Assintel - Report 2008

Assintel - Report 2008

Roma, 2 ottobre 2008

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3 ottobre 2008
ASSEMBLEA NAZIONALE

 

ASSINTEL REPORT 2008

Roma, 2  ottobre 2008

Cari Amici, Signore e Signori,

 

ringrazio il mio amico Rapari, per il suo prezioso contributo in Confcommercio - come Consigliere e Presidente della Commissione Innovazione Tecnologica e Sviluppo delle Imprese – e per avermi invitato a partecipare alla presentazione, qui a Roma, dell’Assintel Report 2008, che anche quest’anno fornisce un’analisi dettagliata e ricca di spunti sul mercato del software e dei servizi in Italia.

 

Un mercato in continua evoluzione, e, che “tiene”  “nonostante tutto”.

 

Nonostante la crisi profonda della nostra economia che per il 2008 farà registrare il segno meno in termini di Pil.

 

Nonostante una programmazione economica e una politica di incentivazione per la ricerca e l’innovazione che per troppo tempo ha privilegiato solo le grandi imprese.

 

Nonostante la resistenza strutturale e culturale rispetto all’innovazione che sembra ancora permeare alcune “sacche” della nostra società.

 

Se questo è lo scenario di contesto, allora non possiamo non interrogarci sulle motivazioni di questa “tenuta” del mercato dell’Information Technology, sulle sue caratteristiche, e sulle strategie da perseguire.

 

Perché è certo che l’Italia sconta ancora un digital divide, ossia un differenziale nell’accesso alla tecnologia, soprattutto in termini infrastrutturali, ancora elevato sia rispetto agli altri Paesi, sia nel confronto fra le diverse aree del Paese.

 

In Italia, un dato per tutti, la banda larga ha un tasso di diffusione di 16 connessioni ogni cento abitanti, rispetto a 34 in Danimarca.

 

Un divario infrastrutturale che ci pone al ventunesimo posto nella classifica OCSE.

 

Un divario infrastrutturale che deve essere colmato e sul quale il Governo, bisogna riconoscerlo, ha iniziato a fare bene.

 

Anche nelle linee programmatiche sulla riforma della Pubblica Amministrazione e, in particolare, sulla digitalizzazione Confcommercio ha riscontrato una impostazione che risulta, nei principi, coerente con quanto sosteniamo da tempo, ossia che una parte delle funzioni amministrative possano e debbano essere delegate ai privati, attraverso l’attivazione di sinergie in convenzione con quei soggetti che sono presenti in modo capillare e diffuso sul territorio.

 

Insomma, crediamo, e lo crediamo fermamente, che le organizzazioni di categoria siano gli intermediari naturali tra Pubblica Amministrazione e imprese, specialmente laddove, come nel caso delle piccole e micro imprese, vi sia scarsa conoscenza e familiarità con gli strumenti telematici più avanzati e ridotta disponibilità di tempo per dedicarsi alle nuove prassi.

 

L’approccio non strategico all’innovazione da parte delle piccole e, in particolare, delle micro imprese è d’altronde emerso e certificato proprio dall’Assintel Report  2008 che evidenzia come queste, nonostante  costituiscano l’asse portante dell’economia del nostro Paese, coprano solo il 16% dell’intero mercato dell’Information Technology e manifestino i tassi di crescita degli investimenti più bassi.

 

E’ questo un dato di fatto che ci indica chiaramente quale debba essere la strada da seguire: più ICT per far crescere le PMI.

 

E’ una strada che deve partire da un cambiamento culturale, che attribuisca al termine innovazione una  accezione più ampia di quella finora utilizzata e la piena consapevolezza che l’innovazione deve essere il motore che permea tutti, e ribadisco tutti, i settori produttivi.

 

Perché non è più pensabile che il terziario di mercato, le imprese del commercio, del turismo, dei servizi alla persona, che producono ormai il 40% del Pil e dell’occupazione non siano inseriti a pieno titolo  nei principali interventi di sviluppo e innovazione.

 

Cito un esempio per tutti: le modalità attuative del Fondo per l’Innovazione Tecnologica sono state recentemente adeguate in base alle nuove disposizioni comunitarie, e quello che può essere uno strumento potenzialmente utilizzabile da alcuni dei nostri settori lascia paradossalmente fuori l’intero comparto del commercio e del turismo.

 

Bisogna, quindi, correggere la rotta perché l’innovazione e il pieno accesso all’Information Technology è una esigenza del nostro sistema imprenditoriale.

 

E come aveva profetizzato Umberto Eco già nel 1995, è necessario che si raggiunga - aggiungo io alle parole di Eco, anche nel sistema imprenditoriale -  quella che Eco definì “democrazia elettronica”, ossia il passaggio da un utilizzo elitario dei mezzi telematici e interattivi a quello di massa.

 

Perché solo così si creerà quella compiuta democrazia economica di cui ha bisogno il nostro Paese.

 

Grazie.

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