Intervento del Presidente Sangalli alla decima edizione della Giornata "Legalità, ci piace!"

Intervento del Presidente Sangalli alla decima edizione della Giornata "Legalità, ci piace!"

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28 marzo 2023

Autorità, gentili ospiti, cari amici della Confcommercio, buongiorno.

Un saluto di benvenuto e un vivo ringraziamento al Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, che verrà poi intervistato dal Direttore del Messaggero Massimo Martinelli, e al Comandante Regionale della Guardia di Finanza dell’Emilia Romagna, Generale Ivano Maccani.

Ringraziamento particolare e profonda gratitudine al Generale Pasquale Angelosanto, che è oggi qui con noi. Una vita dedicata alle istituzioni, alla lotta alla criminalità organizzata. Alla guida dei suoi uomini, ha assicurato alla giustizia tanti nemici della collettività, tra i quali prima Carmine Alfieri, numero uno della Camorra, fino alla grande operazione per la cattura di Messina Denaro. Grazie Generale, grazie da tutti noi.

Guardate, uno degli aspetti simbolicamente più efficaci di questa Giornata della Legalità di Confcommercio, da sempre, è stato proprio l’intervento al nostro fianco, a livello nazionale e locale, di istituzioni e forze dell’ordine.

Così, oggi, la presenza del Ministro e del Generale Maccani confermano e rinnovano questa “alleanza”, senza la quale la Giornata della Legalità non avrebbe il valore che ha.

Proprio il 2023, inoltre, è un anniversario importante della Giornata della “Legalità Ci Piace!”: siamo arrivati alla decima edizione.

Permettetemi di ringraziare chi negli ultimi anni, anni peraltro particolarmente complicati, ha portato avanti con grande determinazione questa Giornata in Confcommercio, la Vice Presidente incaricata alla Legalità, Patrizia Di Dio.

Qualcuno di voi forse lo ricorderà, dieci anni fa questa iniziativa non si chiamava esattamente così.

Il titolo originale era infatti “Legalità Mi Piace!”, che “strizzava l’occhio” alla diffusione dei social che in quegli anni si identificavano quasi completamente con Facebook e il suo noto pulsante “mi piace”.

Tra l’altro anticipavamo così un tema sempre più attuale: quello delle frodi informatiche: problema sottovalutato dalle stesse imprese, soprattutto micro e piccole, ma che ha implicazioni a dir poco “virali” sul sistema economico e sul tema della privacy.

Ciò premesso, tuttavia, dopo un paio di edizioni, abbiamo lanciato una piccola ma significativa modifica sul tema della nostra Giornata: non più “mi”, ma “ci” piace.

“Legalità CI piace”.

Il senso della modifica è chiaro, ma anche molto significativo.

Siamo passati dall’io al noi perché legalità e sicurezza non sono mai un tema individuale.

Legalità e sicurezza sono per eccellenza un’istanza collettiva.

Anzi, quando vengono trattati come un tema individuale, là nascono i problemi.

Pensiamo al desiderio di “giustizia privata” al pericolosissimo senso di isolamento che tante vittime della criminalità organizzata provano quando pensano di essere soli.

Legalità e sicurezza sono invece un tema dove si misura la tenuta delle comunità e che non trovano mai soluzioni efficaci nelle solitudini.

Proprio questa Giornata di Confcommercio è fatta quindi per respingere la solitudine degli imprenditori di fronte a fenomeni che sembrano sempre più grandi di loro: contraffazione, abusivismo, estorsioni, usura e criminalità organizzata.

Agli imprenditori di tutta Italia diciamo, da dieci anni a questa parte, “non siete soli”.

Non siete soli oggi. E non siete soli mai. Noi ci siamo, “Confcommercio c’è”.

Mai come in questo caso il nostro slogan associativo, Confcommercio c’è, è stato tanto calzante.

E devo dire che mi ha fatto grande piacere vedere nei dati - che ha presentato  Mariano Bella - che la quota di “sfiduciati” su questi temi scende in modo consistente: dal 29% del 2020 al 18% di oggi.

