Ruote d’Italia: “verso un accordo vero o la resa dei conti si avvicina”

Ruote d’Italia: “verso un accordo vero o la resa dei conti si avvicina”

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9 marzo 2022

Il clima di grave inquietudine che da settimane investe l’autotrasporto, sembra orientarsi verso un peggioramento significativo. Purtroppo, personaggi in cerca della sola visibilità, nonostante abbiano sulla coscienza qualche pesante fallimento negli anni trascorsi, stanno in modo irresponsabile soffiando sul fuoco del malcontento diffuso tra gli operatori del trasporto.

Unatras incalza da giorni il governo per ottenere, nei tempi più brevi possibili, delle misure che riescano a mitigare o contenere questa situazione, determinatasi a causa dell’esplosione del prezzo del gasolio e della mancata attuazione, negli anni passati, dei provvedimenti necessari. Era da tempo che Unatras lanciava l’allarme e purtroppo la situazione è esplosa in un periodo particolarmente delicato. Si deve tuttavia sottolineare che le soluzioni perseguite non realizzeranno, dalla sera alla mattina, tutte le aspettative legittime della categoria. Oggi occorre da un lato definire misure che abbiano un effetto immediato, dall’altro gettare le basi per cambiamenti strutturali che durino nel tempo, inaugurando finalmente quel tanto agognato tavolo delle regole che deve riannodare i fili del dialogo tra Ministero e categoria e determinare le condizioni migliori possibili per l’esercizio dell’attività di trasporto merci.

Perché tutto questo sia possibile, bisogna tuttavia sgombrare il campo da alcune falsità. Innanzitutto, occorre dire che mente chi sostiene che Unatras avrebbe sottoscritto un accordo col Governo e sarebbe soddisfatta degli 80 milioni che sono stati destinati al settore. La messa a disposizione di queste nuove risorse, che integrano i 240 milioni già stanziati per il prossimo triennio, è stata valutata come un inizio, che doveva però essere prodromo ad altri interventi, sia sulle regole che su altri fronti.

Occorre inoltre ricordare che le drammatiche congiunture che stiamo vivendo sul piano internazionale, impongono a tutti di agire con senso di responsabilità. Può forse il settore immaginare oggi di risolvere i propri problemi con un fermo dei servizi? Chi lo sostiene prende in giro la gente. Unatras, in quanto rappresentanza responsabile, non è disposta a farsi prendere in giro né dall’Esecutivo né da certi “Masaniello” e per questo ha individuato iniziative più opportune per tutelare gli interessi della categoria. L’azione di fermo oggi rischierebbe di essere fine a sé stessa (e dovrebbe in ogni caso seguire i dettami del codice di autoregolamentazione in vigore). D’altro canto, siamo consapevoli che non si può pretendere che i nostri imprenditori offrano i loro servizi in perdita ed è quindi naturale attendersi che essi scelgano, stanti le attuali condizioni, di rinunciare alle commesse e di lasciare le macchine ferme. Chi è al governo dovrà pertanto valutare le conseguenze di un’azione che si potrebbe chiamare #IoStoSulPiazzale. Riduzione del gettito fiscale e degli introiti derivanti dall’uso delle infrastrutture, aumento delle richieste di accesso alla cassa integrazione per il personale e, infine, agevolazione della concorrenza da parte delle imprese estere: ecco quello che accadrà nel momento in cui le imprese di autotrasporto saranno costrette a spegnere i motori. Quelli che vedono nella digitalizzazione (funzione peraltro utilissima e da potenziare) la panacea di tutti i mali, devono però sapere che le merci continuano a spostarsi su strada, su treno o su nave. Senza i trasporti, la digitalizzazione serve a poco. Occuparsi della candidatura di Roma come sede di EXPO 2030 per lo sviluppo sostenibile è sicuramente importante, ma come si può non comprendere che oggi esistono problemi da risolvere immediatamente, se non si vuole che tutto sfugga di mano?

Noi faremo la nostra parte con responsabilità, ma è necessario che i nostri interlocutori istituzionali facciano altrettanto. Vi sembra logico che in una situazione come l’attuale, l’Autorità dei Trasporti non abbia la sensibilità di differire di un altro anno l’entrata in vigore del contributo dovutole dagli autotrasportatori in forza di un nefasto emendamento al “Decreto Genova”? È difficile comprendere un simile cinismo. Ma l’Esecutivo, rispetto a ciò, come si pone?

 

Paolo Uggè

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