Billè: "per le pmi Basilea 2 è un rischio reale"

Billè: "per le pmi Basilea 2 è un rischio reale"

Intervenendo alla XXXVII giornata del Credito il presidente di Confcommercio ha sottolineato che "gli indirizzi vanno armonizzati con le esigenze peculiari del nostro sistema, in gran parte fondato sulle attività di centinaia di migliaia di pmi".

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3 marzo 2004
Bille: per le pmi Basilea 2 è “un rischio reale”

Bille: per le pmi Basilea 2 è “un rischio reale”

 

“Basilea 2 si inserisce in una realtà che fino ad ora ha mostrato il rischio di un effetto

moltiplicativo dei fattori di criticità. Permangono forti perplessità sull’adozione generalizzata dei modelli di rating ai quali possono sfuggire gli elementi qualitativi che

sono fondamentali per l’erogazione del credito alle pmi. Per questo gli indirizzi fissati vanno attentamente valutati e soprattutto armonizzati con le esigenze peculiari del nostro sistema, in gran parte fondato sulle attività di centinaia di migliaia di pmi”.

Intervenendo ad un convegno nell’ambito della XXXVII giornata del Credito il presidente di Confcommercio, Sergio Billè, ha sottolineato che se è vero “che ogni banca deve essere libera di adottare i propri modelli di rating non credo che possiamo permetterci il lusso di introdurre in Italia i criteri di Basilea 2 senza un’attenta verifica, una sperimentazione il più possibile trasparente e un’analisi della sua portabilità nel nostro sistema”. A questo riguardo Billè ha affermato che la Banca d’Italia non si deve limitare “ad un ruolo di controllo solo formale dei modelli di rating ma deve invece definire istruzioni di vigilanza che siano coerenti con le esigenze della nostra realtà territoriale”. Secondo il presidente di Confcommercio, infatti, “il processo di de-industrializzazione in atto in Italia anche se arginato, appare ormai in buona parte irreversibile e comporta una riflessione sul ruolo che nella nuova realtà del Paese dovrà avere anche il sistema

creditizio e credo che di questo problema il mondo bancario oggi sia perfettamente consapevole”.

Billè ha poi fatto una e puntuale analisi della distribuzione degli impieghi bancari. “Il 50% - ha detto – si concentra su classi di affidamento che vanno oltre i 5 milioni di euro e, dato ancora più rilevante, oltre un terzo di questi impieghi si concentra su poco di 4mila soggetti i quali dispongono singolarmente di linee di credito che superano i 25 milioni di euro”. Inoltre, “nella classe di affidamenti accordati da 75mila a 125mila euro le garanzie

reali richieste sono pari all’81% degli affidamenti utilizzati, mentre nella classe dei cosiddetti 'grandi siti', quelli che vanno oltre i 25milioni di euro, la percentuale

delle garanzie reali acquisite dalle banche non supera il 14%”. Anche che la durata dei finanziamenti “è lontana dai parametri del resto dell’Europa e mentre la quota

dei prestiti di durata superiore ai 5 anni supera nel resto d’Europa il 50%, in Italia è inferiore al 30%”.

Il presidente di Confcommercio ha chiesto quindi “una rotazione di almeno 30-40 gradi

della nostra politica del credito, se vogliamo che sia di vero supporto alle pmi”. Bisogna inoltre cominciare a fare i conti “con il peggioramento delle quote di mercato dei prodotti italiani nel commercio internazionale” e con “i nodi strutturali” che condizionano negativamente lo sviluppo della nostra economia. In ultimo, Billè ha rilevato che

“le concentrazioni bancarie hanno di fatto allontanato icentri decisionali della banca dal suo territorio di riferimento e di conseguenza hanno inciso sulla capacità da parte delle strutture bancarie di valutare le componenti immateriali e interpersonali per l’erogazione del credito”.

 

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