Segnali di ripresa per il turismo

Segnali di ripresa per il turismo

Nonostante un 2003 ancora in flessione, Federalberghi "vede" una situazione di recupero generalizzato. Ma il Governo deve dare una mano, con misure di natura fiscale e promozionale. Inflazione: al via un paniere specifico per gli alberghi.

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30 settembre 2003
Pantelleria, 27 settembre 2003

Segnali di ripresa per il turismo

 

“Dopo due anni nei quali abbiamo perso quasi 13 milioni di pernottamenti alberghieri e 2 milioni di passeggeri, finalmente intravediamo i primi segnali di ripresa per il settore viaggi e turismo”. Queste le parole con cui Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, e Giuseppe Bonomi, presidente di Alitalia, hanno commentato insieme i risultati dei rispettivi dati consolidati.

Ciò non toglie che  che c’è ancora molto da fare per rilanciare un settore, il turismo, che da solo produce quasi il 7% del Pil nazionale e dà lavoro a 2 milioni di persone. “Di fronte ad una situazione di recupero generalizzato del movimento di passeggeri e di turisti – ha infatti proseguito Bocca - è il Governo che deve offrire strumenti concreti. In pratica, sentiamo il bisogno di riavere un Ministero per le Politiche Turistiche, unico soggetto, oggi come oggi, in grado di poter fungere da punto di incontro delle esigenze delle Regioni e delle indicazioni dell’Unione Europea”. Da parte sua, Bonomi ha aggiunto che “per confrontarsi con un mercato altamente competitivo occorre andare verso integrazioni societarie e per far questo dare attuazione alla privatizzazione della compagnia. Stiamo facendo molto per consolidare le posizioni di mercato di Alitalia. Il nuovo piano industriale della compagnia ha proprio tra i punti cardine un rilancio sulla qualità del prodotto offerto e sull’implementazione del network, in particolare quello di lungo raggio”.

Il 2003, comunque, sarà ancora un anno in flessione, in particolare per il comparto alberghiero. I dati dell’Osservatorio Turistico-Alberghiero di Federalberghi su un campione di circa 700 imprese (vedi allegato in home page, ndr), indicano infatti una flessione di pernottamenti (circa 5mila in meno) e di presenze (-1,6% tra gennaio e settembre) rispetto al 2002.

“Ma dovremmo essere finalmente giunti alla fine del tunnel – ha detto ancora Bocca-  in quanto i segnali di una ripresa del turismo, soprattutto dall’estero, sembrano esserci tutti”. E, nonostante la situazione economica interna ed internazionale, “il rapporto qualità-prezzo del nostro sistema turistico e l’appeal naturale del Bel Paese sono senz’altro in grado di riattivare i flussi che negli ultimi due anni si erano andati prosciugando”. Anche il Governo, però, deve fare il suo, con misure di natura fiscale e promozionale. “Quelle fiscali – ha precisato Bocca - riguardano un allineamento dell’Iva per gli alberghi ai livelli dell’imposta che scontano altri Paesi dell’Ue: Francia (5,5%) e Spagna (7%). Inoltre, la detraibilità dell’Iva per il turismo congressuale aiuterebbe enormemente questo segmento del mercato, che è in grado di portare lavoro ed occupazione soprattutto nei periodi di bassa stagione”. “Le misure promozionali, invece, dovrebbero puntare ad una congruità di risorse per un riordino del nostro sistema di promozione, sufficienti per ottimizzare l’immagine dell’Italia nel mondo”.

Da parte sua, il settore alberghiero si impegnerà a contenere le tariffe per il 2004 e ad istituire un paniere specifico di riferimento per monitorare i prezzi degli alberghi e comparare il dato a quello espresso mensilmente dall’Istat.  Quest’ultima iniziativa nasce dalla volontà di “smontare” la convinzione che gli alberghi ed il turismo siano stati durante l’estate i responsabili dell’aumento del costo della vita. Federalberghi sottolinea che gli alberghi italiani devono dichiarare alle autorità competenti la tariffa massima che intenderanno applicare per l’anno successivo entro il 30 settembre di ogni anno: “è fuori discussione che le tariffe esposte possano essere in linea o al di sopra del tasso d’inflazione previsto, ma è altrettanto fuori discussione che in stagioni di crisi le tariffe massime non vengono quasi mai applicate se non in ristrettissimi periodi dell’anno. Inoltre, la rilevazione dell’Istat è effettuata solo sugli alberghi dei capoluoghi di Provincia, che non possono costituire l’unico campione per la definizione dell’aumento o meno delle tariffe di tutti gli alberghi italiani”.

Un’ultima annotazione su un mercato, quello cinese, dalle immense potenzialità. Federalberghi sottolinea che l’Unione Europea ha chiuso, al momento, la porta dei visti turistici ed è impossibile per qualsiasi Paese dell’Ue sottoscrivere accordi bilaterali.

Prima dell’avvento del Trattato di Schengen, però, la Germania avesse già consentito ai cinesi di arrivare nel proprio Paese, riconoscendo ciò che in gergo si chiama ADS (Stato di Destinazione Autorizzata). Una strada poi seguita anche da Francia e Spagna. L’Italia, di conseguenza, non solo è tagliata fuori dai flussi di turisti cinesi per il 2003 ed il 2004, ma rischia di esserlo anche per gli anni a venire.

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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