Concertazione su incentivi, spesa pubblica e credito

Concertazione su incentivi, spesa pubblica e credito

Dalle pagine di Italia Oggi il presidente di Confcommercio, Sergio Billè, chiede "un confronto tra governo e parti sociali, senza sbandieratori di vecchie dottrine che con le esigenze di una moderna economia c'entrano come i cavoli a merenda".

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3 giugno 2004
Billè: “Una nuova concertazione su spesa pubblica, incentivi e credito”

Billè: “Una nuova concertazione su spesa pubblica, incentivi e credito”

 

Il presidente di Confcommercio Sergio Billè, dalle pagine di Italia Oggi, ha analizzato l’attuale situazione economica del paese entrata in una fase di stagnazione che sta logorando le strutture del sistema. Secondo Billè, “il governo, per far uscire l’economia dal pantano di questa crisi, non ha bisogno della Corte di Versailles ma di interlocutori che, dall'esterno, siano invece forti, leali e soprattutto propositivi. Ed è appunto quello che, purtroppo inascoltata, la mia Confederazione va sostenendo da tempo”. Billè ha evidenziato l’opportunità che “il confronto tra governo e parti sociali, che mi auguro si aprirà dopo le elezioni, partisse con il piede giusto andando al cuore dei problemi ed eliminando prima di tutto il folklore di quegli “sbandieratori” di vecchie dottrine e di vetuste ideologie che, con le esigenze di una moderna economia, c’entrano ormai come i cavoli a merenda”. “Tutto bisogna fare – ha sottolineato Billè - meno che ripristinare, in camera di rianimazione, i moduli di una concertazione che andava bene quando le esigenze del comparto industriale erano considerate come il vangelo di ogni piano economico che usciva dalle stanze del governo”. “Moduli – ha aggiunto il presidente di Confcommercio - che oggi, per come si è trasformato il tessuto economico e imprenditoriale, con i servizi di mercato che non solo producono più del doppio del pil dell’industria, ma sono anche i soli a produrre nuovi posti di lavoro, non hanno più ragione di esistere”. “Insomma – ha aggiunto – sì a nuove forme più produttive e più efficaci di dialogo e di confronto con il governo e tra parti sociali, e Dio solo sa quanto ci sia oggi bisogno di entrambi, ma non ad una concertazione che riproduca, in fotocopia, vecchi e ormai logori schemi”. Per Billè la nuova concertazione deve incentrarsi su tre punti, che oggi costituiscono le priorità dell’economia: spesa pubblica, incentivi e credito. Quanto alla spesa, Billè ha chiesto “un taglio netto di quella parte della spesa pubblica corrente che non solo appare ormai palesemente improduttiva ma che sta caricando anche di sempre nuovi e ingiustificati oneri imprese e famiglie”. “Di quella parte della p.a. che produce solo fuffa cartacea – ha precisato il presidente - il paese non ne può davvero più. Era la prima riforma da fare, ma sono passati ormai tre anni e quasi nulla è accaduto”. “Certo – ha aggiunto - anche il pubblico impiego va a votare ma mi sembra che si stia esagerando. E ha ragione Montezemolo, ma noi, cifre alla mano, lo predichiamo da tempo, nel dire che, in queste condizioni, la riforma federalista rischia, per quanto riguarda la spesa, di portarci al massacro”. Billè ha evidenziato anche la necessità di rivedere “davvero e alla radice, il sistema degli incentivi e delle erogazioni dello Stato alle imprese. Essi sarebbero dovuti servire all’industria, che intasca più dell’80% delle somme erogate, a produrre nuovi posti di lavoro, ricerca e investimenti per l’innovazione degli impianti. Non si sono purtroppo visti, nella maggior parte dei casi, né gli uni né le altre soprattutto per quanto riguarda l’area del Mezzogiorno. Non si tratta ora solo di penalizzare il sistema industriale a vantaggio di altri comparti ma di rimettere la palla al centro e di vedere chi davvero utilizza questi soldi per obiettivi di sviluppo e chi, invece, li utilizza per comprarsi il nuovo modello di Bmw.”. Secondo il presidente di Confcommercio, infine, va “rivista la politica del credito oggi orientata anch’essa, in gran parte, al sostegno del sistema industriale. Nessuno nega la necessità che le banche operino per supportare, in modo adeguato, un sistema industriale che oggi si trova in uno stato di palese difficoltà ma è arrivato il momento di studiare una politica del credito che consenta alle centinaia di migliaia di piccole e medie imprese che operano anche nella grande area dei servizi di mercato di disporre delle risorse necessarie per investimenti e formazione”. “La nuova fase di confronto – ha concluso Billè – deve cominciare proprio da qui”.

 

 

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