Billè: "La Finanziaria è una piccola ciambella di salvataggio"

Billè: "La Finanziaria è una piccola ciambella di salvataggio"

Per il presidente di Confcommercio, la manovra "non è in grado da sola di tirar fuori il sistema dalla crisi". "Probabile un decreto legge sui consumi".INCONTRO CON TREMONTI

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4 ottobre 2002
4 ottobre 2002

Finanziaria, Billè: “Una piccola ciambella di salvataggio”

 

Il presidente di Confcommercio Sergio Billè, ha convocato una conferenza stampa per esprimere la propria opinione sulla Finanziaria 2003. Billè, ha subito voluto sottolineare che “questa legge finanziaria, non avendo potuto far leva su una quantità sufficiente di risorse, risorse che sono venute a mancare a causa del crollo delle entrate e dei contraccolpi di una crisi economica, interna ed internazionale, che è andata ben oltre le previsioni, è solo una piccola ciambella di salvataggio lanciata ad un sistema che stava davvero rischiando di annegare. E questo è meglio di niente: almeno si galleggia”. Ma secondo Billè, “questa manovra non è certo in grado, da sola, di tirare fuori il sistema dalle acque fredde della crisi, e purtroppo vi sono già preoccupanti sintomi di assideramento, e di riportarlo a riva, all’asciutto. Quindi il più resta ancora da fare. E prima lo si fa e meglio sarà per tutti”. Il presidente di Confcommercio ha comunque riconosciuto lo sforzo fatto dall’esecutivo per cercare “da un lato, di creare meccanismi di controllo della spesa pubblica, spesa che ha ricominciato a correre a preoccupante velocità e dall’altro, di adottare misure che consentano finalmente di distribuire, in modo più equo i carichi fiscali tra i diversi settori di impresa”. “Perché era semplicemente assurdo – ha sottolineato il presidente di Confcommercio - tenere in vita un sistema fiscale che riservava un trattamento di favore alle grandi imprese a danno di tutte le altre. Ma il problema ora è di vedere se questo controllo sulla finanza pubblica, quella locale in particolare, riuscirà davvero a dare i suoi frutti e poi se questo lodevole intento di eliminare o almeno attenuare tutte le sperequazioni oggi esistenti tra grandi e piccole imprese per quanto riguarda il trattamento fiscale andranno a buon fine. Non vorremmo che questi buoni propositi si perdessero per strada ma noi staremo con gli occhi bene aperti, pronti a metterci di traverso se, durante l’iter di questa legge, si cercherà di cambiare le carte in tavola”. Billè ha poi analizzato la situazione economica. “Se, fino a qualche tempo fa, era forse legittimo prevedere che la nostra economia, dopo aver toccato il fondo, anzi il sottofondo, nel 2002, potesse svoltare subito, come d’incanto, nel 2003 – ha detto Billè - ora questa previsione resta assai dubbia, da valutare con largo beneficio d’inventario”. “Perché – ha precisato il presidente di Confcommercio - se, come è ormai più che probabile, il 2002 si chiuderà con una crescita del Pil che rischia di essere addirittura al di sotto dello 0,6%, stando alle nostre previsioni non si andrà oltre lo 0,4%, non si vede proprio come, nel 2003, il sistema potrà ripartire a razzo maturando una crescita di almeno il 2,3%, cioè un’impennata verticale, un vero e proprio salto con l’asta”. “Meglio allora non creare come ha fatto il governo nel 2002 altri panieri di illusioni e, invece, darci subito da fare per mettere in piedi altre misure che possano consentire al sistema almeno di riprendere, sia pure a velocità ridotta, la navigazione”. Secondo Billè, a fronte di questa situazione, dovrebbero esserci tre priorità: “Misure che consentano un reale, sostanzioso, equilibrato rilancio dei consumi. La riduzione delle aliquote Irpef per le famiglie meno abbienti qualche effetto lo potrà produrre ma entro margini assai limitati. Soprattutto perché non sono state nemmeno sfiorate dalla riforma quelle famiglie che, collocate nella fascia di reddito che va dai 25 mila ai 40 mila euro e che produce oggi circa il 70% dei consumi di questo Paese.  Quindi – ha continuato Billè - su questo versante, bisogna fare qualcosa di serio e che consenta di ottenere risultati anche nel breve periodo”. (E a proposito di consumi, il presidente Billè a margine della conferenza stampa ha detto di aspettarsi un decreto legge per il rilancio dei consumi. “So che Tremonti - lo vuole scrivere e forse farà delle trattative in questi giorni”. “Se c’è da fare uno sforzo - ha osservato Billè - va fatto in questo periodo per avere effetti anticiclici”.) Entro il 2003 poi, “occorre affrontare il cuore della riforma fiscale, quella che riguarda le famiglie di medio reddito, fissando almeno scadenze certe ed indifferibili, scadenze che oggi, invece, appaiono assai incerte e nebulose. Solo così si potranno ripristinare quel clima di fiducia e quelle aspettative che oggi sembrano essersi perse per strada. Poi agendo, in ogni modo possibile, anche sul fronte delle imposte indirette e, infine, ponendo finalmente un freno, un freno che però sia di carattere strutturale, alla corsa verso gli aumenti di tutto il comparto della finanza locale”. Proprio il freno da porre agli aumenti delle tariffe locali è la seconda priorità indicata da Billè. “Giusto bloccare l’addizionale Irpef – ha detto Billè - ma c’è il più che fondato rischio che Regioni e Comuni, per fare comunque in qualche modo cassa, tentino di aggirare questo ostacolo attuando aumenti a raffica su altri versanti non toccati, anche perché non di sua competenza, dalla legge finanziaria”. “La verità – ha sottolineato il presidente di Confcommercio – è che questa riforma federalista, per come è stata impostata e per come si sta evolvendo, continua a far acqua da troppe parti. Questo perché non sono stati individuati né i meccanismi né le risorse che consentano l’attuazione di un vero federalismo fiscale. Con due conseguenze che oggi si toccano con mano: un aumento generalizzato degli oneri perché quelli imposti dallo Stato si vanno sommando a quelli delle Regioni e degli altri enti locali e la creazione di un sistema che rischia di spaccare il Paese in due tronconi con Regioni dei ricchi e Regioni dei poveri e più tasse per tutti”. Il problema è, secondo Billè, che fino a quando non si ridurranno le spese della Pubblica Amministrazione, “non ci saranno mai soldi sufficienti per attuare le riforme di sistema”. Billè ha poi ricordato come “le riforme siano tutte al palo”. “Per il recupero del Mezzogiorno ci sono meno soldi di prima, cosa che rende ancor più difficile, addirittura improbabile, nel breve periodo, ogni seria possibilità di rilancio economico. Settori chiave come quelli della scuola e della sanità rischiano di non avere fondi sufficienti per realizzare sostanziali riforme. Ci si avvia ad una stagione di rinnovo dei contratti che, proprio per i margini assai ristretti di spesa entro cui si possono muovere oggi sia lo Stato sia il sistema delle imprese, rischia di accrescere le tensioni sociali e quindi di limitare ulteriormente le possibilità di ripresa del sistema. E ancora – ha concluso Billè - non è ancora entrata in ballo la modifica dell’articolo 18, un altro detonatore che resta innescato e che potrà produrre ulteriori tensioni.

    

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