"Sgravi alle famiglie per la ripresa"

"Sgravi alle famiglie per la ripresa"

Appello al governo dal presidente di Confcommercio Sergio Billè: "Bisogna reagire al rallentamento del Paese. Da Berlusconi mi attendo un'iniziativa forte per tagliare l'Irpef. Sì alla concertazione ma si punti a sbocchi concreti".

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15 marzo 2004
Billè: “Sgravi alle famiglie per la ripresa”

Billè: “Sgravi alle famiglie per la ripresa”

 

Intervista su Avvenire del 13 marzo

di Eugenio Fatigante

 

Non è ancora esaurito il credito concesso da Sergio Billè, leader (da poco confermato) di Confcommercio, al premier Berlusconi. Ma è agli sgoccioli: “Siamo ai calci di rigore - afferma Billè - da lui, unica vera punta di questo governo, ci attendiamo un'iniziativa forte per abbattere l’Irpef a favore delle famiglie. Se lui ha trainato la coalizione, non può ridursi ora a fare il mediatore. Oltre questo appello, c’è solo un Paese davvero declassato. Ma non voglio nemmeno pensare a questa prospettiva”. Non è di buon umore il presidente dei commercianti. Si rigira fra le mani le stime aggiornate del proprio centro studi che indicano, per i consumi, una crescita piatta nel 2004 (fra l’1 e l’1,2%, come l’anno scorso). Siamo già a marzo e si teme un anno che “sia una copia carbone dell'orribile 2003”. Il Paese deve reagire e per questo Billè apre anche al rilancio della concertazione: “Ci interessa, ma solo se si punta a sbocchi concreti”. Ieri mattina è stato ricevuto da Berlusconi.

 

Che cosa ha chiesto al presidente del Consiglio?

 

“Non era un momento ideale. Aveva da poco ricevuto le notizie degli attentati in Spagna e del ricovero di Bossi. Ma mi lasci dire subito una cosa: davanti a tragedie come questa di Madrid, mostrano ancor più la loro pochezza gli estenuanti ghirigori del nostro dibattito politico, spesso spettacolarizzati per esigenze tv. So bene che la politica, strutturalmente laica, non può fare miracoli. Eppure un piccolo miracolo lo potrebbe anche fare: non dico di fare fronte comune, ma almeno di smetterla di azzuffarsi quotidianamente visto che le minacce del terrorismo - qualsiasi sia la sua matrice -, sommate alla crisi economica che stiamo vivendo, rischiano di trasformarsi in una miscela esplosiva di sfiducia. Non mi sembra che i politici se ne stiano rendendo conto a sufficienza”.

Una fiducia da recuperare: e in che modo?

“Ad esempio non tirando fuori, come ha fatto il Parlamento dopo mesi di discussione sulle tutele del risparmio, un documento di 104 pagine quando ne sarebbero bastate forse non più di 4-5. E ora quanto ci vorrà perché il Parlamento vari questa riforma?”

Ma le famiglie hanno forse altre priorità.

“Certo, la perdita del potere d’acquisto è un fatto reale e incontrovertibile. I grandi strateghi della Bce avvertono ora che non vi potrà essere ripresa dell'economia senza il rilancio dei consumi. Ma loro, dall’11 settembre, non hanno fatto niente per aiutarla. E siccome l'Europa è evanescente, è il nostro governo che deve prendere decisioni risolutive, e non pastette parlamentari”.

Come valuta l'apertura del governo al documento di Cgil-Cisl-Uil?

“Se si vuol riavviare una stagione di reale confronto e non di dialogo fra sordi con tutti i corpi intermedi, siamo interessati. Ma ci si chiede allora perché non lo si è fatto quando lo scivolo dell'economia non era arrivato a questo punto. Si metta poi sul tavolo qualcosa di estremamente concreto. A mio parere si dovrebbe dirottare sulle famiglie anche solo per un anno, ma da subito, da domani, per abbattere l’Irpef che altrimenti chissà quando accadrà, gran parte di quei soldi che affluiscono su alcuni comparti d'impresa che, per loro ragioni strutturali, si mangiano risorse. È un'idea del direttore generale del Tesoro, Siniscalco. Anche sulle pensioni serve una parola chiara: o dentro o fuori, e molti pensionandi ringrazierebbero. Se invece ci sono dubbi, allora è meglio che il governo lasci stare e pensi ad altro. Non si ripeta quello che è successo sull’art. 18. Lasciar stare quando i sindacati vi chiedono altri sacrifici, ovvero contributi più alti? Noi non offriamo la nostra testa senza aver discusso. Non è nascondersi: nel ‘97 fui io tra i primi a proporre un aumento dell'età pensionabile. Ma noi non abbiamo le stesse prestazioni dei lavoratori dipendenti. E poi andiamo a vedere quali sono le gestioni in passivo, chi si è avvantaggiato finora degli ammortizzatori sociali e facciamo un bilancio”.

 

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