I giovani credono nell'Europa, ma chiedono più attenzone

I giovani credono nell'Europa, ma chiedono più attenzone

A Lecco si è chiuso il Forum dei giovani imprenditori di Confcommercio. Secondo il sondaggio "I giovani, un voto per l'Europa", due "under 40" su tre credono molto o abbastanza nell'Unione, ma il 60% pensa che non faccia abbastanza per loro.

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8 maggio 2004
I giovani italiani credono nell’Europa, ma chiedono più attenzione

I giovani italiani credono nell’Europa, ma chiedono più attenzione

 

Con la tavola rotonda che ha visto la parrtecipazione del presidente di Confcommercio Sergio Billé, del ministro della Giustizia Roberto Castelli, del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Roberto Maroni, del ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Lucio Stanca e di Tiziano Treu, membro della Commissione Lavoro del Senato, si è chiuso a Lecco il Forum organizzato dal Gruppo nazionale dei giovani imprenditori di Confcommercio.

Nella prima giornata sono stati presentati i risultati del sondaggio “I giovani: un voto per l’Europa”, commissionato all’Istituto Piepoli dal Gruppo nazionale dei giovani imprenditori di Confcommercio. Ebbene: i giovani italiani (18 milioni, pari al 38% della popolazione con diritto di voto) hanno un atteggiamento ambivalente nei confronti dell’Europa: da un lato due “under 40” su tre credono “molto” o “abbastanza” nell’Unione Europea e il sentimento maggiore che esprimono, nei confronti della stessa, è quello della “speranza” (58%); dall’altro finora non si ha l’impressione che l’Unione Europea abbia fatto abbastanza per i giovani. Anzi, in circa il 60% dei casi il giudizio da questo punto di vista è negativo. Inoltre, un giovane su due ritiene che almeno qualche altro Paese europeo abbia fatto di più per i giovani di quanto fatto dall’Italia.

Vivere in Italia, comunque, rappresenta un vantaggio in almeno quattro aspetti: gli intervistati indicano la qualità della vita (saldo +26%), la tecnologia (+25%) e l’innovazione (+19%), quanto meno come predisposizione culturale, nonché la formazione professionale (+7%). Su quest’ultimo aspetto, dal sondaggio sembra emergere la convinzione della superiorità di alcuni livelli della scuola italiana, come ad esempio i licei. Ma non mancano gli svantaggi: in primo luogo il livello delle retribuzioni (saldo -33%), seguito dalla facilità di accesso al mondo del lavoro (-22%), dalla flessibilità del lavoro (-15%), e dalle agevolazioni per l’accesso al credito (-10%). In ogni caso, se avessero la possibilità di scegliere in quale nazione dell’Unione Europea rinascere, ben un terzo dei giovani e un quarto degli imprenditori sceglierebbe proprio l’Italia.

Quanto al giudizio sulla classe politica italiana, ben l’80% degli intervistati dichiara di avere un’opinione negativa. Tanto che se avessero la bacchetta magica, i giovani cambierebbero prima di ogni altra cosa nel sistema Italia proprio la classe politica (35% tra i giovani, con una punta del 43% tra i giovani imprenditori), seguita dalla burocrazia e dalla “testa degli italiani”.

Gli “under 40” d’Italia, infine, sono attratti dall’idea di “mettersi in proprio” prima o poi, soprattutto i maschi (47%), anche se di fatto hanno dovuto optare nel 64% dei casi per un lavoro da dipendenti nonostante nel 52% dei casi, preferiscano, a livello di sogno, un lavoro autonomo. Gli ostacoli maggiori che incontrano o che pensano di incontrare sono gli alti costi di finanziamento (35%) e le difficoltà di accesso al credito (30%). I giovani imprenditori, invece, puntano il dito soprattutto sull’eccessivo prelievo fiscale (32%).

 

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