Ruote d’Italia: “si metta un freno a cooperative e associazioni fantasma”

Ruote d’Italia: “si metta un freno a cooperative e associazioni fantasma”

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28 luglio 2021

Torno sull’argomento riprendendo un articolo recentemente apparso su un quotidiano economico, relativo alla questione delle cooperative fantasma e della rappresentanza inadeguata. Nell’intervista, rilasciata dall’amministratore delegato di un’importante impresa del settore, vengono messi in luce alcuni punti critici del comparto logistico del nostro Paese e si delineano delle possibili soluzioni per scongiurare una deriva pericolosa per tutti. L’ultimo episodio verificatosi questa settimana in Veneto ce lo dimostra. L’appello ad “accendere una luce” sulle attività logistiche è arrivato, infine, anche da parte dello stesso Presidente Draghi. Conftrasporto lo chiede oramai da anni nè manca di proporre dei correttivi: colpire le false realtà che purtroppo trovano spazio nel mondo logistico, corrispondere un adeguato compenso ai prestatori d’opera, non riconoscere ad associazioni fasulle la rappresentanza che non hanno ed infine applicare le leggi.

Le norme vigenti consentono solo alle associazioni dei vettori la possibilità di concludere dei contratti senza tener conto delle regole dei costi della sicurezza. Tuttavia, chi intende svolgere un ruolo di rappresentanza deve essere in possesso dei necessari requisiti e gli organi pubblici devono verificare che tali requisiti vengano effettivamente rispettati. Purtroppo, anche in quest’ambito ha trovato spazio la regola degli “amici degli amici”: è così che una realtà associativa può sostenere di rappresentare 60 mila imprese di un settore che, in base ai dati dell’Union camere, ne conta attive poco più di undicimila. Basta avere le giuste conoscenze ed il gioco è fatto.

Il problema dell’effettività della rappresentanza riguarda anche il mondo sindacale dei lavoratori, che concorre talvolta a determinare questo stato di cose. Con coloro che utilizzano la violenza non si tratta, soprattutto se non hanno il riconoscimento dei lavoratori. Non voglio parteggiare per una sola parte della rappresentanza ma chiedo di introdurre modalità che evitino a chi organizza blocchi, talvolta violenti e senza avere la necessaria condivisione della categoria, di poterlo fare. La libertà sindacale è un valore che non può essere mai messo in discussione ma, come tutti i diritti, può essere esercitato solo a determinate condizioni. Aprire, come pare proponga qualche “illuminato” amministratore il confronto con chiunque sostenga di avere il sostegno dei lavoratori, significa indebolire la vera rappresentanza e quindi gli stessi prestatori d’opera.  È tanto tempo che il tema è sul tappeto ma ora occorre intervenire, torno a ripetere, non per limitare l’attività dei sindacati, ma per evitare che realtà che talvolta illudono i lavoratori, magari promettendo risultati insostenibili, danneggino l’obiettivo al quale il Governo e le forze sociali responsabili stanno lavorando e che è la ripresa economica.

Nell’Albo degli autotrasportatori è riconosciuta la rappresentanza di una realtà che, se verificata in modo adeguato, difficilmente potrebbe dimostrare il possesso dei requisiti indicati dalla legge. Eppure, sono state sufficienti alcuni “interventi” perché fosse accreditata. L’appello lanciato dal Ceo di una impresa logistica, che ha operato per regolarizzare una realtà che negli anni trascorsi ha subito l’intervento della magistratura, induce a sostenere che la “bonifica seria” si può fare. Il meccanismo riconduce innanzitutto al rispetto delle regole, ai controlli adeguati, al corrispettivo versato agli operatori ed ai clienti che devono corrispondere il giusto prezzo del lavoro. Pensando al principio introdotto dalla legge 32/05 della  responsabilità condivisa non dovrebbe essere così difficile operare un cambiamento che esalti le attività regolari e rispettose delle norme.  Cosa manca, dunque, perché si dia applicazione alla legge? L’impegno della pubblica amministrazione, innanzitutto, che non riesce (i motivi sono tanti, ma uno è senz’altro la carenza di personale) a garantire gli interventi necessari.

Probabilmente non tutti converranno con le mie osservazioni, soprattutto quegli “imprenditori illuminati” che applicano il motto del “divide et impera”. Tuttavia, le difficoltà che stiamo fronteggiando dovrebbero indurre a ricercare una reale forma di cogestione che veda due parti, apparentemente schierate su fronti opposte, operare per un unico vero obiettivo. Cercare quello che unisce invece di quello che produce divisioni è utile agli imprenditori, ai lavoratori ed all’economia del Paese e, non ultimo, è il principio su cui si fonda la convivenza civile.

Paolo Uggè

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