“#SOSbollette – Non spegneteci!”, la campagna social di Confcommercio  

“#SOSbollette – Non spegneteci!”, la campagna social di Confcommercio  

La Confederazione lancia un grido d'allarme: in Europa le nostre imprese pagano il "conto" più alto. Sangalli: "Subito confronto con il governo e sostegni ai settori più colpiti".

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21 marzo 2023

#SOSbollette, l'iniziativa di Confcommercio

Confcommercio, nel solco della sua "mission" storica, è da sempre impegnata nel sostegno delle imprese del terziario, commercio, del turismo, dei servizi e del trasporto. Dunque, anche per contrastare gli effetti del caro energia sulle bollette, che hanno raggiunto livelli insostenibili per cittadini e imprese, la Confederazione scende in campo lanciando la nuova campagna social di Confcommercio “#SOSbollette – Non spegneteci!” per rafforzare la richiesta di misure e interventi d’urgenza.

 

Confcommercio sul caro energia

Dopo la richiesta di Confcommercio il primo aprile scorso è partito l'attivazione del Servizio a Tutele Graduali per microimprese e utenti domestici che non hanno ancora scelto un fornitore.

"Le imprese infatti - ha commentato Confcommercio in una nota - continuano a preferire la maggior tutela proprio perché fornisce maggiori certezze e garanzie in relazione al prezzo della fornitura, di fronte al forte rialzo dei valori all’ingrosso dell’energia elettrica a cui si sta assistendo in questi mesi. Del resto, i dati degli ultimi mesi confermano tale necessità. Secondo recenti rilevazioni dell’Osservatorio Energia Confcommercio, emerge chiaramente una minor convenienza del libero mercato rispetto al tutelato. A fine settembre 2022, la maggior tutela presenta valori più bassi rispetto a quelli del mercato libero: la tariffa elettrica, infatti, è di 0,66 €/kWh, mentre i prezzi del libero sono abbondantemente superiori a 0,75 €/kWh".

Paese

T1-22

T2-22

T3-22

T4-22*

Tot.

In % del PIL

Italia

5,53

21,79

17,01

14,21

58,4

3,25%

Francia

10

10

10,85

20,55

51,4

2,06%

Spagna

2,8

15,3

6,75

6,75

31,6

2,63

Fonte: Elaborazioni OCPI su dati nazionali dei singoli paesi e Bruegel

* Le somme stanziate per il quarto trimestre sono una stima

La crisi energetica sta mettendo a dura prova anche la sopravvivenza di decine di fornitori sul mercato libero che, con molta probabilità, non potranno continuare la loro attività nei prossimi mesi, creando così ulteriore instabilità a danno dei consumatori finali.

"Il caro bollette ci soffoca", ha commentato il presidente Carlo Sangalli in un'intervista sul QN, chiedendo al governo "più crediti d'imposta e continuità di sostegni nelle politiche pubbliche per scongiurare l'avvitamento della crisi".

Per approfondire ulteriormente visita anche la nostra pagina sull'Energia, con analisi, news e informazioni utili sul settore e l'articolo dedicato al Mercato libero dell'energia.

Le analisi di Confcommercio

Secondo i dati dell'ultimo Osservatorio dell'Energia, realizzata in collaborazione con Nomisma, a gennaio scorso sono arrivati alcuni segnali positivi dai mercati dell’energia, con un calo dei prezzi all’ingrosso di gas ed elettricità. Le quotazioni del gas naturale sono infatti scese a circa 55 €/MWh (livello registrato nel 2021 quando la guerra doveva ancora iniziare), mentre i prezzi dell’energia elettrica viaggiano stabilmente sotto i 200 €/MWh.

Si registrano le prime riduzioni del costo delle forniture di energia elettrica (-12%) e del gas naturale (-33%) anche per le imprese del terziario di mercato, ma il costo complessivo dell’energia rimane comunque ancora elevato. Nel 2023, infatti, la stima della spesa complessiva per la fornitura elettrica e del gas da parte delle imprese è pari a 38 miliardi di euro, in calo rispetto ai 41 miliardi del 2022 (grazie al calo dei prezzi delle commodities energetiche), ma rimane un valore ancora molto al di sopra dei 13 miliardi del 2021.

lampadina dentro un bar pasticceria

 

Sangalli: "Subito confronto con il governo e sostegni ai settori più colpiti" 

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha commentato l’analisi sui prezzi dell’elettricità per le imprese del terziario diffusa dalla Confederazione. “Anche se i prezzi del gas stanno diminuendo il caro energia resta l’emergenza più urgente da affrontare. Chiediamo al governo un confronto costruttivo con le forze sociali per avviare un piano strutturale in raccordo con l’Europa. E - come per la pandemia – sono necessari sostegni immediati per le imprese più colpite dalla crisi energetica”. 

