SANGALLI: "SIAMO CONVINTI CHE L'ITALIA CE LA POSSA FARE"
SANGALLI: "SIAMO CONVINTI CHE L'ITALIA CE LA POSSA FARE"
Sangalli: "siamo convinti che l'Italia ce la possa fare"
"Siamo convinti che l'Italia ce la possa fare. Con un supplemento di responsabilità da parte di tutti: da parte della politica e delle forze sociali. Condividendo un progetto per il Paese, fondato sulle risorse di cui l'Italia dispone. Condividendo, senza dirigismi e con una concezione dello Stato liberale e aperta alla sussidiarietà, uno schema di gioco vincente". Lo ha affermato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nel corso del suo intervento in occasione dell'incontro con il segretario dei Ds Piero Fassino sottolineando che la "partita della sfida della competitività da soli non la si vince".
Nell'evidenziare alcuni punti del programma dell'Unione, Sangalli sottolinea come sia un 'po' tranchant' il giudizio di 'arretratezza' che "viene riservato al terziario del Paese. Perché questo terziario non è certo una 'foresta pietrificata'; perché cambiato e continua a cambiare: basti pensare, ad esempio, a quanto è avvenuto nella distribuzione commerciale dopo la riforma del '98. E, soprattutto, queste trasformazioni e innovazioni del terziario si sono fin qui prodotte quasi 'nonostante tutto'. Nonostante, cioè, il ritardo nel riconoscimento da parte della politica economica della rilevanza della questione dei servizi. Un ritardo, ovviamente, non casuale. Figlio di un modello di sviluppo tutto incentrato sul settore manifatturiero e sui 'campioni nazionali', veri o presunti che fossero".
Del resto, ha aggiunto Sangalli, "è poi lo stesso programma dell'Unione che riconosce la necessità di una politica industriale 'intesa in un'accezione più ampia, dovendosi attribuire alla politica dei servizi un ruolo non inferiore alla politica industriale in senso stretto'. Quale politica per i servizi, dunque? Le liberalizzazioni, certo. La concorrenza, certo. Non ci spaventano: né le prime, né la seconda. Perché con la concorrenza le nostre imprese fanno i conti ogni giorno. Perché di concorrenza, nel mercato dell'energia, nei servizi bancari e nelle assicurazioni, nelle professioni, le nostre imprese hanno certamente bisogno".
Ma, ha osservato il presidente di Confcommercio, "la politica della concorrenza non esaurisce la gamma degli strumenti di politica economica che bisogna mettere in campo per affrontare e vincere la sfida della competitività. Per affrontare e vincere questa sfida, occorre che i residui 'campioni nazionali' siano spinti a misurarsi con il terreno di gioco più ampio dell'Europa e del mercato globale. Ed occorre che il tessuto delle Pmi sia riconosciuto come una risorsa sulla quale puntare".
Con un sistema-Paese ''fiscalmente piu' competitivo, affrontando la questione della riduzione del cuneo fiscale e contributivo, dell'Irap che penalizza le imprese ad alta intensita' di lavoro, delle aliquote Iva per il turismo, della fiscalita' di vantaggio per il Mezzogiorno''; ''che confermi la scelta di investire sulla realizzazione delle infrastrutture e lo faccia 'senza se e senza ma'''; ''che confermi di credere nella flessibilita' dei rapporti di lavoro e che, certo, faccia tutto quello che occorre, affinche' la flessibilita' combatta la precarieta' e non la generi''; ''che riconosca il valore del pluralismo imprenditoriale e che favorisca le aggregazioni di rete e di distretto delle Pmi''.