Indicatore consumi Confcommercio: aprile dato peggiore da un anno a questa parte

Indicatore consumi Confcommercio: aprile dato peggiore da un anno a questa parte

In forte rallentamento anche l'ICT domestico

L’indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) segnala ad aprile una riduzione del 2,8% in termini tendenziali – quinto risultato negativo consecutivo da dicembre scorso e il peggiore da marzo 2011 - ed una flessione dello 0,3% rispetto a marzo (tabb. 2 e 3). Nel mese di aprile 2012 ci sono state 19 giornate lavorative a fronte delle 20 di aprile 2011. Il dato congiunturale destagionalizzato corretto per i valori erratici e l’effetto dei giorni di calendario, conferma, comunque, la tendenza cedente dei consumi. Le dinamiche riflessive registrate dalla fine dell’estate hanno riportato i consumi su livelli analoghi a quelli del 2006.

I dati sui consumi si inseriscono in un quadro che evidenzia per tutti gli indicatori congiunturali, qualitativi e quantitativi, un deterioramento della situazione economica. Stando alle prime stime di Confindustria, a maggio la produzione industriale ha registrato una diminuzione dello 0,6% in termini congiunturali; in ulteriore ridimensionamento sono risultati, nello stesso mese, gli ordinativi (-0,9%). Il quadro potrebbe peggiorare, già a giugno, a causa dello stop produttivo imposto dal sisma di fine maggio in Emilia (Reggio Emilia, Modena, Ferrara e Bologna con danni nelle province di Mantova e Rovigo), un’area che contribuisce per circa il 4% alla creazione della ricchezza nazionale. Nel mese di aprile, secondo le stime provvisorie dell’Istat, il tasso di disoccupazione è salito al 10,2% (35,2% per la fascia 15-24 anni). Come già segnalato nei mesi precedenti, il sensibile aumento dei disoccupati (oltre 600 mila in un anno) è solo in parte imputabile alla riduzione del numero di occupati, riflettendo essenzialmente una diminuzione degli inattivi tra i 15 ed i 64 anni. Sulla riduzione di questa componente della popolazione hanno influito sia i mutamenti del sistema pensionistico, che hanno determinato un ampliamento della quota di occupati con oltre 55 anni, sia le difficoltà reddituali delle famiglie con l’ingresso sul mercato di fasce di popolazione che in passato si erano  mostrate meno disponibili. Il sensibile aumento delle persone in cerca di occupazione associato ad un innalzamento di quella parte di inattivi che possono essere definite forze di lavoro potenziali, pari a circa 3,3 milioni di persone, ha portato le persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo ad oltre 5,8 milioni, quando lo scorso anno erano poco più di 5 milioni. In linea con il deteriorarsi del quadro macroeconomico di riferimento, il sentiment delle famiglie e delle imprese ha registrato, a maggio, un ulteriore peggioramento: famiglie e imprese non vedono, nell’orizzonte del breve periodo, la possibilità di un’inversione di rotta.

La dinamica tendenziale dell’ICC di aprile riflette un aumento dello 0,5% della domanda relativa ai servizi ed una decisa riduzione della spesa per i beni (-4,0%).

Il dato di aprile, segnala un deciso ridimensionamento dei volumi acquistati dalle famiglie rispetto allo stesso mese del 2011 (-2,8%). Il quadro d’insieme evidenzia un deterioramento della domanda per quasi tutte le macrofunzioni di spesa che compongono l’ICC. La riduzione più sensibile ha interessato, come di consueto, il segmento relativo alla mobilità (-16,0%), che sconta anche gli effetti del progressivo e deciso appesantimento del carico fiscale. All’interno di questo aggregato, la continua flessione della domanda di autovetture da parte di privati sta determinando una diminuzione del parco circolante. Anche segmenti di consumo quali i beni e i servizi ricreativi e le spese per i beni e servizi per la cura della persona, che nei mesi precedenti avevano segnalato una certa dinamicità, hanno mostrato, ad aprile, una dinamica non favorevole, con una stasi dei consumi rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. In deciso ridimensionamento sono risultati, ad aprile 2012, i consumi di abbigliamento e calzature (-4,1%), quelli per i beni e servizi per la casa (-3,4%) e quelli per l’alimentazione, le bevande ed i tabacchi (-4,0%). Continuano a fare eccezione alla generalizzata tendenza alla riduzione, i consumi per i beni e i servizi per le comunicazioni (+5,0), che segnalano peraltro un tasso di crescita decisamente più contenuto rispetto a quanto registrato nei mesi precedenti.

LE DINAMICHE CONGIUNTURALI

I dati destagionalizzati mostrano, ad aprile, una riduzione dell’ICC dello 0,3% rispetto a marzo (tab. 3). In termini di media mobile a tre mesi l’indicatore mostra una stabilizzazione dei consumi su livelli molto bassi, analoghi a quelli registrati nella metà del 2006 (fig. 2).

Nel mese di aprile la riduzione dei volumi acquistati dalle famiglie ha interessato sia la componente relativa ai beni (-0,2%) che quella dei servizi (-0,6%), coinvolgendo quasi tutti i segmenti di consumo. La riduzione più significativa ha interessato gli alberghi ed i pubblici esercizi (-1,7% rispetto a marzo). Un calo di un certo rilievo (-0,8% congiunturale) ha interessato i beni e servizi per la mobilità, l’abbigliamento e le calzature, gli alimentari le bevande ed i tabacchi. All’andamento generale fanno eccezione solo i beni ed i servizi per le comunicazioni (+1,3%) ed i beni e servizi ricreativi (+0,4%).

LE TENDENZE A BREVE TERMINE DEI PREZZI AL CONSUMO

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, per il mese di giugno 2012 si stima una variazione congiunturale dello 0,2% dell’indice dei prezzi al consumo. Il dato porterebbe ad un aumento del tasso tendenziale, stimato attestarsi al 3,3%, a fronte del 3,2% registrato a maggio.

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