non hanno voluto ascoltare.

Il pericolo nasce dalla violazione dei contratti collettivi nazionali (il mondo della logistica ha rinnovato il suo proprio recentemente), nell’esasperazione dei termini di consegna delle merci, nell’inosservanza dei tempi di guida e di riposo degli autisti, negli appalti assegnati e ottenuti sulla base del massimo ribasso, nel proliferare incontrollato di cooperative improvvisate, che spuntano come funghi, spesso ‘velenosi’, per scaricare sui sub-vettori le esigenze di lucro delle loro aziende. Un gioco al ribasso che avvelena il mercato con pratiche di concorrenza sleale e che rimbalza, di tassello in tassello, fino all’ultima pedina di questo ‘sistema’ malato: i lavoratori che se ne vogliono affrancare da un lato, gli autisti che devono fare presto per non perdere il lavoro dall’altro.

È così che due facce della stessa medaglia, con le loro azioni e reazioni prodotte dallo stesso sistema, si ritrovano una contro l’altra, avversarie loro malgrado, in una sorta di ‘mors tua, vita mea’, dove a rimetterci non è mai chi tiene le fila.

In questa vicenda, già vissuta almeno un’altra volta negli ultimi anni, il camionista ha sbagliato forzando il blocco, ed è giusto che ora sia in carcere. Ma aveva di sicuro dei tempi da rispettare e probabilmente temeva di non riuscirci. È molto probabile che il suo committente gli avesse detto di arrivare a destinazione entro una certa ora e se non ci fosse riuscito avrebbe dovuto pagare delle penali.

È in atto una guerra di concorrenza tra i piccoli operatori che vogliono risparmiare sul trasporto, e fanno a gara per individuare il soggetto che possa soddisfare le esigenze del mondo produttivo con i prezzi più bassi per avere ritorni economici più alti possibile. Quello che manca, e che consente a questo ‘sistema’ di avanzare ed espandersi, sono i controlli, una rete serrata e costante, che intercetti i comportamenti nocivi.

L’articolo 7 del decreto legge 286 del 2005 dice che, quando dalla violazione del Codice della strada avvenuta alla guida di un mezzo pesante derivino la morte di persone o lesioni personali gravi o gravissime, devono scattare immediatamente le verifiche su tutti i soggetti della filiera (vettore, committente, caricatore e proprietario della merce), per stabilire se siano state rispettate le leggi, dai costi minimi di esercizio ai tempi di guida e riposo, agli accordi sulla responsabilità condivisa. Auspico, e immagino, che questi controlli siano stati effettuati.

In questo scenario si innestano nuove dinamiche sindacali fra organizzazioni tradizionali e nuove sigle che, come i Sì Cobas che venerdì manifestavano a Biandrate, cercano una loro collocazione ricorrendo spesso ad azioni eclatanti (per usare un eufemismo) che comportano non pochi rischi.

Soprattutto, in questa vicenda - tra le condivisibili dichiarazioni del Premier Draghi, del ministro Orlando e del presidente della Camera Fico – abbiamo notato il disarmante silenzio del ministro alle Infrastrutture e alla mobilità Sostenibili Giovannini.

Paolo Uggè

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