Ruote d'Italia: "il livello di guardia ormai è raggiunto"

Ruote d'Italia: "il livello di guardia ormai è raggiunto"

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31 marzo 2021

Settimana di passione quella che stiamo vivendo. È un concetto universale che, anche quest’anno, tocca sia coloro che sono credenti che quelli che non lo sono. (ci si perdonerà l’accostamento che non intende certo offendere i credenti).

Pensavamo tutti di poter celebrare finalmente una Pasqua di “resurrezione” sia dal punto religioso sia per la ripresa delle attività delle nostre imprese. Ma non è così. Le limitazioni “stupide” sono in essere ancora e sia i cittadini che gli imprenditori continuano ad essere assoggettati a norme di razionalità, dubbia, oltre che di costituzionalità incerta.

I negozi, ristoranti, attività sportive, alberghi, coprifuoco e spostamenti continuano a subire decisioni che il “sinedrio” degli esperti impone. Il fatto è che non si registra una reazione adeguata sia da parte delle rappresentanze che, invece di chiedere la ripresa delle attività, pur se controllate, si limitano ad invocare, salvo eccezioni, misure economiche. Dire che l’entità degli interventi sia più rapportabile a mance non è poi così lontano dalla realtà a sentire gli operatori. Non solo i  dati dimostrano come queste siano insufficienti a coprire i danni che gli operatori ed i cittadini subiscono, ma i ristori stanziati che, in molti casi arrivano dopo mesi, lasciano pur sempre irrisolto un problema collegato con i principi democratici più sentiti, quali le libertà di intraprendere ed il diritto alla mobilità. Insomma di vivere.

Possibile che non ci si renda conto, soprattutto di fronte ad esempi di Paesi a noi vicini che hanno evitato di applicare forme di lockdown esasperato (ad es. Svizzera, la Svezia, Estonia, Finlandia, etc) che i blocchi “ad minchiam” sono la soluzione peggiore per far ripartire un’economia? Nessuno riesce ad immaginare che senza, quella che tutti attendono: la ripartenza, anche se controllata, il Paese si avvia verso il declino e che le risorse comunque sono debiti che graveranno su tutti noi? Così si sprecano soldi e si mortifica il lavoro di cittadini, imprenditori ma anche lavoratori.

Nel governo, riportano i giornali, sembra esistano i “rigoristi” ma anche chi rischia di essere considerato un “utile idiota” che mira a mantenere la poltrona, come chi c’era prima. Non assumere posizioni contrastanti, rispetto alla politica dei divieti e cercare solo di mediare, fornisce infatti ai “rigoristi” più capacità e potere contrattuale e finisce con lo scontentar i cittadini.

La richiesta delle rappresentanze, quindi, non dovrebbe concentrarsi solo sulla richiesta di avere più risorse per fornire giusti aiuti economici alle imprese ma battersi innanzitutto per chiedere riaperture intelligenti e controllate, alle quali aggiungere risorse.

Anche chi sostiene rappresenta i lavoratori ed organizza iniziative di sciopero, contro il “bieco padrone” non dimostra di essere molto avveduto nelle proprie scelte. (del resto visto che vige lo stato di emergenza è sicuro siano legittime?) A parte che alcune iniziative sono più il frutto di competitività tra sigle sindacali non sempre comprese dagli stessi lavoratori. Ma cade nel ridicolo chi afferma, senza sapere come stanno le cose, che siano messi in discussione i diritti dei lavoratori, quando le soluzioni sono già a portata di mano e nessuno, o pochi, ne chiedono modifiche. I diritti e la libertà sindacali non sono certo messi in discussione. Se non si forniscono informazioni reali si prendono in giro lavoratori che non ritengo lo meritino. Così come non è corretto nei confronti ed imprese che con comunicati, forse frutto di una scarsa conoscenza, vengono accusate di insensibilità nei confronti dei loro collaboratori.

Oggi poi il mondo del lavoro e delle imprese non devono dividersi ma insieme organizzarsi per ottenere la ripresa delle attività e delle libertà che, pur se previste nei principi fondanti della Carta Costituzionale, sono limitate se non negate. Consentire al mondo politico di trovare spazi è un grave errore. Le forze sociali devono essere in grado di rappresentarsi e confrontarsi da sole.

Fronte comune contro chi sta danneggiando il Paese e nei confronti di chi non ha saputo prevedere quelle che sarebbero state le conseguenze delle mancate scelte. I ritardi degli interventi in alcune zone, colpite dal virus, carenze negli ospedali, etc. Questi drammatiche superficialità le stanno pagando le imprese, i loro collaboratori e tutti gli italiani.

Le ideologie o le campagne mirate per fornire ad alcuni gruppi finanziari elementi per lucrare sui cittadini sono da combattere perché determinano conseguenze dannose per tutti, siano essi lavoratori, o imprese ma soprattutto agli appartenenti alle categorie deboli.

Il Governo comprenda che cosi non si può più continuare. Il livello di guardia è ormai raggiunto. Occorrerà anche che alcuni governatori regionali finiscano di ricercare visibilità sulle spalle della gente. Questa è una situazione dalla quale si può uscire rapidamente se si lasciano da parte ideologie e demagogia e si assume tutti insieme il senso di essere parte di una Comunità.

Paolo Uggè

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