Vendite al dettaglio, torna il segno meno

Vendite al dettaglio, torna il segno meno

A ottobre calo dello 0,4% in valore e dell’1,2% in volume rispetto al mese precedente, mentre su base annua l’Istat registra un aumento dell'1,3% in valore ma una diminuzione in volume del 6,3%. Confcommercio: “dato peggiore delle attese”.

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7 dicembre 2022

Dopo il risultato sostanzialmente stazionario  di settembre, a ottobre torna il segno meno per le vendite al dettaglio con il dato congiunturale in calo (-0,4% in valore e -1,2% in volume) e quello tendenziale in aumento dell'1,3% in valore e in netta diminuzione in volume (-6,3%). Nel trimestre agosto-ottobre 2022, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio crescono in valore (+0,3%) e calano in volume (-1,9%).  

Secondo le stime Istat (link ai dati completi in pdf) rispetto a settembre, le vendite dei beni alimentari salgono in valore (+1%) e diminuiscono in volume (-2,3%), mentre quelle dei beni non alimentari calano sia in valore sia in volume (rispettivamente -0,3% e -1,5%). In confronto allo stesso mese dello scorso anno i beni alimentari crescono in valore (+4,7%) e scendono in volume (-7,9%), mentre le vendite dei beni non alimentari arretrano sia in valore che in volume(rispettivamente -1,1% e -5,2%). Su base trimestrale, infine, il calo è generalizzato: beni alimentari giù in valore (-0,1%) e in volume (-1,5%), e non alimentari in diminuzione rispettivamente dello 0,5% e dell’1%. 

Commercio al dettaglio: variazioni percentuali tendenziali, gennaio 2018-ottobre 2022

Rispetto a ottobre 2021, il valore delle vendite al dettaglio cresce per grande distribuzione (+3,4%) e commercio elettronico (+6,2%) mentre è in calo per le imprese operanti su piccole superfici (-1,4%). Stazionarie le vendite al di fuori dei negozi.

 

Confcommercio: “dato peggiore delle attese”

 

 

“Il dato è peggiore delle attese: tendenziale in volume pari a -6,3% contro il -3,7% della Congiuntura Confcommercio per i beni, al netto di automobili, carburanti, tabacchi ed energia. Il ripiegamento della spesa delle famiglie è comune a molti Paesi europei. La progressiva erosione di potere d’acquisto determinata dall’inflazione sul reddito e sulla ricchezza liquida, solo parzialmente compensata dai pure ingenti sostegni governativi, comprime lo spazio che le famiglie possono destinare alle spese non obbligate. Questa inevitabile configurazione si riflette negativamente su molte voci di spesa, tra le quali l’abbigliamento e le calzature, e sui formati distributivi più tradizionali”: è il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio.

“Resta confermato, in ogni caso, lo schema interpretativo per le dinamiche di breve termine dell’economia italiana: ottobre e prima parte di novembre negativi per i consumi con innesco della recessione, e poi reazione positiva dalla fine di novembre e fino a dicembre, fenomeno che renderebbe mite, o tecnica, la contrazione dell’attività economica. Queste valutazioni complessivamente ottimistiche scontano le ipotesi di successo delle politiche di compensazione delle perdite di reddito corrente e di rafforzamento della fiducia a dicembre. In caso contrario, la recessione potrebbe approfondirsi, con la conseguente compromissione delle prospettive di crescita per il 2023”, conclude l’Ufficio Studi Confcommercio.

 

Per novità e approfondimenti su questo specifico argomento puoi visitare il nostro focus dedicato ai dati Istat con in più le note dell'Ufficio Studi di Confcommercio. Trovi la pagina a questo link: Focus Istat di Confcommercio.

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