Siniscalco, l'anestesista che promette operazioni indolori

Siniscalco, l'anestesista che promette operazioni indolori

Più parla e più chiosa il Dpef da lui stesso, in tutta fretta, elaborato, più il nuovo ministro dell'economia, Siniscalco sembra assumere l'importante e delicato ruolo che, in sala operatoria, ha, in certi casi, l'anestesista che deve praticare...

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2 agosto 2004
Il punto quotidiano

… una puntura lombare in modo che il paziente, pur restando sveglio, non senta, mentre il chirurgo affonda il bisturi, alcun dolore. Un obbiettivo che, tradotto in politichese, dovrebbe voler dire realizzare quella ponderosa azione di risanamento della finanza pubblica prevista dal Dpef col consenso di tutte le parti sociali. Per ora, Siniscalco, in attesa che si attrezzi la camera operatoria e arrivino i chirurghi, sta facendo di tutto per tranquillizzare il paziente circondandolo di suadenti rassicurazioni: niente tagli che non siano condivisi, nessuna patrimoniale all’orizzonte, fiscal drag e Tfr tutto  da concordare, privatizzazioni ancora tutte da decidere, ecc.ecc. Tutto bene quindi? Per ora sì, ma il bello -si fa per dire- deve ancora venire perché, con o senza questo tipo di rassicurante anestesia, trovare, per il 2005, i 55,5 miliardi di euro necessari per raddrizzare il deficit, far scendere il debito e, nel contempo, diminuire anche la pressione fiscale appare come un’operazione assai difficile e complicata e quindi dall’esito assai incerto. Nulla si sa ancora, infatti, sul merito dei tagli “strutturali” alla spesa pubblica che il governo intende realizzare. Da qualche parte, si dovrà pure tagliare, ma riuscire ad affondare il bisturi nelle parti improduttive del sistema  pubblico non è riuscito a nessun governo nell’arco degli ultimi trent’anni. Il sottosegretario all’economia, Vegas parla, ad esempio, della necessità di “tagliare” i congrui stipendi che oggi sono appannaggio di una parte della dirigenza pubblica. Un proposito, in astratto, più che lodevole, ma sarà davvero praticabile? E poi la riduzione dell’Irap e dell’Irpef ora chiamata Ire. E’ chiaro che il governo presieduto da Berlusconi qualcosa di concreto, in questo senso, prima delle elezioni regionali del 2005, dovrà pur realizzare se vorrà mantenere le promesse fatte ai propri elettori, ma dove si potranno trovare i soldi, con una finanza pubblica oggi in pieno marasma, per compensare queste minori entrate? Tutti interrogativi che, per il momento, restano ancora senza alcuna convincente risposta.  

 

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