Spiagge, concessioni prorogate solo fino al 2023

Spiagge, concessioni prorogate solo fino al 2023

Una sentenza del Consiglio di Stato stabilisce che dal primo giorno del 2024 il settore dovrà essere aperto alla libera concorrenza. Sib: “decisione sconcertante prima ancora che sconvolgente”.

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25 novembre 2021

Dal primo gennaio 2024 le spiagge dovranno essere aperte alla libera concorrenza. Lo stabilisce una sentenza del Consiglio di Stato in base alla quale l'attuale regime di proroga delle concessioni sarà valido fino al 31 dicembre 2023. Il termine è perentorio e una volta scaduto "tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente se via sia – o  meno - un soggetto subentrante nella concessione".

Bocciata di fatto, dunque, la proroga per un quindicennio delle concessioni introdotta nel 2018 con la legge di bilancio ma, "al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere", per consentire di predisporre i bandi e "nell'auspicio che il legislatore intervenga a riordinare la materia", le concessioni continueranno a essere efficaci per altri due anni. Secondo l’organo di vertice della giustizia amministrativa, infine, "deve escludersi la sussistenza di un diritto alla prosecuzione del rapporto in capo gli attuali concessionari", che potranno partecipare alle gare che dovranno essere bandite.

Sib: “decisione sconcertante prima ancora che sconvolgente”

“Ci riserviamo di leggere con la dovuta attenzione e deferenza le motivazioni della sentenza del Consiglio di Stato sulle concessioni demaniali marittime, all’esito del quale decideremo le iniziative da intraprendere per la tutela di decine di migliaia di famiglie di onesti lavoratori gettate, oggi, nell’angoscia più totale per la prospettiva di perdere il lavoro e i loro beni”. È il commento  di Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe-Confcommercio, che definisce comunque la sentenza “sconcertante prima ancora che sconvolgente perché si discosta da consolidati orientamenti giurisprudenziali, anche costituzionali, a tutela della proprietà aziendale, del lavoro e della certezza del diritto”.

“Come abbiamo sempre chiesto - ha concluso il presidente del Sindacato - spetta al legislatore e non ai giudici trovare il giusto bilanciamento fra la tutela della concorrenza e quella dei diritti fondamentali dei concessionari che, con questa sentenza, sembrano essere stati calpestati”.

 

Riforma del demanio, le imprese balneari chiedono l’avvio di un confronto

"Le imprese balneari sollecitano Governo e Parlamento ad avviare un confronto per definire in tempi rapidi una riforma del demanio individuando il giusto equilibrio tra i principi della concorrenza e la doverosa tutela degli attuali concessionari". Lo chiedono in una nota congiunta le sigle maggiormente rappresentative del settore balneare: Sib Confcommercio, Fiba Confesercenti, CNA Balneari, Imprese Demaniali Confartigianato e Federbalneari Italia. "Occorre scongiurare – proseguono le Associazioni - un pesante impatto sociale ed economico su 30mila imprese balneari italiane, sul loro indotto e sull'ecosistema turistico costiero, che rischiano di essere messe in liquidazione dopo la difficile ripartenza a causa della pandemia e aver realizzato rilevanti investimenti ancora da ammortizzare per continuare ad assicurare un'offerta di servizi turistici balneari di alta qualità, capace di attirare clienti e turisti nazionali e internazionali". 

 

Al Senato incontro positivo con il Pd

L’11 novembre scorso una rappresentanza del Sib ha incontrato alcuni esponenti del Partito Democratico dopo la sentenza del Consiglio di Stato che rischia di rappresentare un colpo mortale per il settore. “Decine di migliaia di famiglie sono in angoscia per il rischio di perdere il lavoro e i loro averi. È ora che la politica e le istituzioni si assumano le loro responsabilità mettendo in sicurezza amministrativa un settore cruciale del turismo italiano, composto non da capitani d'industria dai forzieri ricolmi, ma da famiglie di onesti lavoratori”, ha dichiarato il presidente Antonio Capacchione.

 

Capacchione: “si rischia un errore storico dai risvolti catastrofici”

"Lo abbiamo ribadito con decisione, più volte e da molto tempo, che c'è la necessità urgente di una legge che bilanci i diritti degli attuali concessionari con la concorrenza. Diversamente si rischia di commettere un errore storico dai risvolti catastrofici sia dal punto di vita  economico che sociale". È il commento di Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe-Confcommercio, sulle parole di Sonya Gospodinova, portavoce della Commissione per il Mercato Interno della Ue, per la quale Bruxelles "segue con molta attenzione" la questione delle concessioni balneari e "si compiace della sentenza del Consiglio di Stato, che conferma la posizione della Commissione e anche l'ultima sentenza della Corte di Giustizia. Le autorità italiane devono procedere ad una riforma del sistema e devono assegnare i contratti di concessione in modo trasparente e non discriminatorio".

"È opportuno tener presente, infatti, che la sentenza del  Consiglio di Stato riguarda non solo gli imprenditori balneari o il demanio marittimo - continua Capacchione - ma afferma un  principio che riguarda tutti i beni pubblici il cui uso  determina una occasione di guadagno per operatori privati. Pertanto si applica non solo alla nostra categoria o agli ambulanti, ma, piuttosto, i primi a doversi preoccupare sono  proprio i titolari dell'occupazione di suolo pubblico: edicole, dehors, sedie e tavolini davanti a bar e ristoranti”. "Bisogna assolutamente evitare superficialità o approssimazione - conclude il presidente del Sindacato dei  balneari - oggi c'è da difendere non solo la nostra balneazione  attrezzata, ma l'intero sistema Italia".

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