Ruote d'Italia: "Sulle fonti energetiche non ci facciamo turlupinare"

Ruote d'Italia: "Sulle fonti energetiche non ci facciamo turlupinare"

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31 ottobre 2023

Prosegue l’iniziativa che la Fai nazionale, d’intesa con le proprie realtà territoriali, sta portando avanti per rafforzare il rapporto con le imprese del settore. Sabato 28 ottobre, la Fai di Milano ha, nel corso di una assemblea partecipata, celebrato i 60anni dalla sua costituzione ma soprattutto ha inteso affrontare il tema dominante di questi tempi: le iniziative per abbattere le emissioni climalteranti. Una tavola rotonda con personaggi ed esperti di livello ha affrontato il tanto discusso argomento. Un elemento, anche in questa occasione, è emerso in tutta la sua evidenza: la Fai non è contraria ad iniziative che producano benefici all’ambiente, riducendo i fattori inquinanti. Per non prendere in giro la categoria chiede solo che le proposte siano compatibili con l’economia ed i conseguenti fattori sociali, ma soprattutto realistiche. La strada esiste ed è una sola: Neutralità tecnologica. Valore questo che è stato sostenuto anche da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, presente ai lavori, oltre agli esperti intervenuti. Purtroppo, viviamo un grande bluff sul tema delle emissioni climalteranti. Il tentativo non si placa ed a tutti i livelli, iniziando dal Parlamento Europeo, dagli ambientalisti di casa nostra e poi proseguire con esperti della climatologia che tuttavia sembrano evitare confronti scientifici con chi sostiene tesi opposte alle loro. La teoria indiscutibile è una sola: il futuro deve essere elettrico! Questa grande bufala è contestata non solo, a nome degli operatori del trasporto pesante, dalla Fai, ma anche da fior di scienziati tra i quali alcuni premi Nobel. Perché non si dà spazio anche a loro? La domanda principe, a tale riguardo, è una sola: come si genera l’elettricità? Eppure, non passa giorno senza che gli esperti dei cambiamenti climatici, supportati da demagoghi in servizio permanete effettivo, cerchino di sostenere la teoria dell’elettrico come unica fonte non inquinante. Financo le pubblicità sembrano essere tutte indirizzate a rafforzare questa astrusa tesi. Tutto ciò la Fai lo contesta e, tornando ad approfondire il grande “inganno”, vuole porre in evidenza come il dato così propagandato derivi da una narrazione fuorviante. Infatti, nella valutazione delle prestazioni ambientali delle diverse motorizzazioni, si è finora adottato l’approccio “dal serbatoio alla ruota”, ossia sono state considerate solamente le emissioni prodotte mentre il veicolo è in funzione. Questa prospettiva appare nettamente premiante nei confronti dei motori elettrici o idrogeno, ma la situazione cambierebbe se si adottasse invece l’approccio più comprensivo “dal pozzo alla ruota”, ossia se si tenessero in considerazione anche le emissioni generate per la produzione dell’energia che alimenta il motore. Appare evidente che, se ci domandassimo come si genera l’elettricità, ci troveremmo a dover trarre conclusioni diverse da quelle tipicamente proposte. L’elettricità può infatti essere trattata effettivamente come un prodotto energetico a impatto zero solo se viene ricavata da fonti rinnovabili. Tuttavia, è noto come essa venga ancora in buona parte ricavata (anche in Europa!) da fonti fossili molto inquinanti come, ad esempio, il carbone. Tenendo conto di ciò, le motorizzazioni elettriche risultano molto meno efficienti in termini ambientali di quanto sembrerebbe. Eppure, queste valutazioni vengono sottaciute. È chiaro poi che questo modo parziale di calcolare le emissioni avvantaggia, non l’ambiente, ma chi vuole imporre la conversione integrale all’elettrico. Anche in questo caso, non occorre mai dimenticare il tema dello smaltimento delle batterie, che non sarà semplice ed ininfluente sui fattori di inquinamento.

Se mettiamo in fila le questioni legate a come si produce l’energia elettrica, lo smaltimento delle batterie e il fatto che l’inquinamento non riguarda la sola Europa, emerge un quadro ben più esaustivo. Ricordiamo sempre che l’Europa partecipa per circa l’8% all’inquinamento mondiale e i trasporti per il 24%. Il sospetto che le misure propagandate servano all’arricchimento di qualche gruppo finanziario, piuttosto che a ridurre significativamente le fonti di inquinamento, sorge forte. Allora chi intende tutelare veramente i cittadini, le imprese e le forze lavoro non può tacere. Definire questa propaganda come un grande inganno non pare del tutto errato e pertanto è doveroso fare informazione e chiarezza. La Fai non lascerà nulla di intentato e domanda con forza un’operazione verità.      

Paolo Uggè                    

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