Tanto più che gli imprenditori - come è giusto che sia - guardano alle “forze dell’ordine” e allo “Stato e amministrazioni locali” per affrontare questi temi, ma vedono anche le associazioni imprenditoriali come soggetti di riferimento.

Addirittura, alla domanda su “cosa dovrebbe fare un imprenditore trovandosi in una situazione di usura, racket ed estorsione”, oltre il 35% ha risposto “rivolgersi alla propria associazione di categoria o ad altri gruppi di imprenditori”.

È un grande segnale di fiducia. Ed è anche una grande responsabilità.

E dico respons-abilità nel senso più letterale di questo termine; respons-abilità e cioè la nostra abilità, la nostra capacità di dare risposte efficaci.

Quindi mettere in campo iniziative concrete in grado di accompagnare gli imprenditori sia in una fase di “prevenzione”, sia in una fase di “riabilitazione”, sociale, psicologica ed economica delle vittime della criminalità.

Questi due passaggi - prevenzione e riabilitazione - sono certamente le due fasi dove organizzazioni come le nostre possono fare il lavoro più incisivo.

Anche perché se è vero che tra gli imprenditori cresce l’impressione di non essere soli, è pur vero che per un’impresa su dieci del nostro terziario di mercato i livelli di sicurezza rispetto all’anno scorso sono notevolmente peggiorati.

È preoccupante poi ritrovarci qui anche quest’anno ad osservare che, tra le diverse categorie di criminalità che colpiscono i nostri settori, è l’usura ad essere il fenomeno illegale percepito ancora in maggior aumento dagli imprenditori.

Sia chiaro: non c’è un fenomeno criminale “preferibile” ad un altro.

Basti pensare alle implicazioni violente delle rapine o ai danni enormi in termini economici e di reputazione che provocano contraffazione e abusivismo.

Tuttavia, è evidente come proprio l’usura sia un fenomeno insidioso e particolarmente doloroso, che - più di altri - rischia di essere circondata da un silenzio assordante, dalla difficoltà di denunciare e dall’incapacità di uscirne con le proprie forze.

I fenomeni criminali, in particolare quelli come l’usura, si nutrono delle crisi, personali e sociali.

Gli strascichi dell’emergenza pandemica, la crisi dei costi energetici, l’inflazione, il ribaltamento dei mercati finanziari, rappresentano un vero e proprio detonatore dell’usura.

Anche per questo, quando chiediamo moratorie, fiscali e creditizie, non chiediamo “salvagenti” per le imprese, ma strumenti che possono essere decisivi per non appigliarsi altrove, sulla “pinna” della criminalità organizzata.

Certo, noi l’abbiamo sempre detto e lo ripetiamo oggi: denunciare si deve, si può e conviene.

Si deve, perché è un dovere civile.

Si può, perché è una scelta di cui ciascuno è responsabile.

Ma anche conviene perché il costo complessivo dell’illegalità per commercio e pubblici esercizi è di 24 miliardi di euro sul fatturato.

E guardate, sono perdite subite dal settore regolare, a cui vanno ad aggiungersi anche i costi per le spese difensive e la cybersecurity.

Nel complesso, perciò, i nostri imprenditori hanno perso quasi 34 miliardi lo scorso anno, e sono stati messi a rischio quasi 270mila posti di lavoro regolari.

Contrastare questi fenomeni significa togliere un freno alle nostre possibilità di crescita come Paese.

Crescita economica, evidentemente.

Ma anche crescita sociale e morale. Perché combattere l’illegalità significa aprire la porta alla speranza per tanti, tantissimi imprenditori.

Mi hanno colpito, qualche giorno fa, nella giornata dedicata alle vittime delle Mafie, le parole del Presidente Sergio Mattarella in visita a Casal Di Principe, ricordando l’omicidio di Don Giuseppe Diana.

Il Presidente Mattarella ha detto:

Ricordate sempre che siete la generazione della speranza, quella a cui don Diana ha passato idealmente il testimone della legalità”.

Legalità e speranza. Speranza e legalità.

Due facce della stessa moneta: la moneta con cui ci guadagniamo il futuro

Un futuro davanti, per le nuove generazioni, ma anche per chi ha un grande passato alle spalle, come il nostro Paese.

Vi ringrazio.

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