Maroni sulle pensioni: "No al tfr come ammortizzatore sociale"
Maroni sulle pensioni: "No al tfr come ammortizzatore sociale"
Maroni sulle pensioni: "No al tfr come ammortizzatore sociale"
Il Ministro del Welfare, Roberto Maroni, alla vigilia dell'incontro di lunedì con i sindacati smentisce l'ipotesi di utilizzare il tfr per finanziare gli ammortizzatori sociali. "Non è scritto in nessun documento del ministero – ha detto Maroni -di utilizzare il tfr come ammortizzatore sociale. Sarebbe come un prelievo fiscale". "La delega –continua il Ministro- prevede di destinare una quota maggioritaria del tfr per i fondi pensioni, mentre sulla parte restante decideranno le parti sociali".
Il Ministro ha ricordato che l'obiettivo della riforma delle pensioni "non è quello di fare cassa, ma di far decollare la previdenza integrativa".
Per raggiungere questo risultato secondo Maroni il tfr non può bastare: "E' un mezzo forte, ma non basta. Occorre il consenso delle imprese, che devono, anzi, spingere i lavoratori a utilizzare il tfr per i fondi". La riforma del tfr per le imprese "dovrà essere neutrale, per questo - spiega Maroni - sono previsti strumenti compensativi sia di natura fiscale che contributiva. L'ipotesi è di diminuire i contributi sul costo del lavoro". Interventi compensativi riguarderanno anche "le facilitazioni di accesso al credito, che dovrà avvenire allo stesso costo del tfr per la quota di trattamento di fine rapporto che è s tato loro sottratta. Le aziende devono essere messe in grado rinunciare al tfr e finanziarsi senza costi aggiuntivi o oneri indotti".
Maroni si è poi soffermato su un altro tema "scottante", il limite d'età per andare in pensione. "Non ci sarà alcun limite – ha detto il Ministro – perché se si parla di liberalizzazione dell'età pensionabile non ci devono essere tetti". Maroni ha chiarito che "si può restare al lavoro anche fino a 85 anni, se vi è l'accordo con il datore di lavoro".
Resta comunque la possibilità di andare in pensione di anzianità con le regole della legge Dini e, come ha precisato il Ministro, "senza penalizzazioni ". "Infatti, non intendiamo modificare l'attuale sistema previdenziale, ma incentivare a restare - sottolinea Maroni - senza alcuna penalizzazione per chi preferisce lasciare il lavoro".
L'incentivo è di carattere contributivo, "i lavoratori e le aziende non dovranno versare i contributi che sono pari al 33%. Cosa fare di questa parte di reddito – ha detto il Ministro del Welfare - lo decideranno le parti sociali. Potrà andare in busta paga, oppure ad un fondo integrativo". Il lavoratore che resta avrà comunque la "certezza dei diritti acquisiti" e potrà andare in pensione quando vorrà.