 

 

 

FAQ Energia

Confcommercio è scesa in campo per rispondere alle domande e ai dubbi di imprese e famiglie. La pagina con le FAQ-Energia è attiva sul sito con tutte le risposte, aggiornate e curate dai nostri esperti del settore. Seguici per scoprire tutte le informazioni e le news sull'energia.
 

Sangalli: "Sull'energia il nuovo governo dovrà incalzare l'Europa"

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato con forza che "sull'energia il nuovo governo dovrà incalzare l'Europa, mentre sul Pnrr non basta rispettare i tempi: serve la sostanza. E le tasse sono ancora troppo alte: chiediamo un piano di legislatura". "Già in occasione della nostra assemblea pubblica dello scorso mese di giugno - ha detto Sangalli -  avevamo segnalato l'impatto durissimo della crisi energetica. Ciò che non ha fatto la pandemia al commercio ed ai servizi, rischiano ora di farlo costi energetici insopportabili".

 Secondo il presidente di Confcommercio, "da qui al primo semestre del 2023, sono a rischio chiusura circa 120.000 imprese con una ricaduta sull'occupazione nell'ordine di 370.000 unità. E la situazione, se non si trova urgentemente una soluzione soprattutto a livello europeo, potrebbe anche peggiorare nonostante ci sia una riduzione dei costi del gas all'orizzonte". "Al governo italiano - ha aggiunto Sangalli - chiediamo di agire con la stessa rapidità con la quale si è formato per introdurre al più presto un tetto ai prezzi a livello europeo, rafforzare i crediti di imposta, prolungando anche la loro durata, prevedere una ulteriore rateizzazione delle bollette, sostenere la liquidità delle imprese.”

 

Le iniziative del sistema e le "voci" delle Federazioni

Tra le iniziative del sistema di Confcommercio ricordiamo "Bollette in vetrina", un'operazione di trasparenza a livello nazionale lanciata da Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi, per accendere i riflettori sulla drammatica situazione che stanno vivendo i lavoratori del settore.  C'è poi da sottolineare il grido d'allarme e le principali richieste delle Federazioni aderenti a Confcommercio contro i rincari delle bollette di luce e gas.

Le interviste agli imprenditori

La crisi energetica sta colpendo pesantemente imprese e cittadini che usciti dalla tempesta del Covid si sono ritrovati quasi subito, a causa della guerra in Ucraina,  in un altro tunnel fatto di costi insostenibili che per molti significa chiudere l’attività o non arrivare a fine mese con il proprio stipendio.

Confcommercio segue da vicino l’evolversi della situazione e sostiene i propri associati chiedendo interventi urgenti alla politica affinché si intervenga per neutralizzare il peso delle bollette di gas e luce che stanno mettendo in ginocchio interi settori, in particolare quelli del commercio, della ristorazione e della distribuzione alimentare. Abbiamo deciso di dare voce proprio a quegli imprenditori che stanno lottando quotidianamente per “sopravvivere” e andare avanti.

Angelo Liberati, titolare Supermercato Conad dell’Aquila

 

Quanto incide il costo dell’energia sui conti economici del settore?

La nostra situazione è molto complicata. Per aziende di medie dimensioni come la nostra è davvero difficile fare fronte ai rialzi delle bollette elettriche che per fare un esempio a luglio e agosto sono aumentate del 400% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ad esempio a luglio 2021 l’importo era di 4200 euro mentre nello stesso mese di quest’anno siamo arrivati a 19870 euro. I nostri conti economici sono saltati”.

In che modo state cercando di risparmiare?

Non è così semplice in realtà. Come supermercato a noi non basta chiudere un’ora prima o spegnere qualche insegna luminosa, il nostro problema più grande è che il 45% della nostra merce fa parte della catena del freddo e non possiamo certo staccare i frigoriferi durante la notte”.

