È uscito il numero 3 di maggio 1999 di "Mille Mercati"

È uscito il numero 3 di maggio 1999 di "Mille Mercati"

In prima pagina un servizio su "Guerra e mercato" che mette sulla bilancia i pro ed i contro della guerra per l'economia italiana in "grave sofferenza: il Pil è in frenata, i consumi ristagnano ed il Dpef non si vede".
Anche la terza pagina è dedicata all'economia nazionale, con particolare riguardo alle previsioni per il '99 che, "restano molto incerte". Ma anche il "Patto sociale non ha dato i risultati sperati" e le speranze si rivolgono al Documento di programmazione economica e finanziaria che il Governo sta preparando.
Quarta, quinta e settima pagina tutte dedicate alla guerra in Serbia ed alle sue drammatiche problematiche. Nel primo servizio si sottolinea che la guerra danneggia pesantemente l'economia del nostro Paese anche a causa del "mercato che continua a non tirare".
Segue una analisi dei costi della guerra a cominciare dalle minori entrate per il turismo adriatico, quantificate nell'ordine di 4mila- 5 mila miliardi. A queste vanno ad aggiungersi i 2500 - 3000 miliardi di spese per gli interventi umanitari in Albania e Kosovo e 200 miliardi di spese militari straordinarie. Se si aggiungono le minori entrate già registrate prima del conflitto il conto in negativo è di 12 mila - 14 mila miliardi di lire.
E' poi la volta di Furio Colombo , intervistato da "Mille Mercati", che denuncia un uso scorretto dell'informazione sulla guerra nei confronti dell'opinione pubblica. Le informazioni , sostiene Colombo, sono solo parziali e "blindate" e sull'uno come sull'altro fronte"ha vinto soprattutto la propaganda".
In ottava pagina l'opinione dei francesi che "osservano la guerra con passione virtuale ma nella vita di tutti i giorni poche sono le tracce del conflitto". Intanto "i consumi sembrano non risentire del conflitto. Ma per le industrie di armi è stato un grande boom".
Anche il sociologo Franco Ferrarotti, la cui intervista segue a pagina 9, sostiene che dagli italiani "il fenomeno bellico è percepito come distante ...Ma è soprattutto tra i giovani che c'è confusione : usciranno da questa situazione con l'idea che ci può essere guerra senza guerra; che chi ha torto in realtà ha ragione; che chi è carnefice può alla fine diventare anche vittima".
Ben più drammatica la valutazione di Digby Waller, economista dell'Istituto di Studi Strategici di Londra, a pagina 11. Digby pone in evidenza l'entità dei costi bellici, l'uso di tecnologie spesso ancora in fase sperimentale e conclude che probabilmente " c'è ancora un esercito serbo che ha conservato, nonostante i bombardamenti Nato, gran parte della sua efficienza". La conclusione drammatica del suo ragionamento è tutta nel titolo del servizio "Sembra di giocare a risiko ma intanto la gente muore".
Nella pagina successiva è la Germania ad essere interrogata sulla guerra. Nella patria del marco si fanno pessimistiche previsioni da parte dell'Associazione delle Camere di Commercio poiché "risultano congelati progetti industriali di migliaia di miliardi" a causa del conflitto, mentre lo scalo di Francoforte è in crisi poiché "per molte settimane è diventato un aeroporto "quasi militare".
A pagina 13 l'intervista al Vicepresidente vicario di Confcommercio, Carlo Sangalli. Una analisi che tocca molti e delicati nodi della attuale situazione italiana, dalla criminalità, alla stagnazione dei consumi, al dramma del Sud ed alla riforma del commercio.
Sangalli, anche come Presidente della Camera di Commercio di Milano, cita i dati di una inchiesta commissionata alla Directa e fornisce cifre preoccupanti sul fenomeno criminalità e "sui conti" che con essa cominciano a dover fare le imprese lombarde: il 49% delle imprese intervistate sostiene che il fenomeno si sta aggravando. Sangalli sostiene che per combattere questa patologia è necessaria la prevenzione ed è necessario che le forze di polizia " abbiano una conoscenza del territorio... e operino di più nel settore dell'intelligence".
Quanto al decreto Bersani " per avere lo sbocco positivo che tutti noi auspichiamo, bisogna trovare, prima in sede regionale e poi in quella comunale, i giusti parametri esecutivi".
Sempre sulla riforma Bersani un altro servizio a pagina 15 sulle tante polemiche e incertezze causate dai ritardi di Regioni e Comuni: bisognerà attendere ancora parecchi mesi per verificare la portata e l'efficacia anche in relazione alla ripresa dei consumi.
In giusta evidenza, anche, il parere espresso dall'Antitrust e indirizzato alle Regioni per richiamare l'attenzione sulla esigenza di evitare provvedimenti che introducano restrizioni alla concorrenza.
Segue, a pagina 16, una sorta di radiografia dell'avvio della riforma del commercio, in varie Regioni e Comuni, che sono "partiti in ordine sparso".
E' poi la volta del Presidente dell'ANCRA, Francesco Panerai, che fa il punto sulla rottamazione 2 : "è la volta degli elettrodomestici".
A pagina 24 il direttore dell'Economist, Bill Emmott, rivela i pro ed i contro dell'euro, visto dagli Inglesi "come l'acqua santa appare al diavolo", mentre il 67% degli accademici britannici che si occupano di economia è contrario all'ingresso del Regno Unito nell'euro.

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