BILLÈ: "ORA SUI CONTI SI PARLA CHIARO, RIDURRE GLI SPRECHI"

BILLÈ: "ORA SUI CONTI SI PARLA CHIARO, RIDURRE GLI SPRECHI"

In un'intervista al "Corriere della Sera", il presidente di Confcommercio si dice contento della fine della stagione del "tutto va bene madama la marchesa". "Se la gente non torna a spendere, non ci saranno santi che potranno salvare le nostre imprese".

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26 luglio 2004
Billè: ora sui conti si parla chiaro, ridurre gli sprechi

Billè: ora sui conti si parla chiaro, ridurre gli sprechi

 

Gli italiani spendono meno. I consumi a maggio hanno registrato il maggior calo degli ultimi dieci anni. Perché? «Non mi sorprende - risponde Sergio Billè, presidente di Confcommercio -: la crisi economica sta deprimendo il potere d'acquisto e intaccando ormai i tessuti vitali del Paese». E' solo un problema di risorse? «E' anche questione di fiducia: gli italiani non si fanno più illusioni, si chiudono in casa e mettono i soldi sotto il materasso». Non sarà che l'aumento dei prezzi, seguito all'introduzione dell'euro, ha freddato i consumatori? «Tutta la distribuzione ha ormai superato lo choc dell'euro. Lo scalino dei prezzi c'è stato in tutta Europa, ce ne siamo assunti la responsabilità. Anche se forse si è tenuto poco conto del fatto che i commercianti stessero a loro volta pagando servizi più cari». Forse andrebbe rivisto anche il sistema delle vendite, estendendo i saldi a tutto l'anno o allungando l'orario di apertura. «Bisogna cambiare seguendo le richieste del consumatore ma tenendo d'occhio anche il livello dei costi». Avete appena concluso un contratto che i costi li comprime grazie alla flessibilità introdotta dalla legge Biagi. «Una flessibilità necessaria su cui alla fine anche i sindacati hanno concordato». Domani discuterete con il governo del Dpef. Cosa direte? «Intanto che siamo contenti che si sia conclusa finalmente la stagione delle bubbole mediatiche e del "tutto va bene madama la marchesa"». Allude allo stato dei conti? «C'è qualcuno che davvero può convincerci che questa montagna di debiti sia spuntata fuori nell'arco di una notte?». Ce l'ha con Tremonti? «Dico che Berlusconi ha fatto bene a fare questo brusco giro di boa. Meglio dire la verità tutta intera, tanto gli italiani alla riduzione delle tasse non credono più, come ha dimostrato l'ultimo risultato elettorale. Adesso però vogliamo vedere cosa c'è sotto questa ritrovata austerità». Che si aspetta? «Mi auguro che l'obiettivo sia quello di liberalizzare risorse per rimettere in moto l'economia». Con quali priorità? «Prima di tutto negli interessi della gente. Basta con il gioco delle tre carte della manovra dei 7,5 miliardi che si è tradotta in nuove tasse per le famiglie e le imprese. D'ora in poi per accendere un credito pagheranno tutti interessi maggiori». Intanto il Dpef rinvia il grosso della diminuzione dell'Irpef al prossimo anno. «L'ho già detto: il governo abbia il coraggio di mettere i buoi davanti al carro. Tagliare la spesa si può, partendo ad esempio dagli sprechi della pubblica amministrazione. Se la gente non torna a spendere, non ci saranno santi in paradiso che potranno salvare le nostre imprese». Per le imprese non basta la riduzione dell'Irap? «No, se è rivolta solo a quelle che fanno innovazione». E se il governo non seguirà le vostre indicazioni? «Intanto vediamo le carte. Niente cambiali in bianco. Poi se non saremo soddisfatti sarà guerra frontale a suon di mobilitazioni. Da settembre». Che significato dà al documento sul Dpef concordato con tutte le associazioni imprenditoriali? «E' solo un preambolo. Ci auguriamo che a questo segua da parte delle rappresentanze imprenditoriali una certa trasparenza negli obiettivi e nelle strategie e un'apertura del confronto con i sindacati».

 

Antonella Baccaro

 

Corriere della Sera, 25 luglio 2004

 

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