Quali sono le vostre richieste?

Serve un decreto immediato che sblocchi dei fondi importanti per consentire un reale abbattimento dell’Iva. Quindi secondo me sarebbe giusto dirottare alcune risorse del Pnrr destinante ad alcune opere pubbliche per sostenere le imprese e più in generale tutta la collettività in questo momento particolare”.

Quali sono i prodotti che rischiano di sparire dagli scaffali dei supermercati?

Sicuramente le difficoltà più grosse in questo momento riguardano l’acqua minerale data la difficoltà di reperire anidride carbonica. Poi c’è da considerare anche il tema delle materie prime di imballaggio che stanno influendo pesantemente sulla disponibilità di alcune referenze. Ad esempio, i concentrati di agrumi o le bevande refrigerate risentono di problemi con gli imballaggi in cartone e alluminio così come il cibo per gli animali domestici”

Fabrizio Fiorentini, panificatore "La Mattera" di Rieti

 

Quali sono le richieste del settore?

La richiesta principale è sicuramente il contenimento dei costi o meglio un maggiore controllo dei costi delle utenze. Ad oggi abbiamo una parte della produzione in deficit perché siamo arrivati a spendere di più per fare il pane che a venderlo. I panificatori fanno parte della filiera agricola, un settore largamente energivoro, e nel nostro mestiere spendiamo tanto sia per avere materie prime, ad esempio i mulini per fare la farina sono oramai tutti elettrici, che per lavorare la materia prima, penso ai forni o agli altri elettrodomestici. Siamo arrivati a spendere di più per la lavorazione che nella vendita dei prodotti. I nostri costi sono inoltre triplicati da un mese all’altro, nessuno ci aveva avvertito. Oggi più che mai serve un ente che abbia il governo di queste cose, che controlli gli aumenti delle utenze, dei costi e che ci sappia dire qualcosa anche sul futuro, se la situazione peggiorerà nei prossimi mesi”.

Quanto incide il costo dell’energia sui conti economici del settore?

“Prima incideva del 10%, ma con i rincari siamo arrivati al 20%. Qualsiasi tipo di utenza è triplicata rispetto a due mesi fa e questo ovviamente si va a spalmare sul costo dei prodotti. Non possiamo resistere in questa situazione, il pane non può aumentare del 20% ogni due mesi. Veniamo già da un momento di crisi in cui c’era già stato un adeguamento dei listini dei prezzi. Non si può andare avanti così, è insostenibile”.

In che modo state cercando di risparmiare?

Molti forni hanno iniziato a parzializzare la produzione. Noi purtroppo non possiamo perché abbiamo una domanda da soddisfare che non ci consente di interrompere o di panificare, ad esempio, a giorni alterni. Per il momento stiamo cercando di contenere gli sprechi e ridurre all’osso i costi essenziali. Cerchiamo di limitare al massimo tutte le spese, dall’energia, alle materie prime, persino per cose secondarie come il sapone””.

Anche voi avete aumentato i prezzi dei prodotti per rientrare con i costi?

Abbiamo dovuto adeguare i prezzi all’aumento dei consumi, sì, ma non per avere un maggiore margine di guadagno, ma per tentare di rimanere a galla, per sopravvivere. Ci sono però alcuni prodotti “essenziali” sui quali abbiamo cercato di non toccare quasi per niente il prezzo, penso ad esempio al pane di tipo comune, mentre per altri prodotti siamo stati costretti ad aumentare i costi. Questo perché vogliamo preservare la sensibilità della nostra clientela. Per le famiglie l’aumento del pane, che è un elemento molto importante della nostra spesa quotidiana, ha un impatto psicologico importante. Abbiamo già notato una riduzione del superfluo da parte dei nostri consumatori. Da qui la decisione di contenere i costi dei prodotti “essenziali”, per limitare il più possibile l’impatto psicologico dei nostri clienti”.

Giorgio Catalano, ristoratore del "Piccolo diavolo" di Roma

 

Come riuscite a fare fronte alla situazione?

Non è semplice perché ad esempio io con la mia attività non posso chiudere un’ora prima e perdere la clientela che sa che può restare fino ad una certa ora. Anche perché facendo così potrei risparmiare sul personale ma poi perderei dal lato dei ricavi. Quindi alla fine non ho molti margini di manovra anche perché nel nostro settore la concorrenza è comunque alta e quindi è possibile che se io chiudo in anticipo il ristorante vicino al mio magari decide di rimanere aperto”.

