"Scenari internazionali e mercati finanziari per il 2009 - previsioni e strategie"

"Scenari internazionali e mercati finanziari per il 2009 - previsioni e strategie"

Roma, 3 Dicembre 2008

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3 dicembre 2008
ASSEMBLEA NAZIONALE

 

“Scenari internazionali e mercati finanziari
per il 2009 – previsioni e strategie”

 

Roma, 3 Dicembre 2008

 

Fare le considerazioni generali in un momento come quello attuale, in cui l’economia mondiale sta attraversando una fase di forte crisi, sulla cui entità e durata c’è ancora una sostanziale incertezza, è sempre difficile.

 

Tanto più difficile perché i contraccolpi di questa crisi si sono innestati su un quadro economico già caratterizzato da una domanda per consumi ferma da molto tempo e da latri elementi di criticità, sintomatici delle difficoltà del nostro sistema a recuperare gli svantaggi competitivi con il resto d’Europa.

 

Noi non siamo certo tra i più pessimisti, ma questa è una crisi profonda e strutturale, che viene da lontano e che avrà anche nel prossimo anno il segno meno sia per il PIL che per i consumi. 

 

Senza fare giri di parole, è ormai chiaro, in sostanza, che l’Italia, anche alla luce dei dati del Pil dell’ultimo trimestre, dovrà affrontare un periodo di recessione.

 

Una previsione che, proprio pochi giorni fa, è stata “certificata” anche dall’Ocse nel suo ultimo bollettino economico.

 

E se l’Italia – e questo è vero ed è un bene - ha qualche buon punto di tenuta: un sistema bancario e finanziario comparativamente più solido rispetto a quanto si registra in altre aree dell’economia globalizzata; la propensione al risparmio delle famiglie; la flessibilità tipica del suo tessuto di piccole e medie imprese; una manovra finanziaria triennale di aggiustamento dei conti pubblici, che ci ha reso più solidi e credibili di fronte all’impatto della crisi.

 

D’altra parte, è pur vero che l’Italia ha anche problemi che vengono da lontano e che siamo soliti sintetizzare sotto i titoli della crescita lenta, della competitività difficile, della produttività stagnante o declinante.

 

Uno scenario nel quale la crisi strutturale dei mercati finanziari ed il suo impatto sull’economia reale sono destinati inevitabilmente ad avere forti ripercussioni sul nostro sistema produttivo.

 

Sulle multinazionali tascabili vocate all’export e fortemente connesse agli andamenti della congiuntura su scala internazionale, così come sulle imprese che operano sul mercato interno e che si confrontano con una persistente e crescente debolezza dei consumi.

 

E, proprio sul versante dei consumi, le previsioni del nostro Ufficio Studi ci dicono che la domanda interna sarà in calo per tre anni consecutivi, -0,5% nel 2008 e nel 2009 e –0,4% nel 2010.

 

Numeri che, tradotti, significano che non ci saranno dei crolli – la cosiddetta crisi a “V” – ma che patiremo, come lo stiamo già facendo, una crisi più lunga, una crisi a “U”.

 

Come d’altronde confermano le stesse previsioni sui cosiddetti consumi di Natale.

 

Insomma, si intravede la possibilità che la fase più acuta di riduzione della domanda per consumi stia giungendo al termine. Il che non vuol dire che le prospettive dell’economia siano favorevolmente orientate ad una ripresa, ma soltanto che in futuro ci sarà una fase abbastanza lunga di assestamento dei ridotti livelli di spesa aggregata e procapite raggiunti nel corso del 2008.

 

E’ finita, dunque, l’era della crescita a debito e del primato del capitalismo finanziario sull’economia reale. E ripartire non sarà facile. Da qui discende anzitutto la necessità di risposte profonde, straordinarie ed urgenti.

 

E le risposte che sono state date con il pacchetto di misure presentato dalla Commissione Europea e dal Governo italiano la scorsa settimana, anche se vanno nella giusta direzione, possono e debbono essere migliorate.

 

Abbiamo apprezzato, infatti, la detassazione per i contratti di produttività, la revisione congiunturale speciale degli studi di settore, l’IVA di cassa e la deducibilità forfetaria dell’IRAP, la velocizzazione dei rimborsi fiscali e dei pagamenti della pubblica amministrazione, il potenziamento finanziario dei consorzi di garanzia fidi, l’accelerazione della spesa per le infrastrutture ed anche l’attenzione agli ammortizzatori sociali.

 

Certo è mancata una scelta importante come la detassazione della tredicesima, una misura che continuiamo a ritenere necessaria perché avrebbe potuto svolgere un ruolo immediato ed efficace a sostegno dei consumi e che auspichiamo, quindi, venga recuperata se non del tutto, almeno in parte nel periodo di conversione in legge del decreto.

 

Ma vi è anche la necessità – lo sottolineo – di un’adeguata valutazione dell’impatto di questa crisi in sede di studi di settore. Basti ricordare, al riguardo, che, solo nei primi nove mesi di quest’anno, si registra una riduzione netta del numero di imprese commerciali di oltre 30 mila unità.

 

Insomma, le cose da fare non mancano e il percorso per rimettere il nostro Paese sulla strada di una crescita più robusta e duratura è ancora lungo e tortuoso.

Ma è importante che in questo percorso il confronto tra Governo, Parlamento e forze sociali si sviluppi in modo continuo e strutturato, dando così un contributo importante alla coesione del Paese.

Una coesione sempre necessaria e tanto più necessaria in tempi di crisi.

 

Grazie e buon lavoro.

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