Sintesi della ricerca sulla contraffazione e abusivismo nel settore dell'abbigliamento e della pelletteria presentata nel corso dell'assemblea di Federpelletterie

Sintesi della ricerca sulla contraffazione e abusivismo nel settore dell'abbigliamento e della pelletteria presentata nel corso dell'assemblea di Federpelletterie

A livello mondiale, il fenomeno della contraffazione (ovvero della produzione e commercializzazione di prodotti apparentemente simili all'originale), connesso a quello dell'abusivismo, ha fatto registrare negli ultimi anni un aumento del 1200% giungendo a rappresentare il 5-7% dell'intero commercio internazionale, causando perdite sulle vendite per un ammontare di circa 155 mila miliardi di lire.

È questo il primo dato globale che emerge dalla ricerca "Contraffazione e abusivismo nel settore dell'abbigliamento e della pelletteria" realizzata dal Prof. Edoardo Sabbadin dell'Università Bocconi di Milano e presentata oggi, a Roma, dal Presidente di Federpelletterie, Paolo Meschia, nel corso dell'Assemblea della Federazione dei commercianti di pelletterie e delle valigerie.

La presenza di una forte domanda di abusivismo e di contraffazione nel nostro Paese, le difficoltà nel far rispettare le norme da parte delle forze dell'ordine preposte, la lentezza del nostro sistema giudiziario, l'estensione della criminalità organizzata, la leggerezza delle pene ed altri fattori, determinano una specificità dell'Italia nei confronti del fenomeno tale da collocarci al primo posto in Europa e al terzo nel mondo – dopo Sud Corea e Taiwan – per la produzione, la vendita e il consumo di prodotti contraffatti.

Dalla ricerca emerge che il business dell'industria del falso nel nostro Paese è stimato tra i 10.000 e i 20.000 miliardi annui e, oltre al danno derivante dalle mancate vendite, le imprese subiscono anche danni finanziari derivanti dal mancato recupero degli investimenti, dalla perdita di quote di mercato a beneficio di concorrenti e contraffattori e dalla perdita di prestigio e immagine.

I settori maggiormente colpiti

In Italia il settore maggiormente investito dalla contraffazione risulta essere quello del cine-video/foto-ottica, seguito dalla pelletteria/calzature, dal tessile casa, dal tessile abbigliamento, dal chimico casa, da quello dell'auto (ricambi, componenti), dalle bevande alcoliche e da altri.

I prodotti meno contraffatti risultano essere i giocattoli.

La provenienza dei prodotti contraffatti

Per quanto riguarda la provenienza dei falsi, il 55% dei prodotti viene fabbricato nel nostro Paese. Di questo, il 69% proviene dalle Regioni meridionali e il 31% da quelle settentrionali.

Il restante 45% proviene da Paesi esteri e, più in dettaglio, il 31% da Taiwan, Hong Kong, Thailandia, Centro e Sud America e il 14% da Paesi europei.

Le diverse forme di abusivismo commerciale: i canali di vendita della contraffazione

L'abusivismo nella distribuzione al dettaglio si presenta come un fenomeno articolato e le sue differenti forme riscontrabili in Italia sono, sinteticamente, riconducibili alle seguenti categorie:

  • venditori di strada o ambulanti abusivi;
  • privati che vendono al proprio domicilio;
  • punti vendita privi di autorizzazione;
  • artigiani che vendono prodotti non di propria produzione;
  • vendite dirette da parte di produttori industriali.

Analisi della domanda di prodotti contraffatti

Le motivazioni che inducono i consumatori ad acquistare prodotti contraffatti servendosi di canali abusivi possono essere diverse:

  • la gratificazione derivante dalla ricerca dell'affare;
  • l'impossibilità di accedere ai beni con marchi autentici (per ragioni di costo);
  • il gioco dell'acquisto e della successiva ostentazione del finto;
  • il rigetto delle marche basato sul disconoscimento dei loro valori;
  • motivazioni solidaristiche tipiche di chi acquista prodotti contraffatti per aiutare gli immigrati clandestini;
  • la componente ludica;
  • la protesta sociale.

Le strategie aziendali anti-contraffazione

Premesso che, per contrastare il fenomeno in maniera più efficace e radicale, è comunque necessaria e indispensabile un'intensificazione delle azioni a livello legislativo, giudiziario e repressivo (forze dell'ordine), le stesse aziende più soggette alla contraffazione dei propri prodotti possono perseguire alcune strategie per tentare di ostacolare la diffusione del fenomeno. In particolare:

  • strategie di comunicazione e pubbliche relazioni al fine di educare il consumatore sulle sue scelte di acquisto;
  • differenziazione del proprio prodotto, utilizzando forme, confezioni e combinazioni di colori difficilmente riproducibili;
  • innovazione continua delle linee di prodotto, in modo da ridurre il ciclo di vita dello stesso;
  • strategie preventive basate su tecnologie che aumentano le difficoltà di riproduzione;
  • investigazioni, azioni legali e sequestri;
  • attività informativa e preventiva da parte dell'impresa produttrice;
  • creazione di un'apposita unità aziendale (Security) per la tutela di informazioni e tecnologie;
  • strategie di joint-venture tra imprese per la protezione dei marchi. 

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