Dumping contrattuale, “no alla pirateria sui contratti di lavoro”

Dumping contrattuale, “no alla pirateria sui contratti di lavoro”

Fipe-Confcommercio si schiera a difesa del lavoro di qualità e di un’equa retribuzione.
Stoppani: “i contratti nazionali sottoscritti dalla vera rappresentanza sono un presidio di legalità”.

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18 luglio 2022

“Dire basta al dumping contrattuale significa dire basta alla concorrenza sleale a danno di imprese e lavoratori. Per porre fine a questo fenomeno, i Contratti nazionali di lavoro delle organizzazioni più rappresentative devono costituire il riferimento per determinare le migliori condizioni di lavoro all’interno dei settori economici, contrastando la proliferazione dei Contratti sottoscritti con il criterio della sottrazione, che tolgono dignità al lavoro e impediscono la crescita delle competenze”. Così Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio, nel suo intervento al convegno “Dumping contrattuale: il caso dei Pubblici esercizi”, tenutosi il 18 luglio scorso a Roma nella sede del Cnel, il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, che ha tra le sue competenze anche il presidio sugli assetti normativi e retributivi della contrattazione collettiva. L’incontro è stato promosso dalla Fipe per evidenziare le distorsioni e le criticità presenti nel mercato del lavoro, che producono concorrenza sleale e mettono a rischio le competenze necessarie per un settore cruciale per il Paese come quello della ristorazione.

Secondo un’indagine effettuata in collaborazione con Adapt (vedi allegato in pdf, ndr), infatti, sono marcate le differenze tra diversi contratti di settore. Se il contratto nazionale siglato nel 2018 da Fipe-Confcommercio, utilizzato dalla stragrande maggioranza delle imprese e dei lavoratori prevede per un cameriere di sala una retribuzione minima di circa 1.500 euro al mese lordi per 8 ore, il secondo contratto censito per numero di lavoratori coinvolti, circa 11mila, si ferma a 1.300 euro mensili. Non solo: la durata media del periodo di prova per un cameriere con contratto Fipe è di 30 giorni, mentre in altri casi si arriva addirittura a 140 giorni. Discorso analogo per quanto riguarda gli straordinari: il contratto Fipe-Confcommercio prevede una maggiorazione del 30%, mentre altri Contratti si fermano al 15%.

“Queste distorsioni, economiche e normative – ha sottolineato Stoppani – generano fenomeni dannosi di concorrenza sleale tra le imprese e non premiano la professionalità che i migliori imprenditori del settore, giustamente, ricercano e favoriscono, anche favorendo motivazioni e prospettive professionali”.

 

Adapt: con un contratto non Fipe fino a 300euro di salario in meno

In Italia lo stipendio minimo di un cameriere va da un massimo di 1.562 euro al mese a un minimo di 1.265 euro, ovvero una differenza di quasi 300 euro mensili a seconda del contratto applicato. Pur svolgendo lo stesso ruolo all'interno dello stesso settore, guadagnerà dunque  di più o di meno in base al Ccnl con cui viene assunto. Una situazione figlia della proliferazione dei contratti all'interno dello stesso settore. Secondo la ricerca Adapt, i Ccnl sottoscritti da Fidap, Sistema Impresa, Cifa e Confip mostrano una differenza retributiva mensile rispettivamente di 88,69 euro, 108,41 euro, 114,93 euro e 128,11 euro rispetto al contratto Fipe. Le differenze maggiori si riscontrano con i Ccnl Anpit, Fapi ed Esaarco con rispettivamente 274,20 euro, 297,10 euro e 222,13 euro di risparmio retributivo mensile per le imprese che applicano questi contratti.

"C'è pirateria quando lo scopo del contratto è deliberatamente di godere dei vantaggi del contratto collettivo nazionale – ha spiegato Emmanuele Massagli, presidente di Adapt facendo  concorrenza sui costi di lavoro ma anche sul peggioramento del  trattamento normativo. I contratti alternativi a quelli della Fipe possono determinare un risparmio per l'impresa che li applica dal 20-25% fino al 40%".

 

Nisini: “rafforzare le barriere  giuridiche a protezione del mercato del lavoro"

È necessario “rafforzare la contrattazione collettiva e intervenire con una legge sulla rappresentanza". Lo afferma Tiziana Nisini, sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, in una lettera inviata al convegno organizzato dalla Fipe al Cnel. Il dumping contrattuale, molto esteso nel terziario, "oltre a introdurre concorrenza sleale tra le imprese, ricade direttamente sulla pelle dei lavoratori ed è un elemento che comprime la dinamica salariale, diffonde cattiva occupazione, colpisce le buste paga e rende le persone più povere". Per limitare o eliminare in via definitiva questa anomalia "è compito del legislatore rafforzare le barriere  giuridiche poste a protezione del mercato del lavoro", conclude Misini.

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