Contraffazione e abusivismo nel settore dell'abbigliamento e della pelletteria

Contraffazione e abusivismo nel settore dell'abbigliamento e della pelletteria

Il 21 giugno scorso si è svolta a Roma l'Assemblea nazionale della Federpelletterie.

Dopo la relazione del Presidente, Paolo Meschia, è stata presentata una ricerca del Prof. Edoardo Sabbadin, dell'Università Bocconi di Milano, sul fenomeno della "Contraffazione e abusivismo nel settore dell'abbigliamento e della pelletteria".

L' indagine ha evidenziato la gravità del problema sia in termini economici, per le sue ripercussioni sui bilanci delle aziende del settore, che in termini sociali, considerata la natura malavitosa del problema e le sue ramificazioni internazionali.

I settori dell'abbigliamento e della pelletteria sono quelli maggiormente colpiti dalla piaga della contraffazione ed è per questo che Federtessile, Federabbigliamento e Federcalzature, insieme ad Indicam (Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione) e React (Reseau Europeen Anti – contrefacon) rappresentano le "istituzioni" che svolgono azione di monitoraggio sui fenomeni in questione; del loro contributo si è giovata la stessa équipe che ha elaborato l'indagine.

Si tratta di un triste primato, ma l'Italia è purtroppo al terzo posto nel mondo ed al primo, in Europa, per la produzione e vendita di prodotti contraffatti.

Risulta, inoltre, che l'industria del falso continua a prosperare con un aumento del suo giro d'affari, a livello mondiale, del 1200%, con perdite sulle vendite per circa 155 mila miliardi di lire.

Per il commercio italiano, le cifre, stimate per difetto, si aggirano tra i 10 mila ed i 20 mila miliardi di lire. La pelletteria, il settore più colpito, subisce un danno calcolato intorno ai 1.500-2.000 miliardi. In percentuale, la sottrazione di fatturato alle nostre aziende è pari al 35-40%.

Il nostro paese detiene un altro preoccupante primato, quello della produzione del 50% dei falsi (69% nel Sud e 31% nel Nord); il restante 31% proviene da Taiwan, Hong Kong, Thailandia, Centro e Sud America e Turchia ed un ulteriore 14% dai Paesi europei.

Oltre alla gravità delle conseguenze di carattere economico e commerciale ciò che preoccupa di più è la presenza della criminalità organizzata nel giro del mercato dei falsi, così come dimostrato dal recente ritrovamento di armi e droga negli ultimi sequestri effettuati.

Ma al coinvolgimento di organizzazioni malavitose, a livello internazionale, si aggiunge quello della immigrazione clandestina che la nostra legislazione nazionale non è ancora in grado di governare con efficacia.

L'indagine, dopo aver delineato le dimensioni dell'abusivismo nella provincia di Milano, con due ricerche, una del '96 ed una del '98, offre una serie di chiavi di lettura a livello nazionale e fornisce idonei strumenti per la lotta e la prevenzione.

Sul versante legislativo vengono denunciate carenze ma, soprattutto, una inadeguata applicazione delle leggi vigenti. Si aggiungano, anche, carenze di informazione nei confronti del consumatore, un diffuso lassismo circa il rispetto delle norme ed inadeguate risposte di contrasto da parte delle istituzioni.

Questa situazione di confusione e di superficiale attenzione al fenomeno determina situazioni paradossali. Emerge, infatti, che "la parte più qualificata della contraffazione arriva al cliente finale attraverso i normali canali di vendita", meglio ancora attraverso punti di vendita istituzionali e talora attraverso la grande distribuzione.

Per contro, i falsi di seconda qualità circolano attraverso canali di distribuzione abusiva.

Tuttavia la vera lotta alla contraffazione deve partire dalla "lotta all'indifferenza" ed a quella contro una diffusa ma discutibile opinione secondo cui l'abusivismo colpisce solo ricche" multinazionali del lusso" e non, invece, un intero sistema di piccole e medie imprese.

Dunque bisogna, sul fronte imprenditoriale, utilizzare vere e proprie strategie aziendali anti-contraffazione, agendo direttamente sulla comunicazione all'esterno e sulle stesse caratteristiche di immagine e qualità dei prodotti per renderne più problematica la falsificazione.

Sul fronte dell'utenza è auspicabile una efficace sensibilizzazione del cliente sulla qualità scadente del prodotto falsificato e sui rischi giudiziari connessi all'acquisto di merce contraffatta.

È coniugando tra loro questo complesso intreccio di interessi che, come giustamente conclude la ricerca, " la difesa degli interessi privati delle aziende si traduce nella salvaguardia di interessi di natura collettiva, innanzitutto nella protezione di posti di lavoro, nella garanzia delle entrate statali e nella tutela dei diritti del consumatore".

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