Sangalli: "le eccellenze non ci mancano, mettere al centro l'integrazione tra prodotti e servizi"
Sangalli: "le eccellenze non ci mancano, mettere al centro l'integrazione tra prodotti e servizi"
Pubblichiamo di seguito l'intervento del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in occasione dell'Assemblea annuale della Fipe.
E' con grande piacere che intervengo oggi a questo importante incontro della Fipe e ringrazio con stima e affetto l'amico e presidente, Lino Stoppani, per avermi invitato.Un appuntamento che cade in un periodo particolarmente significativo per il nostro sistema associativo. Infatti, quest'anno sia Confcommercio che Fipe hanno compiuto settant'anni. E questo deve rappresentare, e lo rappresenta, un punto di partenza e non di arrivo. Come l'Albero della Vita proprio qui all'interno dell'Expo, i nostri Settantennali - caro Lino - affondano le radici nel passato ma ci chiedono di guardare al futuro. Settant'anni che, per noi, significano sostanzialmente tre cose.
1. L'orgoglio di rappresentare una parte del Paese a volte silenziosa, ma essenziale, che oggi produce il 40% del Pil e dell'occupazione e che in questo settantennio ha cambiato gli usi e i consumi degli italiani.
2. La responsabilità di guardare sempre al futuro e di portare la voce dei nostri imprenditori alla politica, al Governo, alle Istituzioni.
3. La sfida - e l'impegno - di giocare in attacco i prossimi anni, aiutando le nostre imprese ad essere sempre un passo avanti, e di dimostrare giorno dopo giorno che siamo il terziario ma non siamo secondi a nessuno.
Abramo Lincoln diceva: "Alla fine, non sono gli anni della tua vita che contano. E' la vita nei tuoi anni che conta". E la vita di Confcommercio e di Fipe sono state e sono le imprese. Imprese che non hanno una valenza solo di carattere economico ma anche sociale. Contribuiscono, infatti, in maniera fondamentale a formare anche quella fitta trama di relazioni interpersonali che animano la vita delle nostre città, dei nostri paesi e dei nostri borghi. Laddove c'è un'attività commerciale, turistica e di servizio si creano, infatti, le condizioni di vitalità e qualità dei territori, si realizzano con più facilità opportunità di crescita per i rapporti sociali e culturali, si limita il degrado, stimolando, allo stesso tempo, la riqualificazione urbana, lo sviluppo, la legalità. Le attività, che noi rappresentiamo, sono, dunque, luoghi della socialità per definizione, dai quali passa la vita reale del Paese e dove si scandiscono i tempi della giornata dei centri abitati e dei suoi abitanti. Voi siete una realtà di punta del nostro sistema d'impresa, una delle Federazioni più grandi e che rappresenta settori di particolare importanza e rilievo per l'economia nazionale. E siete un'organizzazione, leader nella ristorazione, nell'intrattenimento e nel turismo, che sente forte la responsabilità di riflettere sulla propria missione, le proprie strategie, il proprio futuro per essere sempre al passo con i tempi, per modernizzare l'economia e la società italiana. Perché in questi anni il ruolo delle associazioni d'impresa è cambiato, e voi siete cambiati. Ed è un ruolo legato non solo alla tutela e alla rappresentanza degli interessi ma anche all'esigenza di promuovere azioni e fornire strumenti sempre più utili e concreti di sostegno all'attività quotidiana delle imprese. Dopo tanti, troppi anni, di previsioni negative e di revisioni al ribasso, oggi registriamo segnali di ripresa dell'economia. Mi riferisco, in particolare, al risveglio dei consumi, alla fiducia delle famiglie e delle imprese ai massimi, al buon andamento dell'occupazione. Tuttavia, in questa fase la prudenza è d'obbligo perché la ripresa è ancora ben lontana dall'essere robusta e diffusa. Come emerge dal rapporto Confcommercio-Censis che abbiamo presentato la settimana scorsa, oggi esistono due Italie: una che riparte, quella degli ottimisti, nella quale le famiglie tornano a spendere. L'altra è, invece, quella che ancora non ha toccato con mano la ripresa e alludo alle tante famiglie e piccole imprese, soprattutto nel Mezzogiorno, che non riescono a coprire tutte le spese con il proprio reddito e che adottano ancora comportamenti di consumo orientati alla prudenza e al risparmio. Ecco perché il Governo deve usare finalmente le forbici per tagliare, con più coraggio e determinazione, la spesa pubblica improduttiva e liberare così le risorse necessarie per una riduzione generalizzata delle aliquote Irpef. Perché fino a quando non perderemo il triste primato di una pressione fiscale tra le più alte al mondo non ci sarà vera crescita. Se il Governo ridurrà le tasse in maniera generalizzata su famiglie e imprese e la Legge di stabilità esplicherà in pieno gli effetti espansivi, nel 2016 il Pil potrebbe anche avvicinarsi a una crescita del 2%. Fino a ieri la politica economica è stata sottrazione di risorse, attraverso l'eccesso d'imposizione fiscale, oggi deve essere sottrazione di ostacoli all'attività delle imprese. Per dare adeguate risposte a chi, oggi in Italia, mantiene fortissima la voglia di fare impresa e ambisce ad una maggiore competitività dell'intero sistema-Paese. Come mette ben in luce l'incontro di oggi le eccellenze non ci mancano; abbiamo idee e progetti di grande qualità; abbiamo imprenditori che sono pronti a cogliere le opportunità che il mercato può offrire. Ma non c'è alternativa, è necessario cambiare prospettiva mettendo al centro l'integrazione tra prodotti e servizi. Il turismo è il nostro petrolio. Promuovere e supportare concretamente un'integrazione sistemica tra i settori del ricettivo, dell'accoglienza, del trasporto, dell'intermediazione, dell'enogastronomia, della cultura e dell'intrattenimento in genere, è il modo più efficace per valorizzare il nostro patrimonio di risorse e di imprese. Puntando sulla qualità dell'accoglienza, dei luoghi e dei servizi. Il nostro Paese è caratterizzato da una miriade di differenti "tradizioni alimentari", in cui il cibo rappresenta un insieme di valori materiali, estetici, culturali e sociali essenziali per il benessere delle persone e dei territori. La progressiva omologazione culturale di cui anche il cibo è oggi vittima rischia di compromettere la nostra tradizione enogastronomica e della ristorazione. I turisti che vengono in Italia devono, dunque, poter continuare a contare su una quantità e una qualità di prodotti e di formule che non hanno pari al mondo, scegliendo tra l'accoglienza di un bar o di un locale informale e quella più ricercata di un ristorante tradizionale o tipico. Con l'Expo abbiamo avuto la possibilità di portare all'attenzione del mondo la ricchezza, la molteplicità e l'unicità del nostro Paese, testimoniate anche dal tema di quest'assemblea. Dal primo di novembre, quando l'Esposizione Universale avrà chiuso i battenti, dovremo essere capaci di proseguire su questa strada promuovendo, in una logica di rete, le nostre risorse, i nostri territori, il nostro agro-alimentare, i nostri prodotti, il nostro turismo, i nostri servizi, in una sola parola il nostro sistema-Paese.