CORIGLIANO: "UN NO PER SALVARE LA COMPETITIVITÀ"

CORIGLIANO: "UN NO PER SALVARE LA COMPETITIVITÀ"

Per le imprese, secondo il presidente dell'Ascom leccese, opporsi al referendum significa sopravvivere. L'avvento dell'articolo 18 sarebbe "un freno molto forte allo sviluppo, all'occupazione e alla competitività".

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4 marzo 2003
La nona tappa del No Day di Confcommercio arriva a Lecce, centro spirituale, culturale ed economico del Salento situato a 11 chilometri dalla costa adriatica ed a 23 da quella ionica

Corigliano: “Un no per salvare la competitività delle imprese”

 

La nona tappa del “No Day” di Confcommercio arriva a Lecce, città di circa 100mila abitanti, centro culturale ed economico del Salento situato a 11 chilometri dalla costa adriatica ed a 23 da quella ionica. Presidente dell’Ascom leccese è Roberto Corigliano.

 

Per le pmi la facilità di accesso al credito è oggi un fattore concorrenziale determinante. Eppure, il rapporto con le banche è sempre più difficile… Perché?

Il processo di ristrutturazione, particolarmente aggregazioni e concentrazioni, che ha caratterizzato negli ultimi anni il sistema bancario italiano ha allentato il rapporto tra banche locali e territorio. In questo modo, è spesso venuto meno quel rapporto diretto di conoscenza e di fiducia che, tradizionalmente, ha circoscritto e caratterizzato i rapporti tra la banca locale stessa ed il mondo della piccola e media impresa. Ciò ha comportato, tra le altre cose, irrigidimento delle procedure, costi di amministrazione delle singole operazioni non proporzionali all'ammontare del credito concesso e sviluppo di processi di innovazione finanziaria, che interessano solo marginalmente le imprese di minori dimensioni.

In senso generale, c’è poi il problema “storico” delle garanzie offerte a fronte dei finanziamenti ricevuti. Le pmi del terziario, per loro natura non dispongono di immobilizzazioni materiali rilevanti, ma fondano la propria attività economica sulla capacità imprenditoriale del titolare, sulla qualità del portafoglio clienti, su una efficace gestione delle scorte.

 

Come influiranno su questo problema da lei citato i nuovi accordi di Basilea, che cambieranno i criteri con cui saranno calcolati i requisiti minimi patrimoniali che le banche dovranno detenere a garanzia della stabilità dei mercati?

Il rischio è che il nuovo sistema porti le banche a sviluppare relazioni sempre più asettiche ed impersonali con le piccole e medie imprese. Tuttavia, ciò potrebbe anche rappresentare un’opportunità di crescita del ruolo dei confidi, che in Italia garantiscono già oggi complessivamente 20 milioni di euro di crediti bancari concessi a favore delle pmi di industria, commercio, turismo, servizi e artigianato. Tutto ciò passa però attraverso un concreto impegno sia in termini di coerente definizione delle regole di funzionamento del settore, che di creazione di strumenti finanziari pubblici a livello nazionale o territoriale, in grado di supportare in misura adeguata la prestazione di garanzie dei confidi a favore delle imprese consorziate o socie.

 

In conclusione, cosa significa dire no al referendum sull’allargamento delle tutele dell’articolo 18?

Significa sopravvivere. Ora che il mondo dell’imprenditoria sta andando sempre più verso forme di flessibilità, l’avvento dell’articolo 18 anche per le imprese con meno di 15 dipendenti sarebbe un freno molto forte allo sviluppo, all’occupazione e alla competitività.   

 

 

 

 

 

 

 

 

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