Anche voi avete aumentato i prezzi dei prodotti per rientrare con i costi?

Fino ad ora no, ma è possibile che a partire da novembre qualche piccolo ritocco saremo obbligati a farlo magari migliorando qualitativamente l’offerta di alcuni prodotti”.

Quanto incide il costo dell’energia sui conti economici del settore?

Le mie bollette si sono semplicemente triplicate passando dai 200-2500 euro abituali a 7000-7500 euro. E’ chiaro che in questa situazione tutto diventa piu complicato tenendo anche conto che bisogna pagare l’affitto del locale e i consumi non sono aumentati a parte l’afflusso molto alto dei turisti che finora almeno qui a Roma ci ha un po’ sostenuto”.

Quali sono le richieste del settore?

Credo che sia necessario un intervento “pesante” del governo per abbattere il peso delle bollette. L’ipotesi di una moratoria ad esempio non mi convince perché comunque si tratterebbe solo di una misura temporanea e poi in ogni caso prima o poi dovresti pagare.  Questa è una situazione diversa da quella pure assurda del Covid: lì avevi la sensazione che tutti stavano dentro la stessa barca, non si muoveva nulla per nessuno. Qui invece ci sono determinati settori che stanno pagando un prezzo altissimo e se le cose continuando così davvero non so come faremo a uscirne”. 

Antonella De Gregorio, "Hotel Mozart" di Roma
 

Quali sono le richieste del settore?

"Innanzitutto di calmierare i prezzi. Nel 2021 pagavamo 0,6 cent al kilowattore circa, adesso invece se siamo fortunati siamo arrivati a pagarne 0,30 cent. Rischiamo poi di arrivare a 0,74 centesimi nei prossimi mesi, sono dei costi insostenibili. Adesso siamo in alta stagione e quest’anno abbiamo anche avuto dei flussi buoni, ma man mano la situazione diventa sempre più drammatica. Tra poco saremo in bassa stagione e i flussi diminuiranno, mentre i costi aumentano sempre di più. Siamo preoccupati e angosciati. Il nostro settore è in affanno perché paghiamo i mesi del 2022 che non sono stati dichiarati lockdown, ma che fondamentalmente lo sono stati. Nelle città d'arte, ad esempio, il turismo è ripreso ad aprile. Paghiamo inoltre anche il pregresso, i debiti che abbiamo fatto in pandemia, dove almeno dal governo era arrivato qualche aiuto. Le banche non ci danno più credito, ci serve una mano anche su quel campo".
 

Quanto incide il costo dell’energia sui conti economici del settore?

"Dipende, per alcune utenze abbiamo un aumento del 30% per altre arriviamo fino al 300%. Il nostro settore, poi, è al centro di una macchia d’olio, perché abbiamo a che fare anche con molti costi indiretti: le lavanderie, le imprese edilizie, sono tutte aziende energivore e i loro costi maggiorati si ripercuotono su di noi. Tutto è aumentato". 


In che modo state cercando di risparmiare?

"In nessun modo, non è possibile risparmiare per noi. Per fortuna è bel tempo e ancora non servono i termosifoni, ma molti vogliono ancora l’aria condizionata nelle camere e i prezzi sono di alta stagione, quindi non possiamo diminuire i servizi. Cerchiamo di spegnere un po' di luci, di metterne qualcuna a tempo, di aggiungere più lampadine led. Abbiamo fatto anche investimenti importanti per aumentare il risparmio energetico".

Avete aumentato i vostri prezzi per arginare i costi?

"I prezzi non li abbiamo aumentati noi, ma il mercato che è salito. Stiamo fortunatamente facendo delle buone performance come ricavi, ma vengono tutti assorbiti. Non abbiamo margine, tutto quello che incassiamo lo spendiamo per le utenze e per i debiti contratti in pandemia. Abbiamo bisogno di più aiuti dal governo. Bisogna trovare un modo per fermare i prezzi dell'inflazione e dell'energia. I danni del settore produttivo sono tanti. Tutti i ricavi vanno via, non riusciamo più ad investire in nuovi progetti o in migliorie e di questo ne risente tutta l’economia".

 

a cura di 

Veronica Mancino e Ugo Da Milano

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