Benzina: Squeri (Figisc), "necessario diminuire l'accisa"

Benzina: Squeri (Figisc), "necessario diminuire l'accisa"

"Noi non facciamo i prezzi, non definiamo le condizioni del mercato, né il cambio, né alimentiamo la speculazione sul petrolio". "La ricerca del capro espiatorio, cui siamo esposti ogni volta che si infiammano i prezzi, è uno sport che rifiutiamo".

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9 settembre 2005

Aumento benzina: Squeri (Figisc), "diminuire l'accisa di cinque centesimi"

 

"Ci sono difficoltà oggettive nella realtà del settore petrolifero mondiale, che, al di là dei contorcimenti del mercato, sul quale gravano più che legittimi sospetti di speculazione su ogni tipo di congiunture, da quelle tecniche a quelle geopolitiche, sono da ricercarsi nella domanda crescente delle economie forti e di quelle in esplosione, nell'incertezza sulla reale entità delle riserve e sulla reale capacità di allargare ulteriormente l'attuale produzione, nella criticità della situazione della raffinazione, soprattutto dei prodotti leggeri, nella gestione tutta politica e ad alto rischio dell'accumulo delle scorte, che tiene alti i prezzi anche senza perturbazioni belliche o meteorologiche, che pure hanno il loro peso.". Questa l'analisi di Luca Squeri, presidente Figisc Anisa Confcommercio, l'associazione di categoria dei gestori degli impianti di distribuzione di carburanti della rete ordinaria ed autostradale, sulla congiuntura dei prezzi dei prodotti petroliferi. "Sui prezzi ci sono state tensioni durissime e del tutto reali, e – sottolinea Squeri -soprattutto, la categoria dei gestori – che percepisce margini nominali lordi (con i quali deve sopravivere e pagare costi di gestione, tasse e previdenza) che non superano il 2,5 – 3,0 % del prezzo finale – non porta la colpa della rincorsa dei prezzi. Noi non facciamo i prezzi, non definiamo le condizioni del mercato, né il cambio, né alimentiamo la speculazione delle borse sul petrolio. La ricerca del capro espiatorio, cui siamo esposti ogni volta che si infiammano i prezzi, è uno sport che rifiutiamo: le questioni energetiche sono ben più complesse e tutt'altro che governabili da chi pensa di sparare sul primo coniglio che vede!". "L' Italia non è tra i Paesi che pagano più tasse sui carburanti in Europa, anche se l'incidenza sul prezzo finale è considerevole. Ma, visto che i margini di compressione dei ricavi, almeno finché i prezzi dei prodotti sul mercato internazionale rimangono così alti, sono assolutamente minimi, è indilazionabile che si dia un segnale chiaro, adottando delle misure anticicliche che riducano l'accisa (che in ambito europeo è consentito modulare), in misura pari all'aumento dell'Iva conseguente all'incremento  dei prezzi, misura  che attualmente corrisponde a circa 5  centesimi di euro".

 

 

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